Alucarda, la hija de las tinieblas - Film (1978)

Una giovane orfana viene condotta in un (tetrissimo) convento, trovando come compagna di stanza una fanciulla dedita ad un culto demoniaco. La poverina subisce il fascino perverso della nuova amica e insieme compiono un rito occulto, per l'affermazione del male all'interno del sacro luogo. Pellicola dall'atmosfera macabra, con scenografia e costumi davvero ben curati, qualche nudo integrale, torture da inquisizione e sangue in buona quantità. Il finale un poco deludente e qualche ambiguità nella sceneggiatura scalfiscono solo in parte il mio giudizio.

Se si fosse costantemente tenuto all'ispirato livello delle vulcaniche esplosioni di visionarietà (Moctezuma è stato al fianco di Jodorowsky e lo si subodora eccome) che ne interrompono il tedio, urlare al capolavoro o alla perla stracult sarebbe stata azione tutt'altro che peregrina. Invece si chiosa con un sonoro sbadiglio. Resta comunque un vagamente interessante semi-rip-off psychotronico de I diavoli.

Ispirato da un interessante racconto scritto da Sheridan Le Fanu, Alucarda affronta il tema del rapporto omosessuale (tra due ragazze) ammantato da elementi distorti che ne coprono la reale natura. La possessione, il rituale demoniaco e pagano e la presenza di conventi in odor di dannazione rimandano ai temi che, più di recente, verranno affrontati da Dante Tomaselli (Desecration e Horror). Ottima la regia, così come le interpretazioni e la notevole tensione, costante e pregnante dall'inizio alla fine del film. Prodotto messicano da riscoprire.

Ottimo horror messicano, nella migliore tradizione di questo paese che sfornò un ottima risma di pellicole del terrore. Contiene molte scene forti, ben realizzate, un ottimo cast e un atmosfera d'eccezione. Da citare il prologo, il visionario e delirante finale. Da vedere assolutamente.

Copulazioni insaguinate condite da urla strazianti (soprattutto per le orecchie dello spettatore), suore che si frustrano e nudi integrali come se piovesse. Moctezuma è abile nel cavarsela anche con una vicenda davvero ridotta all'osso, giocandosela tutta sulle due brave protagoniste, dal fisico talmente asciutto che si dubita sarebbero mai state scelte per un film del genere oggi. Il resto scivola via, tra la decenza e il dimenticabile, fermandosi fortunatamente prima dei 75 minuti e non tediando eccessivamente. Finale buttato a caso.

Controverso cult mexicano, si segnala come molti altri prodotti (de)generi sudamericani per una estrema contaminazione, capace di mescolare lesbo-vampiresco, sexorcistico e pamphlet anticlericale. Moctezuma dirige con gusto pop e piglio decisamente aggressivo, quasi Kenrusselliano, che non nasconde una certa affezione per i personaggi di Alucarda e Justine (il riferimento sadiano è da ritenersi prettamente causale). Sconta qualche rozzezza stilistica e un ritmo lascamente ondivago ma testimonia una non comune autonomia intelletuale.

Justine e Alucarda sono due orfanelle che si asserviranno a satana in un rituale orgiastico molto tipico iconograficamente. Siamo alle prese con il solito canovaccio che qui si dipana disordinatamente e dove le urla indemoniate delle fanciulle si ripetono in continuazione. Alla fine sarete stremati per cotanto baccano. Da evitare con molta accuratezza.

Sesso, sangue e Satana funzionano sempre. Un filmino inconsueto, dalle belle location, abile a sfruttare le tre leve anzidette (le due candide e graziose protagoniste - specie la Romero - costruiscono un bel contrasto nel delineare l'alterità della possessione). Molto facile nei sottintesi psicologici e sociali (l'omosessualità adolescenziale, la repressione delle gerarchie et cetera) seppur provvisto di scene molto efficaci: la bara di sangue, l'ekpyrosis finale col crocefisso in fiamme. Imperfetto e pronto, quindi, per lo status di cult.

Interessante horror demoniaco che ben poco velatamente si scaglia contro il bigottismo e le chiusure mentali della religione, facendo sfigurare l'orrore trasgressivo dei seguaci del Maligno (che, anzi, si concretizza in un rapporto di sincero amore saffico) al cospetto del selvaggio sadismo di monache e preti. Non originalissimo (palesi i rimandi a I diavoli di Russell); qualche volta la povertà di mezzi si fa notare, ma certe immagini sono suggestive, la fotografia è ottima e l'esplosione di violenza nel finale è gratificante. Piccolo cult.