Ho rivisto questo film erotico di Aristide Massaccesi alias Joe D'Amato, pur non essendo un estimatore del genere, e non mi è dispiaciuto, nonostante alcune scene che avevo visto sul finire degli anni 80 me le ricordassi girate meglio e soprattutto meglio interpretate.
Personalmente Jenny Tamburi non ce la vedo molto nella parte, forse era meglio invertire il ruolo con quello di Lilli Carati o Laura Gemser.
Sebastiano Somma mi ricorda Leonardo di Caprio.
Un inno al voyeurismo, tutto sommato non malvagio.
Malizie (o masochismi, sarebbe meglio dire) maschili, assorbite dal vortice illogico della scopofilia: un affermato chirurgo impone (con buone maniere) alla graziosa moglie di soggiacere ai voleri di un proprietario di bordello, per poterla vedere (nascosto dietro uno specchio-spia) in atti inzaccherati (ovviamente dal sesso). Che poi, tanto sporchi, non sono: data la prorompente fisicità della consorte. Brave (e belle) sia la Tamburi che la Carati, per un film bissato (male) pure da Brass (L'uomo che guarda). Documento di un'epoca libertina...
Poverissimo erotico su voyeurismo cronico e donne d’alto borgo prestate al lupanare. La trama, inconsistente e ripetitiva, è sovrastata da un susseguirsi di scene soft-core, nelle quali è riconoscibile l’elegante mano di un autore che nella sua carriera ha comunque fatto di meglio. Masè mantiene il contegno, Somma si atteggia a gigolo da fotoromanzo; logico che i contributi maggiori provengano dal lato femminile (Tamburi, Carati, Gemser). Noioso, come le incessanti musichette di Anelli-Mainetti.
Prova di regia non così malvagia da parte di Massaccesi, che inventa in fase di sceneggiatura un intreccio piuttosto scontato ma dotato di una stucchevole eleganza che rende il tutto eroticamente interessante. La Tamburi, con qualche annetto sulle spalle, non è all'apice della forma, ma prova a scaldare l'ambiente esibendo nel finale un'ottima mutazione del personaggio. La Carati non viene adeguatamente sfruttata, la Gemser c'entra come i cavoli a merenda. Voyeurismo allo stato puro...
Decisamente non ci siamo: stanco erotico massaccesiano con una Tamburi di buona volontà, ma con una sceneggiatura scadente. Da evitare, a meno che non siate fan della Gemser e amiate le lungaggini erotiche alla Tinto Brass. Comunque di culto la presenza di Masè.
Massaccesi lo gira come un soft patinato, ma la trama sembra presa di peso da uno dei suoi tanti hard degli anni precedenti. In comune con questi ultimi ha il risicatissimo budget, tanto che i maggiori investimenti si direbbe siano consistiti nel copioso acquisto di lingerie per le tre disinibitissime signore - Tamburi, Carati e Gemser - che illuminano il film. Le quali, oltre a deliziarci con le loro variegate performance, ci permettono di sorvolare agevolmente sulla risibilità dei dialoghi e sull'alto tasso di improbabilità delle situazioni.
Lei, lui, l'altro e... gli altri! Questa volta la bella protagonista ha per marito un marito "voyeur" che farebbe di tutto per poter ammirare la sua dolce consorte scatenarsi in variegati amplessi. Perlomeno questa volta c'è un minimo di trama a rendere più interessante la solita vicenda erotica (ambientata all'epoca del fascio) e inoltre le recitazioni sono (quasi) accettabili (bene la Tamburi, insopportabile Somma, misurato Masè). Mediocre, ma guardabile!
Erotico piuttosto patinato in cui D'Amato parrebbe voler fare il verso ai film di Brass del decennio; ambientazioni e trama ricordano da vicino alcuni dei più noti lavori del regista veneto, anche se le atmosfere sono decisamente meno giocose e più austere, con una vena drammatica che pervade il film. Il risultato, formalmente ben girato, è però notevolmente noioso, tra scene softcore nemmeno troppo spinte con la Tamburi, la classica partecipazione amichevole della Gemser, una Carati che invero si vede ben poco e una ost di sax sfiancante.
Lo spunto voyeuristico, negli anni 80/90, ha generato erotici spesso sciatti, noiosi e patinati. In questo caso, nonostante a tratti una vaga ripetitività faccia capolino, la vicenda si lascia seguire con interesse. Lo zio Joe rende gli amplessi in maniera più cruda e realistica rispetto al filone, e infarcisce il tutto con numerosi nudi integrali del ricco gineceo. Discreta l'ambientazione anni 30, musiche tipiche e confezione più che accettabile. La Tamburi mostra un notevole fascino maturo e sensuale come protagonista, mentre la Gemser e la Carati impreziosiscono con mestiere.
MEMORABILE: Il bidet della Tamburi; La fellatio "full"; I nudi tricotici del gineceo tutto; L'attacco "posteriore" lubrificato; Tutti gli amplessi, ben recitati.
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Voglia di guardare rappresenta un nuovo modo di intendere l'erotismo per Joe D'Amato, totalmente diverso dai precedenti lavori a sfondo esotico e interpretati dalla Gemser (Emanuelle).
Nello specifico il film fa parte di una quadrilogia massaccesiana realizzata a seguito del successo del film La chiave.
In particolare si colloca come terzo tassello seguendo L'alcova (1984) e Il piacere (1985). Ultimo del ciclo è Lussuria (1986).
HomevideoXtron • 5/10/14 14:54 Servizio caffè - 2211 interventi
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