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MMJ Davinotti jr
VOLTI ITALIANI NEL CAST
LE LOCATION
L'IMPRESSIONE DI MMJ
Come annunciato sulle pagine del Radiocorriere, è programmato in TV “Carosello del varietà”, film retrospettivo del caffè concerto di ieri e di oggi. Aldo Quinti chiama al telefono Odoardo Spadaro e lo invita a casa sua per assistere con lui alla trasmissione insieme alla figlia e gli amici. Così, film nel film, ecco partire questa rievocazione nostalgica del cosiddetto Cafè Chantant, nella quale si esibiscono i divi dell'epoca in numeri per la gran parte musicali. Si parla delle suggestioni egiziane e spagnole, dei prestigiatori e dei contorsionisti, artisti rubati dal circo, fonte fondamentale da cui attingere. Entra in scena Ettore Petrolini e canta pure lui, quindi ancora un prestidigitatore...Leggi tutto e scatta il primo tempo. Si ritorna nella casa di Quinti, dove la figlia fa qualche considerazione sulla qualità presunta e per lei sorprendente di certe vecchie esibizioni. Spadaro ovviamente concorda e perdipiù si mette al piano per intonare un paio di stornellate; poi tutti seduti per assistere al secondo tempo, che si apre col più classico dei can-can parigini per proseguire con Anna Magnani che fa la parodia delle dive del caffè concerto. Con Aldo Fabrizi nella parte del controllore in tram si passa a scenette brevi non rappresentate in teatro e dopo l'ennesimo numero musicale (con orchestra) ecco Totò nella sala prove di danza classica. Con un ridicolo tutù si produce in alcune mosse tipiche, ma gli viene concesso solo poco più di un minuto. Lo spezzone è tratto dal film DUE CUORI FRA LE BELVE. C'è ancora spazio per una simpatica incursione di Macario gigolò fallito, il Quartetto Cetra, Wanda Osiris e Renato Rascel, che canta vestito da “moschettiere di paglia”. Finito il programma finisce il film, senza epilogo.
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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Marcel MJ Davinotti jr., Lythops, Panza, Reeves
Vederlo adesso è stato un incubo, ma allora forse aveva un senso, anche se ci si chiede lo scopo di un film del genere: tutti i personaggi che compaiono imperversavano ovunque et comunque anche fino alla seconda metà degli anni '60, quando li guardavo io naturalmente in televisione. A parte Totò, qui ridotto a rango di comparsa, odiavo profondamente tutti gli altri, soprattutto Rascel, patetico e inutile esattamente come questo film, di cui non riesco a trovare un perché.
Reperto d'epoca che ha accamulato talmente tanta polvere da risultare ormai invedibile. Ciò nasce dal fatto che il film è una raccolta senza filo conduttore di scenette musicali e comiche risalenti a tanto tempo fa. Quinti raccoglie questo materiale usando come contenitore una misera cornice in cui il protagonista è il grande Spadaro. Fra balletti, canzoni e numeri da circo ci si annoia molto e dopo pochi minuti capito il tenore dell'operazione si cala nella noia più completa. Resta la curiosità di vedere al cinema artisti come la Osiris.
Poverissima cornice (una telefonata per mettere in piedi la storia) e un numero considerevole di scene d'archivio per raccontare lo spettacolo italiano e i suoi protagonisti tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta. Montato senza troppa logica, il film non riesce mai a rendere la grandezza di quei personaggi ricoprendoli di una coltre di polvere che francamente non meritano.
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