Ambientazione medievale (siamo nel XVI secolo) in una città lagunare (Venezia) che sembra calata nella buia zona (il)logica dell'ignoranza. Un bel pellegrino, di passaggio in città, passa da un letto all'altro: in entrambi i casi si tratta di donne, l'una ricca e vedova, l'altra (in)felicemente coniugata. Ispirato ad un romanzo (tutt'ora in cerca d'Autore) ch'era intriso di commedia e allegria, nelle mani di Bolognini resta puramente erotico (e vagamente drammatico) girato, però, con classe al punto di (ri)splendere per le presenze femminili.
Mediocre pellicola erotica/drammatica che si dimentica in gran fretta. "Merito", si fa per dire, di un copione che mischia i suoi ingredienti in maniera non proprio precisa, di personaggi privi di spessore e di una regia anonima di Bolognini, che ha fatto di meglio in vita sua. Del cast si ricordano, più per la loro avvenenza che per altro, le due protagoniste. Jason Connery invece non vale un grammo del padre.
Tratto da una commedia di un anonimo del '500, il film di Mauro Bolognini ne cambia totalmente la natura convertendola in una pellicola drammatica ed erotica e lasciando per strada il carattere allegro-boccaccesco. Ne deriva un film dimenticabile ed inutile, simile a molti altri e privo di personaggi di spessore e di interesse per lo spettatore. Attrici avvenenti e personaggio maschile insulso.
Due dame veneziane si contendono i favori di un prestante forestiero. Girato con un certo gusto, il film non ha grandi motivi d'interesse se non le belle protagoniste, con la Antonelli in vantaggio sul mio personalissimo cartellino. I personaggi di contorno (tra cui un Amendola gondoliere) sono cartolineschi. Il protagonista maschile, figlio di Sean Connery, mette in crisi tutte le convinzioni scientifiche in materia di trasmissione genetica dei caratteri: in altri termini, è un cane.
Sulla carta c'è tutto: regista esperto e talentuoso, location veneziane incantevoli, soggetto direttamente dall'epoca dei Dogi, due bellezze indiscutibili (Antonelli e Guerritore). Cosa non funziona? Al netto del pessimo Jason Connery, l'insieme è un po' tedioso, i personaggi non appassionano, Bolognini mette il pilota automatico e insomma non c'è nulla da ricordare se si arriva in fondo. Clelia Rondinella, fresca florida e un po' ingenua, ruba la scena per un attimo alle più mature protagoniste.
Purtroppo è chiaro che Bolognini (spesso regista più che dignitoso) abbia avuto come unico intento, nel trasporre in immagini un testo anonimo del Cinquecento, quello di sfruttare le procaci bellezze muliebri che animano il film. Tratte le debite conseguenze non meraviglia che il risultato sia davvero deludente e trascurabile. Inadeguate alcune scelte del cast (Amendola su tutti).
Pellicola piuttosto deludente, non fosse per la splendida fotografia di una Venezia rinascimentale, ricca di sfarzosi costumi e palazzi. Il bel forestiero Jason Connery non vale certo il famoso padre e anche il romano Amendola sembra un po' fuori luogo nel ruolo del gondoliere. Meno male che ci cono le protagoniste femminili (tra le quali svetta una molto svestita Laura Antonelli).
Film abbastanza insignificante, ma soprattutto deludente, vista la partecipazione di cotante attrici impegnate in una produzione prettamente erotica. Purtroppo il versante più trasgressivo decade subito sotto i colpi di infelicissimi dialoghi, che suscitano quasi incredulità nello spettatore fino al punto di distrarlo dalle grazie della Antonelli ancora in splendida forma. Amendola sembra decisamente fuori luogo, ed anche la location veneziana mi pare sfruttata molto male. Insomma, assolutamente da evitare...
MEMORABILE: L'amante della Antonelli si rivolge ai prosperosi seni della protagonista definendoli "tettine"...
Ecco quella che definirei una pellicola insensata. Non trovo altri aggettivi per questa roba: trama semplice scritta forse in tre righe, attori maschili inguardabili (un pessimo Amendola e un insapido Connery jr ben lontano dal senior). Negli abissi della noia. Giustamente dimenticato.
Una tra le soundtrack più celestiali e raffinate di Morricone al servizio di un film che ha dalla sua un'efficace ricostruzione della Venezia del '500, che vede il fuoco ardere sotto le ceneri delle apparenze. Due signore si contendono un bel forestiero (l'attore interpretato dal figlio di Sean Connery) che scatena in entrambe voluttuosità e libidine solo con il suo arrivo in città. Il regista avrebbe dovuto osare maggiormente e forse la pellicola non trasmetterebbe quel senso d'incompiuto che invece si avverte a fine visione. Smanioso.
Cronaca boccaccesca di una notte amorosa a Venezia di uno straniero diviso tra una vedova inconsolabile e una moglie adultera. La trama è tutta qui, per cui si raccomanda alla ricca e raffinata fotografia di Giuseppe Lanci e alla competenza registica di Bolognini, molto sicura nel dirigere gli attori. Nel suo generoso nudo integrale, la Rondinella surclassa le più blasonate colleghe antonelli e Guerritore, e, insieme al piccolo ruolo della Belle, è il segno della produzione Ciro Ippolito. La Noci servetta complice, Amendola allegro ruffiano.
MEMORABILE: Scult: la Antonelli che contempla Jason Connery orinare dal ponte; le ascelle non depilate della Guerritore.
Opera letteraria di notevole rilievo nella letteratura teatrale veneziana del 500 brutalmente privata di significato da un regista che ha saputo in anni passati girare film degni di nota. Terribilmente "recitato", un film ambientato a Venezia in cui a parlare con accento locale sono pochissimi generici, si avvale di un ottimo direttore della fotografia e di un Morricone in gran forma, ma che nulla possono per sollevare un'opera fatta di dialoghi risibili e priva di un impianto decente. Spreco.
La produzione si mette d'impegno per portare sullo schermo un testo anonimo del XVI secolo. Morricone per la musica, Venezia (ma non si poteva far diversamente) per la location, attrici degne non solo per il loro fisico, bei costumi e un regista non ultimo arrivato. Meno bene invece per il comparto maschile. Il prodotto uscito non risponde alle aspettative; in parte per una trasposizione dei dialoghi dilettantesca, per protagonisti maschili, come già detto, non adatti e per una regia non eccelsa che non valorizza le scene di sesso.
Bolognini cede alle tentazioni erotiche ottantiane, attinge da un classico di autore anonimo del '500 (a quanto pare lo stravolge, deprivandolo di sprezzatura e leggerezza) e con immagini da pittura veneziana coeva (al testo di cui sopra) tenta di fare scintille sensuali. Non ci riesce: ci consegna un oggetto non imperdibile, anzi inutile. Il diavolo è nei dettagli? Anche (si scrutino gli amplessi). Tutto si riduce a un mezzo ambaradan insipido che naufraga (o si impantana) in se stesso. Mezzo pallino in più per la musica di Morricone (!).
Il titolo ideale sarebbe Le venexiane: due donne di classe si contendono i favori di un forestiero. Curato nelle scenografie e nei costumi, beneficia delle belle musiche di Morricone. L'approccio è spiritoso con tratti goliardici e l'erotismo non cade nel cattivo gusto. Laura Antonelli vince il confronto con Monica Guerritore: mostra ancora il suo fresco splendore a 44 anni, anche se poco dopo sarebbe iniziato il suo declino. Viene molto sbandierata la parola "amore" senza che ci sia nulla di veramente romantico.
Patinata pellicola erotica di Bolognini che ambienta tra le calli di Venezia i desideri di due procaci donne attirate da un giovane forestiero. Ricostruzioni e costumi di notevole realizzazione; purtroppo è il resto a latitare, con uno sviluppo narrativo alquanto deludente nonostante qualche nudo fugace. Certo Amendola gondoliere è un azzardo... meglio soffermarsi sull'Antonelli.
Nella Venezia dei dogi due donne di alto rango, la Antonelli vedova e la Guerritore adultera, si contendono i favori di un bel forestiero che in una sola notte placherà le libidini dell'una e dell'altra. Brutto? Può darsi. Ma la confezione è di gran lusso e il film si lascia apprezzare anche per questo: raffinata la fotografia di Lanci, sontuosi i costumi e le ambientazioni, celestiale la colonna sonora di Morricone. Inspiegabile la presenza di Claudio Amendola nei panni dei gondoliere/ruffiano.
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Prodotto da Ciro Ippolito*, che proprio grazie a questo film cominciò il sodalizio sentimentale con la Antonelli (Laura, n.d.r.).
ibidem
* Per i meno esperti:
Ciro Ippolito è un noto attore/sceneggiatore/produttore e regista napoletano, particolarmente noto per la regia di una manciata di pellicole bis quali Alien 2-Sulla Terra, Uccelli d'Italia e Arrapaho
Fonte: Il pelo nel mondo vol. 3 / Erotismo d'Autore / Film tra rivoluzione e melodramma, Tinto Brass, Salvatore Samperi e Joe D'Amato / a cura di Gian Luca Castoldi / Profondo rosso edizioni (pag. 126)
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Desiderio", domenica 23 settembre 1990) di La venexiana: