Il complesso di Elettra genera più mostri di qualsiasi sonno della ragione. Oltre che amici immaginari, ideali complici per mettere a tacere fantasmi del passato che vengono a chiedere riscontri palesi. Lo spunto e il suo snodo brillano per originalità, ma si ritrovano presto trivializzati e vanificati dal sovraesposto didascalismo e dall'asetticità che l'apparato televisivo impongono senza sconti. Un'ottima storia buttata alle ortiche e un'altra pelicula che, ad onta della serie cui appartiene, riesce laddove la Bonomelli fallisce.
Deludente e goffo episodio della serie spagnola, che strappa più sorrisi che brividi. D'altro canto il plot parte con pretese da "tribute movie" ma scade inevitabilmente nel demenziale. Dopo gli episodi firmati Serrador, Plaza e De La Iglesia, questo mediometraggio non fa altro che abbassare la media e rovinare la festa. Peccato.
MEMORABILE: l'improbabile abbraccio tra la bambina e Leatherface riesce a commuovere, tutto sommato.
E pensare che mi sembrava una buona idea (i mostri, che si rivelano essere meglio dei cosiddetti umani, almeno agli occhi di una bambina). Di una noia quasi mortale, dal ritmo comatoso, con l'aggravante del facile finale paraculo, che spiega tutto (non è certo la prima volta che si adotta tale escamotage; e chissà in quanti giocheranno ancora questo jolly, che al sottoscritto fa ormai più che altro cadere rovinosamente le braccia). Non c'è praticamente niente da segnalare, se non una dignitosa prova degli attori. Evitabile, soprattutto perchè non aggiunge nulla di veramente nuovo.
MEMORABILE: Il già pagliaccesco epilogo nel parcheggio del palazzo, prima della "furbatona" finale, che purtroppo subodoravo.
Bimba intelligente ed introversa, con qualche problema di rapporto con la madre (quale adolescente non ne ha?), ha per amici immaginari alcuni personaggi bizzarri, attinti dalle sue preferenze letterarie e cinematografiche. Uno di questi tipi però forse non è tanto immaginario... Episodio leggerino, che sembra tratto da un racconto della serie "piccoli brividi", dall'andamento moscio ed oltretutto penalizzato da un'epilogo a "bolla di sapone", cosa detestabile nel 99% dei casi (questo compreso). Inconsistente.
La complicata struttura narrativa è volta a procrastinare una soluzione - a conti fatti - banale e di superficie; così, la sceneggiatura, anziché infittire il mistero, finisce col dipanare soltanto la noia. L’epilogo, in questa era di "metacinema" ormai avanzato, è semplicemente puerile (se non gratuito). Il cast pur adeguato e la scrupolosa messa in scena di Urbizu, non ne risollevano lo spirito generale: rimane - senza riserve - l’esito più esiguo raggiunto dalle sei Peliculas Para No Dormir.
L'horror dovrebbe essere cosa seria o, quantomeno, riservata agli adulti. Pochi sporadici casi di pellicole caratterizzate da presenze di fanciulli hanno fatto scuola nel genere (L'esorcista). Qui Urbizu tira in ballo una bambina, via di mezzo tra Carrie e un mini-protagonista di Nightmare che evoca, mediante la fantasia Leatherface, Nosferatu e (il migliore, ma solo intravisto nel finale) un cattivo e dispettoso Jekyll. Di stampo femminile, con infelice ritratto di moglie depressa (che viaggia con scorta di preservativi!) il brutto segmento delle "Peliculas" si chiude in maniera prevedibile e di comodo.
Che questa serie non sia per nulla spaventosa, contrariamente al titolo, ormai è un fatto assodato; tuttavia la qualità delle pellicole si mantiene in genere su un livello più che discreto. È il caso anche di questo film, che oltre a farsi notare per un certo gusto dell'immagine, riesce nel non facile compito di creare una storia dai tocchi grottescamente poetici, che attraverso l'immaginazione di una bambina (brava attrice, tra l'altro) può permettersi di mettere in scena anche un inedito Leatherface (!). Peccato solo per il brutto finale.
Episodio contorto che si avvale di un pre-inizio folgorante salvo poi scadere nelle grinfie di un'adolescente inquieta che vive di visioni non sempre positive, nonostante una mamma lievemente vogliosa ma presente. Motociclista carente, è il diavolo, che si mostra nel finale familiare da presunto incubo. Bah!
Più che "para non dormir" questo episodio pare proprio fatto per addormentarlo, il povero spettatore; infatti la noia la fa da padrona e non aiuta certo a tener desta l'attenzione una storia che definire sconclusionata è poco. L'unica cosa che è sopra la sufficienza in questo prodotto televisivo è la prova degli attori, ma è ben poca cosa rispetto al vuoto totale degli altri elementi. Il finale ricorre ad un "colpo di scena" visto e stravisto e del tutto gratuito. Brutto.
Gita di piacere in un luna-park di fantasie infantili compensatrici di una realtà tutt'altro che indecifrabile o difficilmente intuibile! Brividi, nessuno, effetti speciali non entusiasmanti, ritmo lento, e si intuisce ben presto che il risveglio da quella sarabanda onirica metacinematografica sarà molto duro... semplicemente perché molto banale. Indubbiamente la regia è attenta, gli attori sensibili, ma ci voleva più coraggio per ritrarre le contorsioni della psiche adolescenziale alle prese con l'elaborazione di un trauma. Mediocre.
Pastrocchio confuso e spocchioso, che tritura una buona idea in un epilogo frettoloso e irritante. Salvo le apparizioni varie di mostri e boogeymen, ma vedere Leatherface che consola premuroso la povera bimba è un tuffo al cuore che non tolleri. Tutti i personaggi, nessuno escluso, riescono a essere fortemente antipatici: impresa ardua, ma ce l’hanno fatta.
Una bambina appassionata di film horror vive una vita "parallela" a contatto con i più sanguinari personaggi cinematografici, che la aiuteranno in alcune imprese "rocambolesche" della sua vita. Ma si tratta di pura fantasia o c'è dell'altro? Il finale a sorpresa ci rivelerà l'enigma. Originale meta-film in cui l'amore per il genere è evidente nella cura della regia e dei dettagli e nel quale gli attori sanno il fatto loro in quanto a interpretazione convincente.
Dopo una partenza enigmatica (un cadavere in galera, un cacciatore vanhelsinghiano) e un promettente setup da fantasy sull'infanzia in stile Lo spirito dell'alveare (con una ragazzina amante dell'horror che interagisce con Leatherface!), ben presto risulta chiaro dove il film voglia andare a parare, perdendosi in colpi di scena sempre più prevedibili, fino all'inevitabile twist "riordinatore" che sembra più un comodo escamotage che un gioco di metacinema. Peccato, perché la regia è convincente (la soggettiva clarkiana del killer, il buon uso dei silenzi) e il citazionismo funziona.
MEMORABILE: Il primo incontro con Leatherface; L'uccisione del professore "mammone"; La scossa letale; I mostri prendono vita (c'è pure l'Orlok di Nosferatu).
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