Bergman trasferisce la magnifica opera di Mozart in cinema e ne esce uno dei più bei film lirici, un capolavoro. La felicità intima che sprizza da qui è pari al rigore con cui il regista ha maneggiato il melodramma originario (cantato in svedese e intepretato visivamente con gusto nordico), calato all’interno di un teatro del 700 con spettatori moderni: dunque la magia dell’opera di Mozart dentro la magia del palcoscenico, a sua volta dentro la magia del cinema! Alla bravura Håkan Hagegård (papageno) aggiunge una rubizza simpatia. Che gioia!
Teatro filmato? Manco per sogno... nonostante la mia conclamata allergia per l'opera lirica, non ho potuto fare a meno di amare questo film sin dalla sua splendida ouverture. Oltre alla bellissima musica c'è un gusto semplicemente meraviglioso per il dettaglio, l'inquadratura che rompe gli schemi della rappresentazione teatrale per aprire uno squarcio di stampo squisitamente cinematografico. E come sempre in Bergman, l'uso del primo piano in funzione espressiva è di primaria importanza.
Da mozartiano convinto non posso non amare questa versione davvero splendida - e molto "nordica" - del capolavoro (1791) in due atti musicato dal mio amato Wolfgang Amadeus, su libretto di Emanuel Schikaneder. Straordinaria la realizzazione, i dettagli, il fascino del teatro unito a quello del cinema bergmaniano. Apprezzabile, infine, la scelta del regista di enfatizzare il tema dell'amore e rendere più determinato il principale personaggio femminile. Insieme a L'occhio del diavolo, è il film di Bergman che preferisco.
Un lavoro fantastico per far apprezzare la musica di Mozart; la regia non è troppo personalizzata e le inquadrature sono sempre scelte al momento giusto. I cantanti hanno inoltre una spiccatta tendenza ad essere attori oltre che cantanti, non rovinando pero l'aspetto musicale. Insomma, un perfetto connubio tra musica e regia.
L'opera di Mozart è già un capolavoro; portarla sullo schermo non è così scontato che riesca a mantenere le sue qualità, i suoi messaggi, la sua spettacolarità. Bergman riesce pienamente nell'intento e, a differenza della sua naturale esecuzione in teatro, dove si può agire solo attraverso scenografie, luci e costumi, egli aggiunge all'opera, attraverso inquadrature, primi e primissimi piani, elementi in più per far apprezzare ogni sfaccettatura del capolavoro mozartiano, riuscendo a mantenere comunque la sua natura teatrale.
MEMORABILE: La "semplicità" e simpatia dei personaggi di Papageno e Papagena mettono quasi in ombra i nobili interpreti principali.
Ribadisco semplicemente quel che ben più autorevolmente e diffusamente è stato detto riguardo alla straordinaria capacità di Bergman di catturare l'attenzione e l'ammirazione anche del neofita (se non addirittura dell'"avversario") dell'opera e della musica classica. Splendida e accattivante l'overture, con la galleria di volti in ascolto che è già una dichiarazione di intenti. Con l'umiltà dei grandi, il regista svedese si affida a Mozart uscendone magnificamente ricompensato e gratificando i suoi spettatori. Trascinante il Papageno di Hagegård.
A parte un prologo con i volti degli spettatori in teatro qualche breve inserto, la ripresa della messa in scena dell'opera lirica, operazione osannata dai critici tanto da essere annoverata tra le migliori opere del regista. Tuttavia, se il sonoro entusiasma (ma il merito è di Mozart), certe scelte suscitano perplessità dal punto di vista visivo: in particolare, l'insistenza sui primi piani dei volti dei cantanti, forse legata all'originario format tv, rischia di togliere respiro alle note, come avviene con la stupenda aria della Regina della notte. Inferiore alle attese.
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HomevideoGeppo • 9/09/09 16:54 Call center Davinotti - 4349 interventi
Grazie Renato. Segnalazione interessante!!
CuriositàFauno • 20/02/19 18:06 Contratto a progetto - 2750 interventi
Dalla collezione cartacea Fauno, il flano del film: