Califano - Film (2024)

Tratta dall'autobiografia di Franco Califano "Senza manette", una veloce ricostruzione della sua vita di cantante e autore amatissimo dai romani e la cui parabola comprende anche una vicinanza con la criminalità organizzata (ma nel 1986 ogni accusa è stata smontata). Leo Gassman, che dona il volto e la singolare voce roca al protagonista (immancabile la sigaretta in bocca), è forse la nota più lieta della fiction, che per il resto affronta le diverse fasi della vita dell'artista senza mai troppo incidere.

Disseminato qua e là qualche suo brano famoso (svetta inevitabilmente l'inno "Tutto il resto è noia"), si provano a...Leggi tutto restituire la guasconaggine e i caratteristici tratti comportamentali di un personaggio la cui importanza, in termini strettamente musicali, va commisurata non solo ai tanti album da lui incisi ma anche ai testi donati ad altri autori. L'impressione, rispetto ad altre fiction Rai dedicate a celebri figure della nostra musica (si pensi a quella, riuscita, su Mia Martini) è quella di un lavoro sbrigativo e scolastico, cui mancano i guizzi che lo avrebbero potuto trasformare in qualcosa di più riuscito. NON ESCLUDO IL RITORNO, il film che Calvagna aveva dedicato agli ultimi anni di vita di Califano, ad esempio, appariva più sincero e meno leccato. Qui la modestia della ricostruzione storica va di pari passo con una restituzione nel complesso anonima delle vicende che hanno coinvolto l'artista, a cominciare da quelle che lo videro frequentare il criminale Francis Turatello (poi orrendamente ucciso in carcere).

La giovinezza a Roma, il matrimonio e la figlia, quindi la trasferta a Milano, i primi passi con Edoardo Vianello. Non molto altro, a dire il vero, perché nella seconda parte il film si fa più confuso e sfocato, privo di tappe particolarmente significative che sappiano marcare in qualche modo il tempo, con l'amore per Mita Medici (Cinquantini) a inserirsi tra le scene. Viene descritto con un certo gusto il periodo in cui il Nostro passa dallo scrivere canzoni per altri a intraprendere la via del cantautorato, ma l'eco dei veri successi non si avverte e soprattutto si fatica a inquadrare il protagonista nella scena musicale del suo tempo, come se si preferisse guardare ad altro ma ugualmente senza mai affondare il colpo (si pone molta attenzione nel non calcare troppo la mano sulle vicende giudiziarie, pur ovviamente non accantonandole).

Fortunatamente Leo Gassman, che spicca in un cast non sempre diretto al meglio, aiuta a riconoscere nel suo volto Franco Califano mettendo già in luce un discreto carisma e una sufficiente (per quanto relativa) somiglianza fisica. Manca in parte una regia in grado di assemblare al meglio il materiale a disposizione, penalizzato ad ogni modo dalle evidenti ristrettezze di budget e da una fotografia televisiva. Non si centra in definitiva mai l'eccezionalità del personaggio Califano, né si ha la sensazione che quello portato in scena sia un autore davvero importante (come invece è stato), se non quando se ne annunciano i successi attraverso le parole di manager e televisioni. Un biopic Rai guardabile ma che passa senza lasciare il segno.

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