Due amici, per ovviare alla noia e stimolati dalla violenza presente nel videogioco Doom 3, decidono di fare una capatina (nottetempo) nel locale obitorio, per vedere il cadavere d'un loro coetaneo, morto precocemente e sottoposto ad autopsia. Peccato che, all'interno dello stesso, un vampiro (in vita pederasta e pedofilo) abbia ucciso il custode ed attenda, al varco, nuove vittime. Dickerson ha una buona conoscenza del mezzo cinematografico, ed i primi 20 minuti, ambientati nel tetro locale, sono da antologia. Peccato per ciò che segue: dialoghi ridicoli e twist-end buonista e demenziale...
Le idee stanno a zero, mentre il riciclo è ai massimi livelli. Dopo un inizio quasi accettabile, tra cadaveri e un non morto, ecco che la pellicola inizia la sua inesorabile discesa nel banale, con dialoghi di rara pochezza e personaggi appena al di sopra della carta velina. Se questa è la crema dei registi horror, c'è poco da stare allegri. Almeno, poteva buttarsi sullo splatter, ma invece ha preferito, buio a tutto spiano, una trama lineare come l'encefalogramma di DJ Francesco e un finale scontato, che più scontato non si può. Complimentoni...
MEMORABILE: La decapitazione (con fuoriuscita di parecchio sangue).
Penosissimo horror moderno che ripesca figure classicissime e situazioni straviste per costruire con evidenti stenti un episodio che, vista anche la trama, sarebbe stato più adatto a serie del tipo Piccoli Brividi o Hai paura del buio?. Se anche l'inizio può andare, è nell'ultima metà che si notano i pochi sforzi su come lo si è concluso, in particolare la penosa scena delle cena con Mamma e Sorella. Lo splatter in realtà non è malaccio, ma un morto bere e cacciare acqua dai fori lo si è visto troppe volte (addirittura nei cartoon).
Piccola chicca per gli amanti dell'orrore che fu, per chi come me amava il dittico di Ammazzavampiri e si divertiva di fronte gli effettacci splatter di quel periodo. Qui la storiella esile e snella vede due ragazzini scoprire un covo di vampiri proprio vicino a casa (notare la sempre in auge discrasia tra apparenza e realtà in rapporto a ciò che si è sempre reputato sicuro) e rimanere invischiati in un susseguirsi di emoglobina sparsa qua e là e un Ironside divino che li bracca. Siate scevri da pregiudizi e godetevi questo bellissimo frammento.
MEMORABILE: Kerry-Arjay Smith in autobus risponde ad un altro passeggero che gli aveva offerto da bere: "io non bevo... (pausa)... VINO!!!"
“Horror nostalgia”, dalle parti di Ammazzavampiri, Re-Animator o giù di lì, che parte benissimo e si affossa progressivamente, mano a mano che s’addentra nel solito martirio vampirologico esplicitando un’anima drammatica stonata e inopportuna. Privo di soluzioni narrative interessanti, si risolve in un fumettone approssimativo, con il solo pregio di lavorare sull’accumulo di suspense con semplicità e senza pretese. Purtroppo, nell’economia generale della stagione seconda dei Masters of Horror, gioca a svantaggio (e non è il solo…). Splatter consistente.
Episodio trascurabile, all'interno di una serie altrettanto trascurabile. Nulla di originale o almeno convincente in questo filmetto diretto da Dickerson. La prima parte nell'obitorio, pur non essendo niente di che, è la migliore, poi le cose peggiorano ancora e perdono ulteriormente di senso. Da notare che uno che è appena scampato ad uno zombi va a casa e si addormenta guardando Dracula con Bela Lugosi. Si cita anche Romero quando il protagonista dice all'amico: "sono venuti a prenderti, Barbara". Un pallino e mezzo basta e avanza.
All'inizio sembra un simpatico divertissement vecchi tempi (anni Ottanta) per teen cui si perdonano anche alcune scemenze notevoli riguardanti la sceneggiatura (ci voleva tanto a capire che per fuggire dalla camera mortuaria bisognava rompere il
vetro?). Purtroppo però nella seconda parte scade sempre più fino ad arrivare al solito finale (con tanto di battuta ambivalente sul bere). Restano solo i buoni effetti splatter che sono quasi sempre ben curati. Nella parte del vampiro si rivede il redivivo (è proprio il caso di dirlo) Ironside.
Da un anonimo regista, uno dei più anonimi episodi dei "Masters": dichiaratamente televisivo (e ci sta, però molti registi della serie hanno cercato di dare un taglio cinematografico), in bilico fra commedia e horror senza mai decidersi bene, scontato nella trama, e anche recitato con scarsa convinzione. Del tutto insignificante e trascurabile.
Scombiccherato mediometraggio che propone una parte iniziale quasi interessante perdendosi, in seguito, in una povera narrazione splatter. Il sangue zampilla a iosa ma la sceneggiatuta latita nonostante si cerchi di variare gli schemi peraltro già abusati; d'altronde il cinema è pieno di vampiri...
Che l'ex direttore della fotografia di Spike Lee sia un masters of horror ho i miei seri dubbi (anche se ha diretto Il cavaliere del male e Bones), ma questo suo episodio è piuttosto divertente e citazionista. Si va dagli horror vampirici anni 80 (tipo Vamp), a Un lupo mannaro americano a Londra e per finire omaggia pure il look dello zombi-vampiro di La morte dietro la porta (maglione a dolce vita, aspetto cadaverico) e anche la musica di Lomax riecheggia il Tubular Bells di Oldfield! Simpatico e nostalgico, stupidino ma godibile.
MEMORABILE: Lo sgozzamento del padre con un frammento di specchio; Ironside luridissimo e viscido.
Era partito bene quest'episodio; gli agganci al mondo dei videogiochi più un'atmosfera da horror "consapevole" mi facevano pensare a qualcosa di più intelligente del solito. Invece da quando iniziano a comparire i ritornanti la cosa decade nel grottesco e nel già visto e a poco servono il pur bravo Ironside (nell'ennesimo ruolo che non gli porterà molti favori) e gli effetti decenti. Dickerson oltretutto non è certo questo gran maestro dell'horror.
Ennesimo episodio quasi totalmente privo di idee ma, se in altri casi la baracca era stata salvata da qualche tocco di ironia o dalla classe di un vero Master Of Horror, qui l'impresa non riesce e l'episodio si rivela per quello che è: noioso, banale e con una sceneggiatura indecente. Qualche citazione più o meno riuscita e qualche effettaccio non bastano: uno e mezzo.
Di sicuro regista e titolo non promettevano nulla di buono; e invece quest'episodio è un divertissment senza pretese, decisamente godibile per chi ama l'horror anni '80. Tanti sono infatti i riferimenti a un certo tipo di pellicole del periodo, da quelle zombesche a quelle sui vampiri, con ampie dosi di splatter e di humour nero. La prima parte è indubbiamente la migliore, mentre in seguito la storia arranca un po', ma nel complesso l'episodio può dirsi riuscito. Se non altro non annoia, come invece accade con molti altri capitoli della serie.
Il mito del vampiro è stato sfruttato all’inverosimile e resta difficile avvicinarsi al tema proponendo qualcosa in grado emergere. Purtroppo anche qui non c’è nulla in grado di uscire dalla soglia dell’anonimato e l'episodio finisce inevitabilmente nel dimenticatoio a causa di una trama banale e scontata e della noia che predomina per troppo tempo. Bisogna ammettere, invece, che Ironside nei panni del vampiro non stona affatto; ma è poco per salvare la baracca.
Per gioco due ragazzetti annoiati vanno in cerca di forti emozioni in un obitorio ma non sanno che cosa li aspetta. Uno degli episodi meno riusciti di tutta la serie, che paga l'essersi affidati a una sceneggiatura scialba e poco interessante. Sui vampiri ormai sappiamo tutto e di più e quest'opera non aggiunge proprio niente a quanto visto in passato. Trascurabile.
Insulso dall'inizio al (liberatorio) finale. Le storie occorre inventarle con un minimo di ingegno (e non è questo il caso); gli attori, invece, non si inventano e l'unico buono (un Ironside davvero revenant) digrigna la dentatura sanguinolenta con l'aria di confessare: "Che s'ha da fare per tirare avanti...". Ennesimo passo per la diffamazione d'un mito cinematografico.
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Inizialmente era l'episodio che Mick Garris voleva dirigere(infatti lo ha anche scritto) , e si basa su esperienza vissuta da lui stesso, una visita notturna alla morgue con la moglie!( e certo che Garris ha gusti discutibili per passare le serata con la dolce meta'). Ma poi lascio' la regia all'ex direttore della fotografia di Spike Lee, Ernest Dickerson, perche' secondo Garris :" Ha piu' humor nero di me', e conosce l'horror anni 70/80 e quello europeo piu' del sottoscritto".