Analisi dell'intera saga di "Venerdì 13"

7 Giugno 2011

Uno speciale bifronte. Nel senso che l'analisi seria e ponderata, nonché "professionale", è opera di Buiomega71, mentre io mi sono limitato a raccontare, in una sorta di prologo allo speciale, la storia delle millevite di Playmobil Jason per fare un po' d'ordine tra le varie parti della saga, capaci talvolta di far perdere la testa a chi si sia perso qualche capitolo...

PROLOGO:
 FATTI NELLA VITA DI MR. VOORHEES
 (a cura di Zender)
Le disavventure di Jason alla sagra dello spoiler
(Se avete il terrore di leggere scottanti rivelazioni sui finali dei film della saga passate oltre, e proseguite magari fino allo studio di un buon psichiatra se siete convinti che il bello di Venerdì 13 sia scoprire che fine mai farà Jason di volta in volta).

PARTE 1: VENERDI 13 (1980)
Prendiamo chi ha cominciato ad avvicinarsi ai venerdì 13 da un sequel qualsiasi dopo il due (tanto, a livello di struttura, sono perlopiù intercambiabili): si noleggia il suo bel capitolo 1 e si aspetta di assistere alle prime gesta del suo pupillo Jason Voorhees, quando insomma il nostro eroe era ancora giovane e in forma, magari non ossessionato da quella stramaledetta maschera di hockey che non si toglie neanche a morire (da intendersi in senso letterale, ovvio). Ebbene, l'ipotetico pivello andrà incontro a una grossa delusione, perché il vero killer, inizialmente, non era affatto Jason ma sua madre, la Clara Calamai della situazione (in realtà Betsy Palmer). D'accordo, ma perché una vecchierella così uccide? uno si domanda. Come perché? Ma per vendicare il figlio, naturalmente! Il figlio? Jason??? Ma com'è possibile se io ho visto il sequel e c'era proprio il figlio che ammazzava per vendicare la madre? Possibile invece. Un po' cervellotico, d'accordo, ma è proprio così: la mamma ammazzava e il buon Jason faceva la sua comparsa solo nel finale, a storia ormai conclusa e genitrice accoppata. Zompava fuori dalle acque di Crystal Lake come un galleggiante fin lì trattenuto a fatica sotto la superficie e attaccava la superstite che poltriva in canoa. Ma era solo un incubo. O meglio, pareva un incubo. Perché poi, dovendo risvegliare qualcuno, gli autori non potevano mica riattaccare la testa alla madre. Meglio puntare sull'aitante Jason, al quale in fondo bastava una più semplice ripulitura dalle antiestetiche alghe...

PARTE 2: L'ASSASSINO TI SIEDE ACCANTO (1981)
E' passato qualche anno dalla mattanza di Crystal Lake e qualcuno, al campeggio maledetto, torna a uccidere. Sta a vedere che mamma Voorhees è tornata... Sbagliato: il killer è finalmente quello giusto ovvero Jason Voorhees, il figlio dell'assassina di allora. Lei uccise per vendicare lui, ora lui torna per vendicare lei. Quindi sorpresa, Jason non era affatto morto come per anni avevan creduto tutti: certo, avesse avvertito la madre magari si sarebbe potuto risparmiare qualche centinaio di cadaveri, ma lui ha preferito starsene sul fondo del lago e campare di espedienti. Di sicuro comunque, laggiù tra le alghe di Crystal Lake, il nostro era deperito e la cosa risultava evidente, nel finale del capitolo 1: un corpicino sporco e secco secco. Ora invece, tornato a camminare sulla terra come tutti, ha messo su un fisicaccio da paura e si è trasformato. Ha visto decapitare la madre (da sott'acqua? E potevi anche aver visto male no?) e, sbollita solo apparentemente la rabbia per alcuni anni, ha deciso di seguirne le orme perché prendere a coltellate il primo che passa è sempre un piacere. La prima vittima? Beh, quella della canoa no? Già s'era salvata una volta, mica le può andare sempre bene... Ecco, per il look c'è ancora qualcosa da rivedere, perché infilarsi un sacchetto del pane in testa per coprirsi non è esattamente il massimo dell'eleganza. Ma Jason lo capirà presto, non preoccupatevi. Oltretutto lo prendono pure per i fondelli, il poverino: qualcuno indosserà il maglione di mamma Pamela e quasi lo tirerà scemo. Ma sì, diamogli tempo... il ragazzo si farà.

PARTE 3: WEEKEND DI TERRORE (1982) (le vacanze intelligenti)
Jason è  lì che gira per il suo campeggio e nessuno ha ancora pensato di vietare l'area ai ragazzi in fregola che, si sa, lo fanno incazzare come poche cose nella vita. Il nostro eroe per l'occasione abbandona il sacchetto di pane decidendo di coprirsi con qualcosa che magari dia meno nell'occhio e sia un po' più stilish. Tra le carabattole di un ragazzetto rinviene una maschera da portiere di hockey e se la ficca in testa. Praticamente non se la toglierà più e ancora oggi se vedete un portiere di hockey con il machete vi conviene girare al largo. Nel finale capiterà di tutto, compreso un nuovo balzo fuori dall'acqua questa volta da parte della madre decapitata nel capitolo 1. Visto che Jason viene messo fuori combattimento da un'asciata in pieno volto (un colpo che insomma, non tutti assorbirebbero con la stessa nonchalance) vien da chiedersi se morto lui tornerà in scena mammà e se nel capitolo successivo vi sarà una nuova staffetta madre/figlio. Tanto qui s'è capito che non solo chi non muore, si rivede...

PARTE 4: CAPITOLO FINALE (1984) (ahahahaha)
No, mammà non torna. Anche perché insomma, un colpo d'ascia in pieno volto è una brutta faccenda ma c'è di peggio, nella vita. Tanto è vero che un po' come il collega Michael Myers nel secondo Halloween Jason si risveglia all'obitorio e ricomincia col suo solito tran tran da travet dell'omicidio: dopotutto se a uno riesce bene di ammazzare, che altro deve fare nella vita? Il problema è che lo fanno fesso di nuovo, e con lo stesso stratagemma usato nel capitolo 2, il che qualcosa vorrà pur dire, Jason: errare è umano, perseverare diabolico. Ma infatti... ribatterebbe lui. 
Comunque tanta fantasia nell'uccidere va premiata. Così, siccome ancora tanti sono gli spettatori, non basterà nemmeno farlo fare a tocchettini da un autentico Goonies in erba. Ma questo non lo scopriremo subito, perché per un film Jason frega pure noi! Cucù...

PARTE 5: IL TERRORE CONTINUA (1985) (ah, ecco)
Ohibò, che fine ha fatto Jason? Dopo le tremende mazzate del Goonies assassino rimediate nel capitolo “finale” sta a vedere che stavolta è finito ko davvero... Intanto, in attesa di sapere se veramente l'uomo nero è stecchito per sempre (chi ci crede?), ci pensa un suo emulo a mannaiare a destra e a sinistra. Che ci vuole? Ti metti una maschera da hockey, vai a comprarti un machete, vesti casual stile trasandato e il gioco è fatto. A questo gli hanno ucciso il figlio e tanto basta per pensare che in fondo un buon massacro sia il miglior rimedio per dimenticare. L'ex Goonies c'è anche qui, ma ha cambiato faccia (e attore), è cresciuto e per tutto il tempo ha le visioni di Jason: nostalgia di quello vero, è chiaro, la stessa che provano gli spettatori.

PARTE 6: JASON VIVE (1986)
Quando uno se la va a cercare... Jason stava lì sepolto sottoterra senza dare fastidio a nessuno. Addirittura ci si era dovuto mettere un'imitatore, per continuarne le gesta, e sembrava proprio che per l'originale la questione fosse chiusa. Invece no: Tommy (ormai un optional della saga, al terzo cartellino timbrato e con un terzo volto diverso, tanto chi va a controllare) decide di riesumare il cadavere di Jason per capire se è morto davvero. Idea geniale, ragazzo! E infatti, una volta aperta la bara, ecco che arriva il fulmine a centrare Jason in pieno: la frittata è fatta! Tommy scappa a gambe levate e Jason può tornarsene a fare il suo sporco lavoro nel vicino camping (non è più Crystal Lake ma lui non è che va tanto per il sottile, l'importante è squartare). Purtroppo gli dice male, e questa volta lo spediscono sul fondo del lago con tanto di catena legata a un masso. In realtà, come sappiamo dal numero 1, per Jason sopravvivere sott'acqua non è un problema. Magari non gli sarà facile zompare fuori per il classico scherzetto a quelli che passano in canoa, vista la catena, ma per tutto il resto la soluzione c'è.

PARTE 7: IL SANGUE SCORRE DI NUOVO (1988) (bastava aspettare)
Ma si può? Adesso lo resuscitano pure per sbaglio! Avevamo lasciato Jason bloccato sul fondo di Crystal Lake dove sì, poteva anche sopravvivere perché lui le capacità (e forse pure le branchie a questo punto) le ha, ma risalire non poteva. Ora: siccome nessun sano di mente sarebbe andato a ripescarlo, stavolta tocca a una Carrie poco sveglia il tapiro d'oro. Andata lì per far riemergere il padre affogato da poco, combina un casino e a colpi di telecinesi tira su Jason. Il classico, fantozziano, orrendo qui pro quo... L'amato killer si libera facilmente dal masso a cui era legato e riparte in direzione camping, dove ha un hobby ben preciso a cui dedicarsi. A rispedirlo di nuovo in fondo al lago ci penserà comunque la stessa ragazzetta combinaguai con la complicità del di lei padre, che abbranca Jason e se lo porta con sé sul fondale a far compagnia alle trote.

PARTE 8: INCUBO A MANHATTAN (1989)
Ormai è chiaro che il fondo di Crystal Lake è solo un semplice dormitorio per Jason, un liquido rifugio dove raccogliere le idee in vista di nuove avventure. E infatti qui basta un cavo dell'alta tensione malauguratamente finito nel lago per elettrificare quanto basta il nostro eroe e riportarlo in vita (se si può chiamare vita, la sua). Però stavolta il nostro capisce che insomma, all work and non play makes Jason a dull boy. Ebbene sì, ammettiamolo: ha bisogno anche lui come tutti di prendersi una bella vacanza. Basta coi soliti campeggiatori in fregola, c'è un mondo intero da visitare. E così Jason, senza neanche passare dall'agenzia turistica, s'imbarca per New York dove, una volta sul posto, comincerà a massacrare tutti quelli che incontra (ma stavolta fa anche del bene, visto che tira in mezzo teppisti e stupratori). Ma la Grande Mela non fa per lui e così, dopo che l'abbiamo visto teenager nel flashback di una ragazzetta quando ancora amava saltar fuori saltuariamente dalle acque del suo Crystal Lake per terrorizzare innocentemente i turisti, lo osserviamo scivolare nelle fogne tra rifiuti tossici che tanto bene alla salute non fanno e che su di lui avranno un effetto abbastanza sorprendente, ritrasformandolo in bambino che invoca la madre (un gran bel caso, per Freud).

PARTE 9: JASON VA ALL'INFERNO (1996)
Un Jason mutaforma, questa volta: abbattuto e fatto esplodere dalle teste di cuoio già nel prologo, sopravviverà solo come cuore (che non è molto, va detto, ma meglio di niente...). Infatti, non potendo riappiccicargli uno per uno tutti i tocchettini ecco l'escamotage: Jason diventa un'entita demoniaca, tipo verme, che passa di corpo in corpo. Ciao ciao alla maschera da hockey e al grosso corpicione da palestrato ammazzasette. Jason è uno, nessuno e centomila, e in qualunque corpo vada fa sempre e solo quello che sa fare, cioè accoppare più violentemente possibile ripassando appena si presenta l'occasione a Crystal Lake. E se quindi assumiamo che Jason sia diventato uno spirito diabolico, quale fine migliore che finire sprofondato negli inferi (con l'artiglio di Krueger che ne ghermisce la maschera)? E adesso se risale pure da lì ci sarà da mettersela via una volta per tutte...

PARTE 10: JASON X (2001)
Gli capita di tutto, a Jason, perfino di essere ibernato da un'equipe medica proprio quando s'era risvegliato! Tornato in vita si ritroverà su un'astronave nell'anno 2445, in pieno spazio! In pratica verrà ricostruito e dotato di una bella armatura robotica comprendente una futuristica maschera da hockey molto molto trendy! In un ologramma lo faranno perfino tornare all'amato laghetto con camping e porcelloni in vacanza. Meglio di così... Purtroppo, dopo una lotta nei corridoi bui dell'astronave (che stranamente non si chiama Nostromo...), il nostro farà la stessa fine di un noto collega di saghe: espulso a forza nello spazio. E dove cadrà? Incredibile ma vero: a Crystal Lake, con ammaraggio e veloce immersione dopo esser stato scambiato per una stella cadente da due innamoratini lì in zona!

PARTE 11: FREDDY VS JASON (2003)
Jason se ne sta buono buono all'inferno quando un giorno chi ti arriva a interrompergli la siesta? Il simpatico Freddy Krueger (astutamente travestito da mamma di Jason per colpire l'immaginazione del killer che, si sa, lo prendi in giro facile). Freddy è triste: i ragazzini di Springwood non lo sognano più e ciò lo tiene bloccato all'inferno senza poter ammazzare nessuno. Così risveglia Jason e lo rispedisce di sopra per far tornare il panico a Elm Street. Ma Jason (che non ha mezze misure, lo sappiamo) esagera e fa strage di un'intera generazione senza lasciar nulla al povero Freddy, che a un certo punto s'incazza e avvia la lotta col collega. Jason vince e mostra la testa di Freddy al pubblico, ma quella testa, attenzione, fa l'occhiolino...


 
VENERDI 13: GENESI E ANALISI DELLA SAGA HORROR PIU' PROLIFICA DI SEMPRE
(a cura di Buiomega71)

PARTE 1: VENERDI 13 (1980)
Estate 1958, una coppia amoreggia. In una soggettiva rubata all'incipt di Halloween qualcuno li uccida a coltellate. Comincia così una delle saghe più longeve e importanti del cinema horror americano degli anni 80, che riprende stili e stilemi di Black Cristhmas e Halloween (senza dimenticare il seminale, baviano Reazione a catena) codificando per sempre le regole dello "slasher", un genere che partendo dalla saga di Venerdi 13 partorirà infiniti cloni. Sean Cunningham, che veniva dalla produzione e aveva girato qualche soft porno e alcuni filmetti dimenticabili, fa il botto con un film schematico e semplice eppure viscerale e angoscioso, coadiuvato dagli impressionanti sfx splatter dal grande Tom Savini (che all'epoca era considerato il signore del gore, tra l'altro qui cut in moltissime edizioni) e sigillato dal bellissimo score di Harry Manfredini, comprendente l'indimenticabile "kill kill ma ma", tormentone costante di (quasi) tutta la serie. Un campeggio - Crystal Lake - alcuni ragazzi (tra cui un giovanissimo Kevin Bacon), un laghetto, spensieratezza e scherzi goliardici; ma un'ombra oscura si aggira nel campo, un'ombra che comincia a decimare i giovincelli sgozzandoli, trafiggendoli con lance che trapassano la gola (la morte di Kevin Bacon sdraiato nel letto è uno degli effetti splatter più agghiaccianti di Savini). Asce piantate in pieno volto, bastoni infilzati negli occhi e nella giugulare fino allo svelamento finale, con battute degne dei migliori thriller e una decapitazione che ancor oggi rimane di forte impatto visivo. L'ombra che "chiedeva" il sangue dei giovani, si scopre, altri non era che la mamma del piccolo, deforme Jason (Pamela Voorhees alias Betsy Palmer), annegato nello stesso campeggio alla fine degli anni '50 per incuria di due giovani animatori che amoreggiavano invece che accudirlo. La furia e la vendetta della signora Voorhees sarà feroce quanto determinata, con tanto di alterazione della personalità ("Uccidila mamma, uccidila", pronuncia con voce infantile mentre insegue per il campo la giovane Aice/Adrienne King). Nel coincitato finale Alice (nomen omen favolistico, virginale, come tutte le eroine dello slasher) riuscirà a decapitare la signora Voorhees per poi abbandonarsi in una canoa in mezzo al lago, accarezzata dallo score melodico di Manfredini. Sembra tutto finito, ma improvvisamente il piccolo Jason balza fuori dalle acque per ghermirla. Ma è stato solo un incubo e Alice, una volta risvegliatasi in ospedale, chiede al poliziotto: "E il bambino?". Il poliziotto replica: "Noi non abbiamo trovato nessun bambino". Alice, ancora scioccata dai terribili avvenimenti, vaticina bene: "Allora è ancora là". Jason riposa nelle placide acque di Crystal Lake, in attesa dei sequel.

PARTE 2: L'ASSASSINO TI SIEDE ACCANTO (1981)
Dopo lo stratosferico successo di Venerdi 13, i dirigenti Paramount mettono in cantiere l'immancabile seguito. Esattamente un anno dopo, la produzione dà seguito al progetto e sceglie come regista l'allora trentenne Steve Miner, con un passato da disegnatore di fumetti e produttore associato del primo (dove compariva con il suo vero nome, Stephen Miner). Il nostro, tra le altre cose, era già stato assistente di Wes Craven per il famigerato L'ultima casa a sinistra. Il plot non cambia: stesso campeggio, stessi ragazzi e stesse location nel circondario. La novità sta tutta nell'identità dell'ombra che cammina tra i boschi: questa volta si tratta di Jason Voorhees in persona, cresciuto (un bel manzo, lontano anni luce dal ragazzino gracilino del primo episodio) e deciso a vendicare la madre (uccisa da Alice nel primo episodio), perchè "lui ha visto mentre veniva decapitata". Come l'orco delle favole si aggira per i boschi indossando un sacco di iuta sulla testa (per coprire le sue mostruose fattezze) e vive in una spelonca, dove ha innalzato un macabro altare con la testa mummificata della madre (omaggio, non troppo velato, al Maniac di Lustig). Già dall'incipit vediamo Jason uccidere Alice, l'eroina del primo film, per poi accanirsi sui nuovi arrivati al "campo di sangue". Anche qui il body count è abbondante (forse molto più che nel primo) e non manca lo splatter (ma gli sfx di Carl Fullerton furono massacrati dai tagli della produzione stessa). Ricordiamo una coppia di amanti infilzata nel letto e machete piantati in faccia a ragazzi paraplegici. Nel finale la nuova scream queen Amy Steel riuscirà a ingannare Jason indossando il lurido maglione della madre morta spacciandosi per lei. Ma è solo una chimera, un attimo di stand by: Jason finirà la sua vendetta in onore della madre. Lui è ancora là, tra i boschi...

PARTE 3: WEEKEND DI TERRORE (1982)
Terzo capitolo delle gesta di Jason Voorhees, questa volta realizzato con la tecnica del 3d, che andava di moda tra il 1982 e il 1983 (vedi operazioni come come Lo squalo 3 e Amityville 3, sicuramente il 3 tornava utile per il giochino delle tre dimensioni, almeno nel titolo). In cabina di regia ancora Steve Miner, che qui si sbizzarisce in violenza e splatter realizzando quello che (fino ad allora) era l'episodio più feroce e violento in assoluto, tanto da beccarsi un sano vm 18. La meccanicità seriale comincia a mostrare la corda, se non fosse che è qui che per la prima volta Jason indossa la maschera di portiere da hockey (trafugata al bamboccio cicciottello sempre in vena di scherzi goliardici). Il killer non si risparmia in ferocia sparando fiocinate in pieno volto, tagliando letteralmente in due tronconi giovani ragazzotti, enucleando occhi, amputando braccia a risibili bikers, perforando seni con enormi coltellaci. La sceneggiatura del duo Martin Kitrosser e Carol Watson non eccede coi cambiamenti. Ormai Jason è il babau, l'uomo nero senza identità, macchina da guerra pronta a tagliare, sgozzare e amputare. Nel delirio finale che omaggia pure Non aprite quella porta, come per legge di contrappasso sarà la madre di Jason, mummificata, a balzare fuori dalle acque per ghermire Chris (Dana Kimmell), scena incubo che ribalta l'ottica della situazione originaria (mentre il volto di Jason ci viene mostrato in tutto il suo orrore). Miner chiude il film con le acque chete del lago, che nascondono ancora molti orrori a venire.

PARTE 4: CAPITOLO FINALE (1984)
Quarto e apparentemente conclusivo capitolo della serie. Miner passa il timone a Joseph Zito, regista dell'indimenticato Rosemary's Killer, che pretende il ritorno di sua maestà Tom Savini per gli splatterosissimi effetti speciali. Zito immerge subito il film in un'atmosfera malsana e inizia con la "raccolta" dei corpi della strage del terzo capitolo. Jason viene portato all'obitorio ma si risveglia, ricominciando a menar strage. Al di là dello script (opera di Barney Cohen e Bruce Hidemi Sakow), che poco si differenzia dagli altri, questo "capitolo finale" si distingue per ferocia e spietatezza, immerso in un'atmosfera umida e "paludosa" non indifferente. Ci viene mostrata pure la tomba di Pamela Voorhees (sul ciglio di una strada!) e Jason torna a colpire ferocemente, in una notte di tregenda, tra gemelline defenestrate, cavatappi piantati nelle mani, corpi crocifissi alle porte, massacri sotto la doccia, teste segate e squartamenti. Sarà un ragazzino, Tommy Jarvis (Corey Feldman) a porre fine alla mattanza, gabbando Jason come fece Amy Steel nel secondo capitolo: leggendo un trafiletto su un giornale, vedendo l'identikit del piccolo Jason e rasandosi i capelli per assomigliargli. La furia del bambino sarà incontenibile. Come disse il produttore Frank Mancuso Jr in un intervista su Fangoria :"Mi fa uno strano effetto sapere che Jason è morto sul serio, e che la saga finisca qui". Ma il capitolo finale non sarà tale. Non per molto, almeno.


PARTE 5: IL TERRORE CONTINUA (1985)
Quinta avventura di Jason, o meglio di un emulo di Jason, visto che questo penoso quinto capitolo cerca di distaccarsi dalla serie proponendo sì l'omone con maschera da hockey e patito delle armi da taglio, ma spiegando che questa volta Jason non c'entra nulla. E' invece la vendetta di un padre a cui hanno ucciso il figlio idiota, che si immedesima in Jason uccidendo, in maniera risibile, alcuni componenti di una casa di cura. Questa sonora porcheria non meriterebbe un rigo (siamo più dalle parti della Troma che di quelle di Crystal Lake) se non fosse che il fil rouge che unisce questa ignominia alla saga è rappresentata da Tommy Jarvis (il ragazzino che uccise Jason nel quarto capitolo), qui un sociopatico disadattato con la passione dei mostri! Insulso e poveristico, con sequenze comiche da fucilazione (basti per tutte un ragazzino di colore stile Goonies che affronta l'emulo di Jason a bordo di un bulldozer!). A volte l'originalità (o come in questo caso, la pochezza di idee) partorisce obbrori. Jason non abita più qui.

PARTE 6: JASON VIVE (1986)
Ormai la saga è giunta al capolinea. Primo film delle gesta di Jason a essere distribuito direttamente in home video (almeno da noi). Jason viene resuscitato da un fulmine mentre giaceva sottoterra in compagnia di vermetti "fulciani", inconsapevolmente proprio da Tommy Jarvis, che voleva assicurarsi che Jason fosse definitivamente morto! Curioso come la figura di Tommy Jarvis sia andata via via modificandosi, con ovvi strafalcioni di continuity: ragazzino gracilino nel quarto capitolo, depresso sociopatico nel quinto, manzo americano in questo numero 6 (è l'attore Thom Mathews, che "cercava" Tina nel Ritorno dei morti viventi). Jason è quindi di nuovo tra noi, ormai essere soprannaturale e zombi immortale che torna a caccia di campeggiatori sempre a Crystal Lake (qui denominata Forest Green, nome cambiato per ovvi motivi di fama). Tom McLoughlin (che scrive e dirige il film) inietta dosi di humor demenziale (come il gruppo che gioca alla guerra tra i boschi, fatto a pezzi da Jason in puro stile cartoon, i titoli di testa che omaggiano James Bond) e crea un'atmosfera che fa sembrare il tutto un episodio truce di Storie incredibili. A parte il solito body count, che si tenta di rivitalizzare con tocchi di originalità (una testa tra le lamiere di un camper in pura fusione "cronenberghiana"), abbiamo l'ottima regia di Tom McLoughlin e la fotografia cupa di Jon Kranhouse che fanno di questo numero 6 un prodotto assai godibile e divertente, facendo dimenticare l'inutile numero 5 e riportando la serie in carreggiata. Gli sfx di Martin Becker sono ancora rozzi e poco realistici, e lo splatter non è eccelso, ma McLoughlin crea un divertente mix di humour e horror (tipicamente anni 80) da non far pesare troppo il parco spargimento ematico. Così, appena ripresosi dal letargo, Jason strappa il cuore all'amico di Tommy (che la polizia crede il diretto responsabile degli omicidi, in una sorta di emulazione), poi blocca due animatori in maggiolone infilzando con una sbarra l'uno e finendo lei (che tentava pure di corromperlo con del denaro!) in una pozza d'acqua con un movimento della macchina da presa ad effetto "testa in giù" davvero notevole. Dopo un po' di mattanza,  Jason si dirige a Forest Green (ex Crystal Lake, nome cambiato per ovvie ragioni di fama) dove campeggiano alcuni ragazzini, e qui troviamo le parti migliori del film, quasi da favola nera, con una bambina che somiglia alla Carol Anne di Poltergeist: vede Jason scrutare dalla finestra del dormitorio. Notevoli, infine, i titoli di testa modellati su quelli dell'agente 007, che con un colpo di machete squarcia lo schermo. Jason, al contrario di James Bond, le bondgirl preferisce farle a pezzi.

PARTE 7: IL SANGUE SCORRE DI NUOVO (1988)
Notevole settimo capitolo, quando le speranze sembravano ormai vane. John Carl Buechler, grande mago degli sfx di casa Empire, prende le redini in mano e realizza un ottimo sequel, che sembra, a tutti gli effetti, un remake del quarto capitolo. Stessa atmosfera cupa come simili sono gli omicidi (si vedano la ragazza defenestrata o il giovane accoltellato in cucina, davanti al frigo). Jason, poi (da questo capitolo impersonato dallo stuntman Kane Hodder) è creatura marciscente e possente, grottesca maschera dell'orrore più viscerale, un ammasso di cartilagini e ossa esposte in bella vista, con tanto di carne putrescente che si ammassa su quello che rimane della maschera da hockey. A risvegliarlo dal fondo del lago dove era finito nel capitolo precedente, una ragazzina con poteri telecinetici alla Carrie, Tina (Lar Park-Lincoln), che in passato aveva ucciso il padre violento annegandolo nel lago. Presa da rimorsi lo vorrebbe portare alla vita, ma sbaglia mira e resuscita Jason. Lo script (di Daryl Haney e Manuel Fidello) è piuttosto demenziale, ma Buechler non molla mai la presa e nel finale si assiste ad una lotta senza esclusione di colpi tra il possente zombi armato di machete,e la ragazza con i poteri telecinetici, un Jason vs Carrie davvero notevole (se non fosse per il finale, davvero assurdo e cialtronesco). Però qualcosa di "nuovo" c'è, e la saga sconfina nei territori cari a Brian De Palma e David Cronenberg. Ormai la continuity è solo un optional... resta solo l'acqua, liquido amniotico che sembra impossibile separare da Jason.

PARTE 8: INCUBO A MANHATTAN (1989)
E questa volta Jason va in città, visti i tempi magri che girano a Crystal Lake, e si concede una vacanza in quel di New York approdandovi in stile Nosferatu (o Zombi 2 se preferite) su una nave che ha visto il mare in tempesta manco fosse il Poseidon. Capirete anche voi che ormai gli sceneggiatori fanno a gara in cretinismo per portare avanti le gesta di mr. Voorhees, ormai relegato allo straight to video. Rob Hedden, che scrive e dirige, fa approdare Jason nella grande mela, con tutti i clichè del caso. Alcune buone trovate non mancano, come l'arrivo di Jason a New York: appena tocca terra, di fronte a sè vede una gigantesca maschera da hockey su un cartellone pubblicitario. I newyorkesi non fanno troppo caso a questo omone che gira le streets con maschera da hockey e machete lungo un chilometro in mano... Ma la "novità" stufa presto. Hedden, per ricordarci che siamo in un sequel della famoa saga, mostra in flasback il trauma della protagonista (Tiffany Paulsen) che quando era piccina, per imparare a nuotare, venne spinta dal simpatico zio nelle acque di Crystal Lake, dove il piccolo Jason tentò di afferarla e trascinarla sotto con sè (con madornali errori di date e tempi: Jason è sempre rimasto piccino in fondo alle acque del lago?). Finalone alla Assalto alla terra, tra le fogne di New York dove Jason (tipo Toxic) finirà i suoi giorni ingloriosamente, ricoperto di liquami tossici e schifezze radioattive. La serie z si è irrimediabilemete impadronita della saga e gli echi del campo di sangue sono ormai lontani.

PARTE 9: JASON VA ALL'INFERNO (1996)
Ci voleva il ritorno del regista del primo film per rinverdire una saga ormai logora. Cunningham, insieme alla New Line (fuori la Paramount, che deteneva i diritti della serie) produce questo originalissimo ritorno di Jason, il quale si vede solo all'inizio, presto crivellato di colpi e fatto esplodere da un gruppo di teste di cuio. Complatamente scollegato all'episodio precedente, è un sequel a se stante, che fa tabula rasa di tutti gli altri, dove il cuore nero di Jason diventa uno schifosissimo parassita che passa da corpo a corpo, come nell'Alieno, entrando negli orifizi come lo un parassita cronenberghiano. I fan non hanno gradito (il loro beniamino appare solo nell'incipit), ma il film è gustoso e, per una volta, davvero originale. Si scoprono poi gradi di parentela (la protagonista Kari Keegan è una Voorhees, perchè Jason può nascere o morire solo attraverso un cosanguineo, e la parentela Jasoniana era stata abbandonata già dal terzo capitolo). Adam Marcus riempie il film di citazioni, dal Necronomicon di Evil Dead rinvenuto in casa Voorhees al massacro al distretto di polizia, da Terminator a Maniac cop, (mentre la cruenta sparatoria al dinner prettamente peckinpahniana). Qualcosa di completamente diverso, che poco assomiglia (c'è giusto uno squartamento in tenda) alla saga di Venerdi 13. Coacervo di citazioni metafilmiche dalla sceneggiatura non proprio perfetta, ma anche divertimento (per i fan dell'horror tout court) assicurato. Siamo alla quintessenza malefica di Jason, un repellente verme mix tra un Gremlin e un cucciolo di Predator. Un tripudio di mani infernali che sbucano da sotto terra, pugnali magici, luci divine, incubi barkeriani, la maschera da hockey che è un tutt'uno organico cronenberghiano con il mostruoso volto di Jason, e alla fine l'artiglio di Freddy che ghermisce la maschera di Jason trascinandola sotto terra. Non è più un vero e propio sequel: forse è tempo di crossover...

PARTE 10: JASON X (2001)
Dopo il parziale insuccesso di Jason va all'inferno, Sean S. Cunningham ci riprova, questa volta mandando Jason negli spazi siderali come avevano fatto con Pinhead nel quarto Hellraiser. Un po' di pessima Computer Grafica, un nuovo look per Jason che sta tra Robocop e un transformer e demenza a iosa. Raschiando il fondo del barile si toccano vette di pattume a dir poco sublimi, con momenti che sembrano usciti dal peggior "cyborg movie" di Albert Pyunn, con l'idea folle di formichine rigeneratrici capaci di curare ogni tipo di ferita e che appunto daranno vita al nuovo, scintillante, Jason, emerso dalle ceneri come l'araba fenice. Lo script minimale (opera di Todd Farmer, con lo pseudonimo di Derick Underschultz), mostra il corpo di Jason ridotto in stato criogenico (non prima di avere infilzato niente popodimeno che monsieur David Cronenberg) insieme a quello di una dottoressa che voleva eliminarlo una volta per tutte. Si riapre nel 2445, quando un gruppo di scienzati trova il reperto e lo porta sulla propria astronave. Facile capire il proseguo: l'ambientazione cambia, ma non il body count, e il buon Jason avrà il suo bel daffare. Unica scena degna di nota, e che ci riporta al sapore della "vecchia" saga, è quella dell'ologramma, che trasferisce Jason a Crystal Lake nel 1980 con tanto di laghetto, cascina e boschetto, e dove due sgallettate in topless lo invitano a "giocare" con loro; per tutta risposta Jason le sbattacchierà una contro l'altra nei sacchi a pelo, spalmandole in parte sulla corteccia degli alberi (scena, questa, già vista in Il sangue scorre di nuovo). Ormai Jason è diventato un giocattolone, un robottone, addirittura scambiato per una stella cadente dagli innamorati alla fine del film.

PARTE 11: FREDDY VS JASON (2003)
Quello che si annunciava nel finale di Jason va all'inferno diventa realtà. Il pedofilo assassino con il volto bruciato e il maglione a righe e i rasoi al posto delle dita si incontra, ma sarebbe meglio dire si scontra, con il possente ammazzacristiani Jason Voorhees (all'ultima apparizione prima del restyling firmato Marcus Nispel). Dietro l'operazione ancora mr. Cunningham, che si è deciso al crossover con Freddie dopo una serie di progetti abortiti (addirittura si pensava di inserire lo scontro tra "titani" nel settimo episodio optando, poi, per l'arrivo di una fanciulla stile Carrie). Scritto dal duo Damian Shannon e Mark Swift e diretto dal maestro hongkonghese di La sposa dai capelli bianchi e La sposa di Chucky (quarto capitolo della bambola assasina) Ronny Yu, il film è un simpatico crossover in puro stile wrestling, protagonisti due dei beniamini dell'horror anni 80. Freddie Krueger è stato rimosso dai ragazzi di Springwood, che non lo sognano più, e decide così di risvegliare dall'inferno Jason: camuffatosi da mamma Pamela Voorhees (idea geniale), si allea con Jason per far tornare il terrore a Springwood. Il virus Freddie si sparge a macchia d'olio, ma si sa, due galli sono troppi per un solo pollaio. Un fumettone divertente, zeppo di eccessi da cartoon, con le due icone che se le suonano di santa ragione e battutacce di Freddie come corredo: "Ah, testa di cazzo da hockey, mi hai staccato un braccio!". Il tutto intervallato da esplosioni splatter sui corpi delle giovani vittime e momenti, piuttosto tosti, che oscillano tra la pedofilia e l'incesto. Un pop corn movie con qualche sprazzo visivo fiammeggiante e geniale (il flashback incubo di Monica Keena, che si ritrova a Crystal Lake negli anni 50 con Jason bambino oggetto di scherno di alcuni ragazzini che lo buttano in acqua e i sorveglianti che fanno sesso come dannati), ma in sostanza un giocattolone fine a se stesso. Ne è passata di acqua - e il caso di dirlo - sotto i ponti, da quel piccolo slasher a basso budget con una madre che voleva vendicare il propio figliolo annegato... Un figlio cresciuto troppo in fretta: serializzato, resuscitato e fagocitato, spremuto fino all'eccesso. Ma la saga di Venerdi 13 potrebbe andare avanti all'infinito e io sarò là, sempre in prima fila.

APPROFONDIMENTO INSERITO DAI BENEMERITI BUIOMEGA71 E ZENDER

Articoli simili

commenti (19)

RISULTATI: DI 19
    Markus

    8 Giugno 2011 08:23

    La vera guida ai VENERDI 13. Grazie BUIOMEGA71 e ZENDER! Il mio preferito di sempre rimane il "n.2"; chissà poi il perché...
    Zender

    8 Giugno 2011 08:36

    Probabilmente per il sacco di patate in testa. Non è cosa da tutti decidere di coprirsi con una cosa così in testa. Io ricordo invece piuttosto divertente il 3. In assoluto direi che teoricamente il migliore dovrebbe essere quello più splatter e creativo negli ammazzamenti, visto che è questo ciò che conta nella saga...
    Buiomega71

    8 Giugno 2011 09:59

    Se devo scegliere, direi sicuramente il terzo di Miner ( è qui che Jason indossa per la prima volta l'ormai leggendaria maschera da hockey), nonchè il quarto di Zito, tetragono e angosciante, e furiosamente feroce. Infine, per originalità , sicuramente Jason và all'inferno.
    Powerglide

    9 Giugno 2011 15:48

    Analisi esaustiva; Venerdì 13 non miha mai appassionato, pensavo addirittura si fermasse alla parte 3.
    Devo rimediare assolutamente.
    Powerglide

    9 Giugno 2011 15:48

    Analisi esaustiva; Venerdì 13 non mi ha mai appassionato, pensavo addirittura si fermasse alla parte 3.
    Devo rimediare assolutamente.
    Zender

    9 Giugno 2011 18:58

    Ahah, sei sempre gentilissimo Powerglide! Invece ti capisco benissimo, non ha mai appassionato molto nemmeno me, a dire il vero. Personalmente mi interessava di più la storia di questo assassino ridicolo che muore e rinasce in continuazione fregandosene di ogni logica...
    Brainiac

    9 Giugno 2011 20:25

    Bravissimi! Non si parla mai abbastanza di assassini che muoiono e rinascono! Spezzo inoltre la mia solita lancia a favore di Nispel e del suo underratedissimo remake. Fra i miei preferiti Jason goes to Hell e il decerebrato Jason X. Gli altri non li vedo da un tot.
    Herrkinski

    10 Giugno 2011 15:43

    Complimenti per lo spassoso approfondimento. Mi considero un fan della saga, da bambino/ragazzino ero un fanatico di Jason. In seconda media ad una festa di carnevale mi vestii da Jason (quello del 2° episodio), col sacco di patate in testa e un coltellaccio di plastica, hahah. Mi ricordo che quando uscì il 6° in VHS a noleggio io lo volevo assolutamente comprare, ma il tizio del videostore mi disse che non esisteva la versione da vendita e per avere quella da noleggio dovevo pagare 120 mila lire... Non so se poi effettivamente sia mai uscita la VHS per la vendita, prima che lo ristampassero in DVD. Per qualche motivo, il 6, il 7 e l'8 all'epoca erano sempre di difficile reperibilità, almeno dalle mie parti. Comunque grazie per avermi fatto rievocare qualche bel ricordo :-)
    Zender

    11 Giugno 2011 07:11

    No HK! Il Jason col sacco di patate non si può! E' un Jason ancora in erba, irriconoscibile. D'accordo che un sacco di patate costa meno di una maschera da hockey, ma a tutto c'è un limite :) Effettivamente Brainiac ha ragione: non abbiamo inserito il remake,che pur non parte "integrante" della saga è pur sempre un Venerdì 13...
    Buiomega71

    11 Giugno 2011 11:02

    Purtroppo , il sottoscritto, non ha ancora visto il remake di Nispel.