Primo (e per adesso unico) esperimento dietro la macchina da presa di Robert De Niro, che evidentemente ha visto nell'opera teatrale di Chazz Palminteri (che l'ha anche sceneggiata e interpretata, nel ruolo di Sonny) un rimando alla propria infanzia. Non per niente ha poi scelto di dedicare il film a Robert De Niro sr. BRONX si apre nella New York del 1960, nel cui celebre quartiere si animano e si intrecciano le storie di piccoli gangster e personaggi molto caratterizzati. La storia è quella del piccolo Calogero (Francis Capra, che poi diventerà otto anni dopo Lillo Brancato), figlio di un conducente d'autobus (De Niro) che cerca d’insegnargli a condurre una vita onesta. Ma il bambino è attratto...Leggi tutto dal carisma del boss del luogo, Sonny (Palminteri), il quale lo prende in simpatia e gli fa da padrino insegnandogli anche lui uno stile di vita, precisando comunque di non seguire la strada dei gangster. Il ragazzo è titubante, costantemente combattuto nelle sue decisioni e le cose non sembrano cambiare nemmeno con gli anni. Poi ci sarà il finale, che metterà tutto a posto ma che appare forzato, poco naturale ed eccessivamente “melodrammatico” e nel quale farà una breve comparsa (quasi un atto dovuto nei confronti di uno degli attori-simbolo del genere) persino il grande Joe Pesci. De Niro ha imparato abbastanza bene la lezione di Coppola, Scorsese e Leone, ma non ha ancora l'abilità registica di nessuno dei tre (ovviamente) e a volte scade in scopiazzature poco convincenti (tutta la presentazione dei personaggi secondari, caratterizzati “per forza”) o in parentesi sentimentali discutibili. Però, grazie anche a un uso intelligente delle musiche e a un cast in grande forma (lui per primo) firma un’opera non trascurabile.
Buon esordio dietro alla macchina da presa di De Niro. Certo il film manca di originalità, il tema della famiglia mafiosa è stato trattato troppe volte e da registi molto importanti, ma la storia è buona e realizzata bene. Interessante la figura del bambino, combattuto tra la figura paterna, onesto ma semplice conduttore di autobus, e il boss mafioso. Certamente il lavoro vale soprattutto grazie agli interpreti principali: lo stesso De Niro e Chazz Palminteri, ma a prescindere da essi è sicuramente un esempio di buon cinema.
Convincente esordio alla regia per De Niro che inizialmente prende spunto da Quei bravi ragazzi; la storia del bambino (narratore esterno) che si avvicina al mondo dei malavitosi facendo dei lavoretti nel loro bar è praticamente la stessa del film di Scorsese. Col passare dei minuti la sceneggiatura del co-protagonista Palminteri si dimostra solida e il nostro Bob può mettere molta carne al fuoco: il contrasto padre onesto/figlio (pseudo) mafioso, l'odio razziale nella New York anni '60 e una love-story che non stona con il bel clima generale del film.
MEMORABILE: "La cosa più triste nella vita è il talento sprecato..."
Dura prova per De Niro-regista con il genere gangster: gli apici dei grandi registi sono lontani... Ma complice una buona sceneggiatura ne esce un film valido, una variante sul tema di Quei bravi ragazzi, un po' meno drammatico. Ci sono una buona atmosfera d'epoca, l'ottimo personaggio di De Niro, la buona interpretazione di Palminteri e un finale melodrammatico ma azzeccato. Il gangster si redime e diventa maestro. Morale di Sonny: se sai fare solo il gangster fallo bene, ma se sai fare altro stanne alla larga. Tre pallini pieni pieni.
Buon esordio alla regia per Robert De Niro, che cita esplicitamente Martin Scorsese e i suoi film sulle famiglie italo americane (ma anche De Palma e Coppola) come suoi modelli di riferimento anche se adotta una chiave maggiormente intimistica sopratutto in quanto centra la storia su vicende intime e familiari che riguardano il piccolo coprotagonista. Buona l'ambientazione ed ottima la prova del cast.
Ottimo gangster-movie diretto e interpretato da De Niro, che sembra aver imparato a menadito le lezioni di Scorsese e (in parte) De Palma. I riferimenti a un film come Goodfellas sono evidenti e da questo punto di vista ci troviamo di fronte solo ad una variazione sui soliti temi, tuttavia De Niro regista riesce a trasmettere la sua passione per questo progetto e realizza un film avvincente, a tratti duro, con una buona morale di fondo e che rifugge il kitsch o l'eccesso drammatico. Palminteri impeccabile; bravo anche Francis Capra. Notevole.
MEMORABILE: La morte annunciata dei ragazzini in auto.
Ragazzo di origine italiana cresce nel Bronx, diviso tra l'onestà del padre lavoratore e l'influenza del carismatico padrino mafioso del quartiere. L'opera prima di De Niro è impeccabile, emozionante e di grande impatto, anche grazie a una buona ricostruzione e a ottime interpretazioni, prima fra tutte quella ben calibrata di Palminteri (anche autore della storia). Un racconto sincero, che obbedisce al bisogno di spettacolo, sapendo comunicare contenuti importanti con l'intensità dovuta. Un film sulla responsabilità individuale e sul coraggio.
Prima regia di De Niro. La storia non brilla per originalità (ci sono parecchi cliché di diverso tipo) e si inserisce nel filone di film sulla mafia. Tuttavia è girata con una certa professionalità ed è impreziosita da una bella prova attoriale di Palmentieri. Nulla di eccezionale ma gradevole e più che vedibile.
Bello l'esordio alla regia di Robert De Niro. Ambientato negli anni '60, accompagnato da una colonna sonora straordinaria, si avvale di un ottimo gruppo d'attori. Su tutti, un sempre grandissimo De Niro, il giovane Brancato e uno splendido Chazz Palminteri. Diversi i momenti da ricordare.
Un bravo De Niro all'esordio come regista: strizza l'occhio a Scorsese, sì, ma ci mette anche del suo regalandoci una bella storia immersa nel Bronx anni '50-'60. Ci racconta della difficoltà d'integrazione di ogni persona e di ogni etnia, di come sia difficile crescere in posti simili e lo fa con varie sfaccettature: divertenti, malinconiche, romantiche, violente. Un De Niro nostalgico, che ricorda i tempi e gli ambienti in cui è nato e cresciuto.
MEMORABILE: "Hai fatto la cosa giusta per l'uomo sbagliato".
Un film di formazione che ricorda altre pellicole sulla malavita italo-americana newyorkese, onesto e senza ricami. Una storia ben raccontata e con la giusta atmosfera. In un momento di grandi cambiamenti la vita nel quartiere segue le regole di sempre ed il giovane protagonista cresce fra due figure antitetiche, ma ugualmente importanti nella sua vita. Saprà imparare da entrambi. Un buon De Niro e un ottimo Palminteri con personaggi per niente schematici. Decisamente valido.
MEMORABILE: Nel bar con i bikers; il test di Sonny per sapere se è una ragazza importante; il finale.
La vicenda in sé non è particolarmente originale, ma è stata ben diretta tenendo conto dei tempi cinematografici (per questo motivo si segue con vivacità e interesse). De Niro (al suo esordio cinematografico) attinge agli stilemi del cinema dedicato agli italo-americani a New York, dunque all'ormai classicissimo discorso gangster e mafia-movie (alquanto ricco di cliché, tuttavia necessario ai fini dello spettacolo). Non entusiasma, ma non delude nemmeno.
Opera prima per De Niro regista, Bronx è il classico must. Non tanto per il peso dell'opera in sè e per sè, ma soprattutto per il cuore che De Niro ci mette nel dirigerlo ed interpretarlo, dimostrando che in tanti anni di lavoro con i più grandi registi del mondo, ha spiato, imparato e soprattutto rubato la loro scienza (su tutti Scorsese e Coppola). Per De Niro è una ulteriore sfida con se stesso visto che dopo Bronx tornerà a dirigere soltanto altre due volte e la prima dopo ben nove anni. Ottime la sceneggiatura e la fotografia.
Buona la prima per De niro alla regia: partendo da un'idea di Palminteri realizza un buon film, mettendo in luce usi e costumi degli italoamericani del Bronx e rilevando, tra l'altro, problematiche a sfondo "razziale" nella New York degli anni sessanta. Ottime le prove di "Chazz" nei panni del Boss, ma da non sottovalutare anche le capacità del piccolo Francis Capra e di Lillo Brancato, entrambi alla loro prima apparizione cinematografica. Piccola parte finale per Joe Pesci.
MEMORABILE: "Con 20 dollari te lo sei levato da torno... è uscito dalla tua vita con 20 dollari, è un affare!"
All'inizio sembra la classica storia di degradazione suburbana, mafia e cattive compagnie in grado di traviare anche il più retto fra i ragazzi. Ma poi il film prende una piega che non ti aspetti, focalizzandosi sul rapporto quasi paterno creatosi fra un boss e il suo pupillo, un'amicizia che salverà il protagonista e farà riaffiorare il lato umano del capo mafioso. De Niro (che nel film resta abbastanza in disparte) non lascia una particolare impronta alla regia ma dirige con professionalità. Davvero ottimo il cast. Un buon esordio...
De Niro tratta di un ambiente a lui familiare utilizzando un taglio romanzato. La sua regia, pur non utilizzando grandi effetti, raggiunge la sufficienza per un racconto caricaturale che disegna a larghi tratti un periodo non facile per l'integrazione razziale. Ne risente la sceneggiatura, che parte compassata come un'avventura alla Stand by me per poi migliorare sui fatti compiuti. L'omaggio finale al padre chiarisce oltremodo lo stile dell'operazione.
Scorsese contagia il suo attore feticcio che, per la prima volta dietro (ma anche davanti) alla macchina da presa, non sfigura: l'impostazione della narrazione è piuttosto avvincente sebbene alcuni passaggi e qualche ripresa siano di dubbia qualità. Non condivido la divisione (operata da Palminteri?) fra malavitosi buoni e cattivi, ma piuttosto apprezzo il personaggio di Lorenzo. Soporifere le sequenze con Jane e dalla sua entrata succedono troppe cose tutte insieme (la bomba, lo scontro fra i quartieri, l'uccisione...). Piacevole, comunque.
MEMORABILE: La colonna sonora, adatta e gradevole; La difficoltà di C nell'allontanarsi dai suoi amici coetanei.
Mafia movie di De Niro che recepisce al meglio la lezione del suo maestro Scorsese. Il credibilissimo boss Palminteri si impadronisce del "suo" film (l'attore è anche l'autore di soggetto e sceneggiatura) e il buon Bob dietro la mdp lascia fare. Il risultato è più che egregio, con i personaggi di contorno che contribuiscono a creare l'aura epica che caratterizza questo Bronx. Interessante anche lo scontro generazionale. Una menzione anche per le splendide musiche e per una brava Taral Hicks, bella da togliere il fiato. Un film fantastico!
MEMORABILE: Il terrore sulla faccia dei motociclisti sbruffoni quando vedono Sonny chiudere a chiave il locale dall'interno.
De Niro mostra di saper stare anche dietro la MDP mettendo in scena un film ben girato e dal ritmo incalzante. Grande merito va a Palminteri, non solo per la superba interpretazione di Sonny ma soprattutto per aver scritto una sceneggiatura solida, che forse non sarà originalissima ma funziona alla perfezione. Impressionante la somiglianza di Brancato con De Niro, bellissima la Hicks e notevole anche la colonna sonora. Senza dubbio una pellicola da vedere.
Un esordio alla regia sorprendente e dall’esito nient’affatto scontato. Il soggetto è nelle corde di De Niro, ma bisogna riconoscere la qualità dello scritto di Palminteri che non si ferma in superficie, andando oltre i comuni cliché del genere. Non è soltanto un noir ma una storia, come tante nel Bronx, che descrive con coinvolgimento un periodo storico preciso. È meno pomposo e non ha battute a effetto rispetto a un film di Scorsese, ma non per questo è meno meritevole di attenzione. Meriterebbe di essere ampiamente rivalutato.
Una storia del Bronx, di quelle che si vivono in America da sempre, che De Niro riesce a girare e interpretare in maniera eccelsa; si notano l'intimità dell'opera, il tratto personale dell'autore, una sincerità che a tratti sorprende. Interpreti davvero ottimi, tra cui Lillo Brancato, il protagonista, che sembra proprio un piccolo De Niro nei gesti e nei movimenti del corpo. C'è molto da dire sulla messa in scena e sulla rappresentazione dei vari quartieri (con scontri vari tra etnie), che sono qualitativamente lodevoli.
Il giovane Calogero prova simpatie per il boss locale ma è incapace di abbracciare la mala globalmente: forte dei consigli del padre (De Niro) e dello stesso "padrino" (uno splendido Palminteri), riuscirà a fare sempre la sceltà giusta e infrangere qualche tabù. Per il suo esordio dietro la macchina da presa De Niro sceglie un contesto che conosce bene e nel quale può esprimersi con sicurezza; si ritaglia un ruolo delicato lasciando a Chazz la parte più risonante. Ne risulta un film convincente ben oltre le aspettative.
MEMORABILE: "Quelli sono balordi!"; Il cameo di Joe Pesci.
Chiaramente ispirato a Scorsese, De Niro esordisce a braccetto con Palminteri e infatti regia e sceneggiatura risultano sopraffini. Non sono proprio freschi i temi trattati e gli stereotipi abbondano; ma i dialoghi tutt'altro che banali e le curate caratterizzazioni dei personaggi elevano la pellicola dalla media dei mafia-movies anni 90. Notevole e calzante la "selection" della colonna sonora.
MEMORABILE: I 20 dollari; La sicura della portiera; I motociclisti al bar.
Bella pellicola diretta da De Niro (che riserva per se stesso un ruolo breve ma importante) sul genere - indubbiamente a lui caro - del gangster movie, dove però la violenza lascia ampio spazio all'introspezione dei personaggi. Grande prova per Palminteri, interessante anche la performance del giovane protagonista. Il risultato complessivo forse è in parte ridimensionato dalla retorica rassicurante e dal moralismo che emerge nel finale, ma resta comunque un lavoro ben confezionato e meritevole almeno di una visione.
MEMORABILE: La partecipazione, brevissima ma stupenda, di Joe Pesci.
Basato su una pièce di Chazz Palminteri (in questa occasione anche sceneggiatore). Sorta di amarcord che affronta il rapporto padre/figlio, e le cattive amicizie, con la nostalgia che prende il sopravvento. Finale così così, che sfiora il buonismo. Robert De Niro, alla sua prima regia, è il più convincente sotto il profilo interpretativo. Discreta la colonna sonora.
Intenso esordio registico di De Niro che parte dal genere per cui è particolarmente famoso ma discostandosene allo stesso tempo. Non siamo infatti di fronte alle solite scaramucce tra gang o a scalate al potere, ma vediamo l'adolescenza di un ragazzo diviso tra i consigli di un boss e quelli del padre. Due figure con lati e ombre, egualmente apprezzabili e non, in un film che gioca bene con i suoi personaggi, coinvolgendo ed emozionando. Ottima sceneggiatura, interpretazioni calibratissime.
Esordio alla regia per il grande De Niro, che pur senza grande originalità trasmette emozioni forti grazie alla sceneggiatura ben curata di Palminteri. Molto interessante la figura del giovane Calogero, combattuto tra il padre semplice autista di un bus e il boss mafioso Sonny: imparerà da entrambi qualcosa che lo porterà al cambiamento. Evidenziata dal regista la difficoltà d'integrazione della popolazione italoamericana nel Bronx, marcando quindi il problema del razzismo. Ottima colonna sonora e fotografia. Quattro pallini pieni.
Sempre a proposito dell'andante che chi nasce quadrato non può morir tondo, la prima regia di De Niro trasporta sul grande schermo una pièce di Chazz Palminteri, qui anche efficacissimo coprotagonista nei panni dell'inflessibile gangster Sonny. Lavoro solido e ben orchestrato, in linea con i parametri di genere, per quanto certe rotondità sentimentali sembrino a tratti eccessive e il conflitto etnico fra le minoranze italo- e afroamericana sia rappresentato con un certo qual schematismo (ma carica di tensione è la scena dell'attentato). Ottima Jane-Hicks.
MEMORABILE: Attentato nel quartiere afroamericano; Occhio per occhio, dente per dente.
Da bambino è stato testimone dell'omicidio di un uomo da parte del boss del quartiere che ha ricompensato il suo silenzio prendendolo sotto la sua ala protettrice. Una volta adolescente, continua a subire il fascino di questa figura nonostante la contrarietà del padre, un onesto autista d'autobus... De Niro esordisce alla regia con un film simile ad altri di identica ambietazione italo-americana ma particolarmente curato nel disegno dei personaggi, anche se appare eticamente discutibile il ritratto del boss interpretato dal bravo Palminteri come "uomo d'onore" e maestro di vita.
Quello che si dice un buon film. De Niro regista confeziona una pellicola equilibrata, che non dice nulla di particolarmente originale ma lo fa con la mano di chi sa di cosa sta parlando; e lo si evince soprattutto dalla caratterizzazione dei personaggi principali, che riescono a ricreare l'atmosfera di un periodo in cui le classi sociali, la malavita e il razzismo creavano profonde disuguaglianze, non risparmiando nessuno. Poco realistico il bonario cambio di rotta della ragazza di colore, soprattutto dopo l'insulto del protagonista al fratello il giorno prima. Comunque, riuscito.
MEMORABILE: L'errore madornale dei motociclisti; Il test dello sportello; Il passato ritorna... ed è armato.
Un ragazzo cresce nel Bronx e si fa amico un boss col quale avrà da imparare molte cose nella vita, oltre agli insegnamenti del padre. Gli italoamericani degli anni 60 scorrono sullo schermo coi loro principi (e luoghi comuni) in contrasto con i black dei quartieri vicini. Una storia che tiene viva l’attenzione soprattutto nella seconda parte, ma a volte approssimativa sia nelle ricostruzioni scenografiche, sia negli approfondimenti narrativi. Manca quel quid che permetta al film di superare l’ordinario da cui fatica a svincolarsi.
American graffiti raccontato da una famiglia di italoamericani che vive nella parte italiana del Bronx, a stretto contatto con la zona abitata dalla comunità nera. Mafia, lotte razziali, gli anni Sessanta, l’avvento di nuove regole sociali, tutti vissuti con gli occhi dei protagonisti maschili principali (Lorenzo Aniello, il figlio Calogero e il boss mafioso Sonny), accompagnati da una colonna sonora adeguata all’opera. Nonostante i presupposti, la storia è scorrevole e divertente e si avverte il rimpianto per un’epoca perduta popolata da banditi onesti.
MEMORABILE: La partita a dadi nel sotterraneo del bar.
Al debutto da regista, De Niro dimostra di aver assimilato molto (e con umiltà, ritagliandosi un ruolo piuttosto defilato) dai grandi registi con cui ha lavorato (in particolare Scorsese e Leone), attraverso la mise en scene meticolosa e vivida di un soggetto di Palminteri, centrato su un ragazzo del Bronx che riesce a imparare il meglio da due figure di riferimento adulte tra loro antitetiche. Particolarmente riuscit le ricostruzioni ambientali (di un contesto peraltro noto al regista-attore) e i ritratti dei personaggi, corroborati da interpreti efficaci. Curate le musiche.
MEMORABILE: “Hai fatto la cosa giusta per l'uomo sbagliato”; “Quando sarai grande capirai”; I motociclisti in trappola; La molotov gettata nell’automobile.
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Il film è tratto da una pièce teatrale dello stesso Palminteri, che solo in scena interpretava tutti i personaggi. De Niro lo vide e si innamorò della storia tanto da farne il suo primo film da regista.
CuriositàCangaceiro • 8/07/08 13:10 Call center Davinotti - 739 interventi
Proprio così,il buon Chazz interpretava per la precisione 35 personaggi da solo,se non è un record poco ci manca...ottima la sua prova anche nel film rafforzata dal bel doppiaggio di Gammino.
CuriositàCangaceiro • 1/06/09 10:02 Call center Davinotti - 739 interventi
Il vero nome anagrafico di Chazz Palminteri è CALOGERO LORENZO Palminteri.
Non a caso nel film il papà(De Niro) ed il piccolo protagonista(Capra e Brancato) si chiamano rispettivamente Lorenzo e Calogero Aniello.
1) Il brano che fa da sottofondo alla scena del bacio fra Calogero (Lillo Brancato) e Jane (Taral Hicks) è I'm so proud, eseguito dal gruppo The Impressions.
Nel film, ambientato nella New York del 1960, vi è un esplicito riferimento alla finale della World Series di Baseball, fra gli Yankees di New York, (squadra dell'idolo del piccolo Francis Capra, Mickey Mantle), e i Pittsburgh Pirates, di Bill Mazeroski.
Per la cronaca vinsero i Pittsburgh al meglio delle 7 partite (4-3)
La qualità video del Dvd Cecchi Gori è ineccepibile, sono disponibili la traccia audio in italiano 5.1 e quella in inglese 2.0 con sottotitoli in italiano obbligatori.
Nel suo commento (di ieri) Bubobubo scrive: "... la prima (e finora unica) regia di De Niro ...". In effetti nel 2006 De Niro ha diretto anche The Good Shepherd - L'ombra del potere, quindi non si può certo dire che questa sia la sua unica prova registica. Forse Bubobubo vorrà cambiare leggermente il commento.
DiscussioneZender • 15/09/21 15:24 Capo scrivano - 47839 interventi
Sì grazie, tolto la parentesi col "(finora unica)".