Uno di quegli strani esperimenti beat figli della cultura psichedelica di fine Sessanta. Il regista Zbynek Brynych dirige un film lisergico, dove abbondano i grandangoli gratuiti, gli zoom a ripetizione e altri artifici atti più a confondere i sensi dello spettatore che a rendere interessante la visione. Protagonista assoluta è la minuta Uschi Glas che, vittima dello stress, decide di affidarsi alle cure della clinica specializzata della dottoressa Barbara. Arrivata lì s'accorge che non solo nella clinica, ma anche nella strana cittadina in cui essa sorge, mancano completamente i maschi. Semplicemente perché appena arrivano vengono sedotti dalle giovani del luogo che,...Leggi tutto come vere e proprie mantidi religiose, si accoppiano con loro per poi ucciderli e cibarsene. Questa è la storia, condita come detto da una serie di follie beat che rendono il film bizzarro, strano, assurdo ma mai così divertente quanto ad esempio il gioiellino trash IL PRATO MACCHIATO DI ROSSO, ben più ridicolo. Troppe le parti insignificanti, i momenti morti, i primi piani sul volto piuttosto inespressivo e perennemente attonito della Glas. La presunta star del film, l'italiano Giorgio Ardisson, non si vede quasi mai limitandosi a qualche intervento un po’ così, in linea col resto della sceneggiatura. Curiose le ridondanti musiche di Peter Thomas, a dir poco invadenti e più swingate che psichedeliche. Un tripudio di colori forti e contrastanti la fotografia, ma non è certo sufficiente a salvare un prodotto - d’impronta smaccatamente femminista - del tutto inconsistente. Inatteso, nel finale, uno sguardo sulla liturgia splatter delle assassine (si poteva ampliare).
Del tutto incurante di linearità e criteri narrativi, Brynych cavalca la vena psycho-pop-sperimentaloide tanto in voga all'epoca e si prodiga in mille trallallere e cinciallegre tecniche per stordire lo spettatore (carrellate schiaffo, zoom e controzoom da infastidire Jesus Franco, mpd in pieno tango argentino), colorando il tutto con un veterofemminismo spicciolo da Donna Moderna. Inizialmente si crede di essere davanti a un incompreso cult da rivendicare, poi l'albero della cuccagna si rivela viatico di impalamento.
Invecchiato male per i suoi risaputi assunti femministi piazzati davanti e dietro la facile metafora della mantide religiosa e per una frenesia pop-psichedelica riscontrabile in innumerevoli pellicole coeve, sopravvive per il proficuo utilizzo di figure deformate e metodologie da cinema surreale ed espressionista per tradurre gli incubi e le turbe psico-sessuali della morbida Uschi Glas. L’orgia circense conclusa con l’omicidio del playboy Giorgio Ardisson possiede un quid felliniano e fa baluginare un flash-forward de La città delle donne.
MEMORABILE: L’orgia; il giardiniere; il commissario allucinato.
Brynych ci regala un discreto film psichedelico in pieno stile anni 70. La Petit è più bella che brava e il film non è originalissimo, ma scorre tranquillamente senza annoiare. Mi ricorda il cinema di Polselli ma con almeno due marce in più. Da vedere.
Una clinica di sole donne (o quasi) attira altre belle fanciulle trasformandole in automi affamati di uomini. Psichedelico e assurdo, gioca la carta dell'eccentricità con buone inquadrature, scenografie kitsch, ma non sviluppando appieno il versante bloody. Fa solo perder tempo...
Abbastanza inconcludente, a partire dalla bislacca sceneggiatura. L'originalità non sempre merita encomi specie quando, come in questo caso, la scarsezza regna sovrana. La messa in scena è modesta, si apprezza prettamente per gli arredi 70's e il maniero al centro del film; per il resto trattasi di una pellicola scordinata, con un montaggio fallimentare, confuso e inconcludente. Qualche bell'attrice a riempietivo e un protagonista ridicolo. Un buco nell'acqua...
Divertissment psichedelico in linea con l'estetica cinematografica del tempo che fu. In libera uscita in Occidente, il cecoslovacco Brynych punta a stordire lo spettatore con la carambola dei movimenti di macchina, cercando vanamente di nascondere il nulla che si cela dietro la bizzarria delle inquadrature. Scontato nell'ambientazione e nella conclusione, offre un modestissimo risarcimento con il fascino della Glas, della Demick e delle loro folli "sorelle". Insopportabile come al solito Ardisson, la cui dipartita non commuove proprio nessuno.
MEMORABILE: Il delirante happening femminista con il rituale rogo di reggiseni.
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Vorrei avvisare Davinotti che la protagonista, Eva che si reca nella clinica, è interpretata da Uschi Glas e non da Pascale Petit che invece interpreta Miriam. Queste sono informazioni prese da IMDB e TMDB, ma ho anche verificato fotografando alcune inquadrature della protagonista e mettendole a confronto con le immagini disponibili online delle due citate attrici.
DiscussioneZender • 14/12/24 07:43 Capo scrivano - 48926 interventi
Grazie Colemar, ho corretto dopo aver dato una veloce controllata. Pare anche a me. Strano che segua nei credits la Petit, ma tant'è. In effetti sono papiri molto antichi, scritti quando tutti i mezzi che esistevano oggi per rinoscere gli attori meno noti ce li sognavamo...
Qualche giorno fa è passato su un canale locale del tri-Veneto (non ricordo quale) con il titolo La clinica della dottoressa Barbara. Titolo ufficialmente non conosciuto, comunque sappiate che si tratta di Femmine Carnivore.
DiscussioneDusso • 16/12/24 09:04 Archivista in seconda - 1927 interventi
Colemar ebbe a dire:
Qualche giorno fa è passato su un canale locale del tri-Veneto (non ricordo quale) con il titolo La clinica della dottoressa Barbara. Titolo ufficialmente non conosciuto, comunque sappiate che si tratta di Femmine Carnivore.