Nazi-erotico di Canevari, che tenta però (con insperato successo) la carta del sottotesto "autoriale". La storia vede una donna e un uomo tornare sulle macerie di quello che fu un lager. Lui lo dirigeva, lei ne era prigioniera. In flashback la coppia rivive il morboso legame creatosi. Ovviamente, mentre esplora questo amour fou, Canevari snocciola un bel po' di sevizie trucissime e clamorose scene exploitation. La Poggi si vergogna del film e ha fatto di tutto per farlo sparire, ma inutilmente. Da vedere, astenersi sensibili.
MEMORABILE: L'incredibile cena dei nazisti, che culmina nel fare flambée una povera prigioniera ebrea e mangiarla!
Della manciata di pellicole "innominabili", sineddoche dei contenuti Nazi-Erotico (aka Eros-Svastica, aka Nazi-Porno) questo è quello meno impressionante e, vuoi per un manto presunto (ma non concreto) di autorialità (molto meglio Le lunghe notti della Gestapo), quasi svilente. Inserti forzati (su bombardamenti e altro) che mal si incastrano col girato. Girato che assume valenza nel momento emblematico (ed iconografico del film) della violenza sulla giovane (e bellissima) Poggi, legata a gambe in aria, con la testa in un secchio di sorci...
Naziploitation tutto sommato non malvagio. Gran quantità di sesso e violenza a buon mercato (violenza soprattutto psicologica e verbale), ma la regia è più curata del solito, la fotografia è passabile e le musiche sono efficaci nell'accentuare l'effetto delle immagini. Anche gli attori (tra cui Daniela Poggi nei panni della protagonista) bene o male se la cavano. Il ridicolo spesso è dietro l'angolo, ma il film ha una sua dignità. La scena del banchetto, così folle e delirante da scadere nel grottesco, ricorda il Salò di Pasolini.
Messinscena squallida, recitazione isterica, dialoghi ridicoli, regìa anonima... è davvero difficile salvare qualcosa in questo nazi di Canevari, se non il reparto femminile, che è di un certo livello (Poggi, Nemour, Barbero). Si parte con una folle voce off che dà subito l'idea del livello di delirio cui assisteremo, peraltro tratto comune di tutto il sottogenere. Molte le scene violente, grazie alle quali il film tutto sommato non annoia più di tanto. Certo i nazisti cannibali non li avevo mai visti...
Comincia male, con un tocco registico assolutamente di serie b, ma migliora sulla distanza. Non si raggiungono i livelli esploitativi e malati di Beast in Heat ma il film offre comunque abbondanti sequenze tipiche del (sotto) genere, di cui alcune da non sottovalutare. Interessante l'analisi, piuttosto approfondita, del personaggio Conrad, che mostra un ufficiale ora tanto devoto alla causa e calato nel suo ruolo, ora vittima di debolezze e complessi. I fans dell'erosvastika apprezzeranno.
Non male. Parecchio violento, con alcune scene che rimangono impresse nella memoria (il pranzo cannibale). Cito anche la calce nella quale le prigioniere vengono gettate. Bella e brava la Poggi, più che discreto Marc Loud. Il film riesce a salvarsi dal ridicolo involontario il più delle volte. Per i fan del genere sicuramente da vedere, ma anche i non addetti al lavoro potrebbero dare un occhiata.
MEMORABILE: La calce, le "mutande" confezionate per la Kapò del campo che ricorda la tristemente famosa Ilse Koch.
Stupisce l'interessante fotografia e la cura per l'inquadratura messa in essere da Canevari. Andamento serpeggiante con la prima parte colma di scene violente gratuite alquanto urticanti e una seconda che prende la via dell'autorialità analizzando con il giusto piglio il rapporto venutosi a creare fra vittima e carceriere. Nonostante qualche idea riciclata, l'operazione raggiunge (a sorpresa) la sufficienza. Molto buono il cast.
MEMORABILE: Tutta la scena del banchetto, con dialoghi fra il trash e il geniale.
Low budget ma non troppo, alterna situazioni genuinamente comiche (il primo casolare di campagna diventa magicamente ciò che rimane di un campo di concentramento) ad altre che nell'eccesso grafico - e nel palese sforamento del buon gusto - trovano il loro senso di esistere (la combustione che inaugura il pranzo cannibalico). Certo, il pretesto voyeuristico rimane palese e in generale il nazisploitation è un sottogenere nato morto, ma questo titolo è ampiamente (e sorprendentemente) sopra la media di genere. Finale forse prevedibile, ma buono.
Il rapporto tra vittima e carnefice ai tempi del Terzo Reich. Cesare Canevari insegue l'assurdo filone dei nazi-erotici con un piglio narrativo a tratti convincente e con alcune interpretazioni, a partire da Daniela Poggi, non così disdicevoli (almeno in raffronto con altri film del filone). Tutto il resto però è lasciato al caso, dettato dalla smania di creare shock con pochi soldi a disposizione. Ridicolo poi spacciare il lago di Como (con i barconi narrati dal Manzoni!) e alcune zone del lecchese per l'austera Germania nazista.
Finché si limita a rappresentare le torture e gli atti sessuali dei gerarchi nazisti, la pellicola si inserisce nel filone post-Salò con una dose di crasso e, probabilmente, consapevole ridicolo, seppur con le indubbie capacità tecniche di Canevari, più dotato di altri registi che si approcciarono al genere. Di maggior valore è la storia vera e propria che coinvolge i due protagonisti, il comandante nazista e la prigioniera ebrea: un rapporto psicologico e carnale sviluppato con intensità, sino allo struggente finale con un bellissimo carrello. Bella la canzone dei titoli di coda.
Per il suo contributo al nazi-eros, Canevari recupera un po' di Pasolini, qualcosa della Cavani e un pizzico di Brass, ottenendo una miscela di discreta portata exploitativa. La prima metà spara le cartucce migliori, dalle foto coprofile di reminiscenze makavejevesche all'incredibile scena surrealistico-sadiana del banchetto antropofago, mentre la seconda tende all'afflosciamento in un andirivieni di romanticismo malato che salta dal trash (la giravoltosa scena d'amore col medico buono) alla frustrazione da occasione mancata (mal sfruttata la "Ilsa" di turno). Nell'insieme passabile.
MEMORABILE: Tortura incestuosa con madre e figlia; La ragazza usata come piatto per lo stufato di ebreo e infine fatta flambé; La calce viva; Fellatio alla Luger.
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Due edizioni home video (VHS) italiane: quella targata Shendene & Moizzi, di qualità decisamente scadente ed inserita nel ciclo Sex & Violence 2, edizione che dovrebbe essere integrale (a sinistra), e quella, precedente, editata dalla Ever Green (a destra). In entrambi i casi: formato video 4:3, censura ottica (a quanto pare ineludibile essendo stata applicata sul negativo originale) ed audio così così.
Aggiunge Buiomega71: esistono anche le versioni della TUV Universal video e della Capitol international video. Questa è la vhs della Tuv - the Universal video:
"Quando il superuomo vuole divertirsi deve farlo anche a costo della vita altrui".
Questa l'aberrante frase con cui si apre l'allucinato nazi diretto da Canevari.
Pur attribuita a Nietzsche, in realtà si tratta di un apocrifo creato ad arte per la pellicola.
La Poggi, per il film, decise di essere accreditata come Daniela Levy...
Una stroncatura che arriva direttamente dall'organo di critica cinematografica prossima all'istituzione cattolica, ovvero il Centro Cattolico Cinematografico.
La dura critica, che può essere estesa all'intero filone nazi-erotico, non è del tutto ideologica.
"Alcuni noti e osannati film del recente passato (vedi Portiere di notte, Salò, Salon Kitty) hanno dato origine al nuovo ignobile filone del cinema italiano, caratterizzato dall'ipocrita atteggiamento verso le vittime e dallo sfruttamento di floride e disponibili ragazzotte per scene di sadismo e di erotismo.
Come nei consimili, anche in questo lavoro gli orrori del presunto lager-bordello (...), non redenti ma propiziati dal rapporto melodrammatico vittima-carnefice, sono talmente diabolici da indurre a pensare che sia stata una fortuna che al posto dei nazisti persecutori degli ebrei non si siano trovati certi registi italiani così "geniali" nelle invenzioni di torture e delizie sadomasochiste. Inaccettabile/degradante."
Segnalazioni cinematografiche, vol. LXXXII/22, Centro Cattolico Cinematografico, 1977
Antiniska Nemour, più celebre come La sposina, non è qui alla sua prima esperienza nazi.
Già si era intravista nel pasoliniano Salò o le 120 giornate di Sodoma, nel quale interpreta una delle vittime sacrificali.
La stessa Antiniska raccontava - a proposito del film di Pasolini - a Paola Zanuttin, nel settembre 2005:
"Sembrava di vivere un'altra realtà e, a furia di vedere cose tanto estreme e strazianti, da parte nostra cresceva una forma di esaltazione".
In quella stessa circostanza, pubblicata su Venerdì di Repubblica, l'attrice ricorda come, nella scena di coprofagia (in realtà girata facendo uso di cioccolata e canditi) una delle vittime rimise veramente, vomitando sul set.
La fastidiosa censura "a dissolvenza", ovvero provocata con oscuramento durante le scene più esplicite, non è stata voluta, né gestita, a suo dire, dal regista.
Pare invece che sia colpa di un distributore che si sarebbe appropriato dei negativi del film.
Canevari, inoltre, ammette che sono state girate scene hard (porno in senso stretto) per una versione destinata al mercato tedesco che, sempre a suo dire, nessuno - nemmeno lui - è mai riuscito a vedere.
Il titolo italiano è delirante, ma nulla a confronto con quello approntato per l'edizione americana, che suona così:
Caligula reincarned as Hitler!
SEX & VIOLENCE 2 - La serie completa Titoli della serie Sex & Violence 2 distribuiti da noi in VHS grazie alla Shendene & Moizzi, componenti il ciclo "Il cinema estremo italiano" (ogni titolo contiene il link alla scheda davinottica del film):
HomevideoXtron • 3/02/12 15:25 Servizio caffè - 2207 interventi
In entrambe le edizioni l'audio italiano C'E', nonostante non sia indicato nella cover.
L'edizione americana propone il finale lungo a bassa risoluzione, mentre in quella danese è tra gli extra.
DVD Exploitation Digital (USA) 1h34m53s NTSC
Letterbox
DVD Another World (Danimarca) 1h31m53s PAL
Anamorfico