La città del Sole - Film (1974)

Greve e statico, inadatto ad una destinazione televisiva. Invece di soffermarsi sulla biografia del frate domenicano Tommaso Campanella (1568-1639) e sulle linee guida della sua utopia collettivista, la macchina da presa insegue sterili virtuosismi, dilungandosi con carrellate e piani-sequenza su paesaggi rocciosi, umide case di pietra, nature morte, spiagge solitarie e fermandosi ad ascoltare sciabordii d’onda e dilatati silenzi; basti solo pensare che occorrono più di trenta minuti prima di entrare in medias res e di capire di chi e che cosa si sta parlando...

Il compito era sicuramente arduo (l'opera campanelliana non si presta facilmente a riduzioni in "celluloide"), ma il risultato è troppo al di sotto delle aspettative. Il film, molto ostico e non poco noioso, non solo non riesce a ben illustrare l'utopia campanelliana ma neanche riesce a far luce sulla figura e sulla filosofia del pensatore calabrese. Così alla fine il senso di vuoto è preponderante. Resta solo qualche buon tecnicismo e qualche bella ripresa paesaggistica. Il peggior Amelio che si sia mai visto.

Un buon esercizio di tecnica con ampio uso di carrelli e inquadrature ricercate, non lo metto in dubbio, ma il ritmo estremamente dilatato e sonnacchioso lo rendono una discreta mattonata, dove i silenzi e il lunghi dialoghi dell'Inquisizione sembrano un escamotage per nascondere una mancanza di sostanza dato che si approfondisce in modo superficiale il pensiero di Tommaso Campanella. Giulio Brogi offre un'interpretazione notevole, l'atmosfera apocalittica non è male, ma l’interesse dello spettatore al film è basso.