Tarda coproduzione italo-spagnola cui la regia di Hellman impone tempi, spazi e modi del western crepuscolare americano, peraltro richiamato dalle figure di Peckinpah - nel cameo del giornalista - e del suo attore feticcio Oates, nonchè dalla calda fotografia di Rotunno e dai delicati arpeggi di Donaggio. Testi (doppiato da Michele Kalamera) gioca al Clint Eastwood, la Agutter e le altre fanciulle del West si prodigano in frequenti nudi per un’opera curata ma insapore, incerta tra l’aderenza ai paradigmi statunitensi e la ricezione delle esperienze del western di casa nostra. Innaturale.
Curiosa operazione, solo parzialmente riuscita. Inizialmente ricorda addirittura Ossessione, con tanto di fuga d'amore. E fino lì il film tiene benino, con interessanti duetti Oates-Testi (bravo più del previsto). Poi, quando arrivano le sparatorie, sembra che manchi qualcosa: non funziona come western tradizionale ed è "impaginato" male come spaghetti. E allora paiono difetti quelle che fino a poco prima parevano interesanti variazioni sul tema, come i nudi della Agutter, bellissima. Così così, alla fine dei conti.
Killer di professione con una sua etica e un suo modo di agire, forse già visto sotto altre spoglie e in altri contesti: prima che boia, giudice. La presenza femminile intorbidisce le acque dei sentimenti portando confusione ma non annebbiamento di cervelli, fino a una conclusione con una sua logica, che si intuisce solo alle ultime battute. Una sceneggiatura piuttosto curata, una regia che riesce bene in ogni situazione e un discreto cast dove emerge senz'altro Oates (ma che vede anche un accettabile Testi) ne fanno un western niente male.
Sorta di punto di congiunzione tra il western americano e quello "spaghetti". Sporco, violento e con una bellissima sparatoria finale. Cast assurdo, in senso positivo, che unisce il "nostro" Fabio Testi con Oates, la conturbante Agutter e persino il grande Bloody Sam in persona. Doveva pure fare una scena Sergio Leone, che passava da quelle parti. Un cult che poteva nascere solo nei mitici Anni Settanta.
Probabilmente il vero e proprio canto del cigno dello "spaghetti western", tanto che di elementi classici del genere ce ne sono ben pochi. Innanzitutto ci troviamo di fronte a una storia dal forte crepuscolarismo, degno dei film di Sam Peckinpah (qui in un piccolo ruolo). E anche il protagonista, Fabio Testi, pistolero ingaggiato per uccidere il proprietario di una fattoria, Warren Oates, non ha la stessa spavalderia tipica di un qualsiasi pistolero del genere "spaghetti"; addirittura avrà una storia d'amore con la moglie del proprietario della fattoria. Curioso e intimista.
Western crepuscolare che dopo un inizio abbastanza canonico (pistolero graziato dalla condanna a morte affinché commetta un omicidio), percorre strade davvero insolite per il genere, focalizzandosi su una storia d'amore clandestina condita dai frequenti nudi di una conturbante Jenny Agutter. Oates e Testi interagiscono bene, mentre l'attenzione rivolta alle psicologie dei personaggi e il ritmo lento vanno inevitabilmente a discapito dell'azione, che fa capolino giusto prima dell'epilogo, anch'esso piuttosto inconsueto. Buone le musiche di Pino Donaggio.
Strana commistione tra lo spaghetti western e il nuovo western americano, con un cast notevole (Fabio Testi e Warren Oates coprono molto bene i rispettivi ruoli) e una trama sorprendente, che prevede una presenza femminile molto maggiore rispetto alla media di quel genere e un numero di nudi decisamente anomalo, per il western. E la presenza di Sam Peckinpah nobilita il tutto.
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Mi ha sempre incuriosito il titolo originale: "China 9, liberty 37". Chiedo a Homesick (l'unico che ha visto il film) e a chi sa darmi lumi: a cosa si riferisce (ho pensato che possano essere le distanze da due paesi chiamati l'uno China e l'altro Liberty, ma credo sia solo un volo pindarico di una mente non troppo sagace)?
Caesars ebbe a dire: Mi ha sempre incuriosito il titolo originale: "China 9, liberty 37". Chiedo a Homesick (l'unico che ha visto il film) e a chi sa darmi lumi: a cosa si riferisce (ho pensato che possano essere le distanze da due paesi chiamati l'uno China e l'altro Liberty, ma credo sia solo un volo pindarico di una mente non troppo sagace)?
Esattamente Caesar. Ne dà conferma pure il Mereghetti nella scheda della recensione del film.
Didda23 ebbe a dire: Che resistenza psico-fisica, caro Caesars!
Beh per la verità non è che ossessionasse più di tanto. E' che già ai tempi della sua uscita la cosa mi incuriosì, poi col passare degli anni ogni tanto mi capitava di ripensare a questo titolo (per i più svariati motivi) e mi riproponevo la domanda. Non più tardi di sabato scorso ci ho ripensato (perchè canticchiavo "25 or 6 to 4" dei Chicago, anche qui mi chiedo ancor ora a cosa si riferisca il titolo)e oggi mi sono ricordato di chiederlo nel posto migliore dove farlo. Ovviamente ho avuto subito la risposta, dall'ottimo Buio.