Registicamente non ha i numeri per potersi definire un buon film: la confezione rasenta per certi versi il televisivo, gli effetti speciali lasciano in alcuni frangenti perplessi… Eppure COCAINE BEAR si eleva nettamente dalla pletora delle produzioni anonime o troppo simili dedicate agli animali assassini. Le idee per una volta ci sono, e nemmeno poche. A partire da quella di sfruttare una storia realmente accaduta intorno alla quale erano cresciute assurde leggende metropolitane. Quando in Georgia, nel 1985, un orso nero morì per overdose di cocaina, non si fece troppo rumore: la povera bestia non aveva ucciso nessuno. Normale però che, dovendo girare un film sull’argomento,...Leggi tutto gli autori si siano prese ampie libertà.
Chiarita in pochi minuti l'origine dei panetti di cocaina presenti in quantità nella foresta di Chattahoochee River, dalle parti di Atlanta (un narcotrafficante pazzo ci è precipitato mortalmente col paracadute insieme al suo carico di droga), l'azione si sposta su una coppia di esploratori: osservano incuriositi dalla distanza un orso che si comporta in modo decisamente anomalo. Quest’ultimo, una volta individuati i due, si lancia all'inseguimento e li bracca. La ragazza ci lascia le penne, di lui non si saprà nulla per un pezzo. Altri pacchetti di cocaina li trovano un bimbo e una bimba dall'aria sveglia e simpatica, che ne abuseranno in attesa - anche loro - di vedersi apparire la grossa bestia alle spalle.
Come impongono le regole del genere, la dinamica non può essere troppo distante da quella di sempre, compresa di una ripetitività che inevitabilmente può stancare. Per ovviare al problema si escogita qualche trovata che ravvivi gli incontri con l'orso e va detto che, quando c'è in scena lui, il divertimento non manca, anche perché la regista Elizabeth Banks (più nota come attrice di tanti giovanilistici a stelle e strisce) abbonda con lo splatter sfruttando il comportamento pazzerello del suo animale protagonista, che corre, scala gli alberi a gran velocità, si rotola in terra senza che mai tutto questo appaia esageratamente caricaturale. Se infatti gli effetti speciali mostrano qualche lacuna soprattutto nel rendere la naturalezza dei movimenti, nei primi piani con la bocca spalancata e bavosa (quasi alla CUJO), invece, si rivelano efficaci, avvalendosi di una computergrafica di qualità.
Ci pensa poi una sceneggiatura furba a inventarsi situazioni spassose al punto giusto (il ragazzo finito sotto l'orso svenuto, la fuga in ambulanza con conseguenze tragiche…) e a infilare pure qualche battuta che non guasta. Alla caccia del pericolo pubblico si mettono in tanti, schierati con i buoni (i ranger e i poliziotti) o i cattivi (i narcotrafficanti che puntano a recuperare il grande quantitativo di cocaina smarrito, guidati da un Ray Liotta che purtroppo morirà di lì a poco e al quale il film è dedicato).
Certo, quando in scena c'è la madre alla disperata ricerca della figlia scomparsa o i giovani gangster spediti nella foresta per recuperare la droga il ritmo cala, la recitazione nel complesso è modesta, la ricostruzione Anni Ottanta si limita a poster di divi dell'epoca attaccati alle pareti di casa o a qualche hit minore del periodo (si ricorda "Just Can't Get Enough" dei Depeche Mode nella scena dell'ambulanza), però gli ingredienti per sollazzare gli appassionati del genere non mancano e si perdona quindi al film qualche ruffianeria evitabile (il cagnolino con fiocchetto che spunta qua e là). Insomma, pur con tutti gli evidenti difetti, è una bella ventata di aria fresca in un genere che di norma replica se stesso con varianti minime e trova sempre più difficoltà nel rinnovarsi.
Una grossa partita di cocaina viene dispersa in un parco nazionale americano: a cercarla un gruppo di criminali, ma a trovarla è un orso bruno che ne diventa dipendente. Bizzarro lavoro in regia per Banks, che male non se la cava; ad essere un po' pasticciata è la sceneggiatura che, scontrandosi con la scarsa sostanza della (comunque) divertente premessa, finisce per mettere troppa carne al fuoco. Comunque, è sempre chiara la cifra dell'eccesso ed è evidente l'approccio quasi caricaturale nella scrittura dei personaggi, cosa che rende il film una commedia abbastanza potabile.
Se il comico che ride in sala spesso ammazza l'ilarità in platea, figuriamoci quanto abbassa l'adrenalina in sala l'orso che pippa a tutto vapore. Un po' perché Banks si lascia invasare dal demone dell'ambizione nel far passare per la stessa cruna troppe plotlines, intoppando a più riprese il pedale dell'acceleratore situazionale; molto perché il grilletto narrativo, per realmente accaduto che sia, è di un peso patafisico tale da averla spinta a rendere hellzapoppiniano tutto il resto, devastanti possibilità orrorifiche comprese, e con buonismi finali a far da allergene di riporto.
I panetti di una grossa partita di cocaina dispersi in un parco nazionale suscitano l'interesse di varie persone che, insieme ad altri coinvolti per caso, si trovaranno a dover fare i conti con un tossico di tipo particolare... La leggenda metropolitana dell'orso strafatto Pablo Eskobear ha fornito lo spunto per questa godibile commedia horror che mitiga lo splatter con dosi massicce di humor nero. Per l'attrice Banks un buon lavoro dietro la macchina da presa mentre nel variegato cast spiccano Martindale ranger fantozziana e il boss Liotta, alla cui memoria è dedicato il film.
Incipit talmente bizzarro che resta difficile prendere mai il film sul serio; ed è sicuramente questa l'intenzione della Banks, che farcisce il film di dialoghi che a volte portano nel vuoto e di personaggi sopra le righe. Gli attacchi dell'orso (realizzato bene) sono spassosi, ma non tutti gli intermezzi funzionano, così che la storia risulta altalenante, seppure divertente. Buona l'ambientazione ottantiana, con le facce giuste per le parti e un'ultima zampata di Ray Liotta.
Una commedia che si basa sul caso di un orso strafatto di cocaina che nell'85 aveva creato un certo scalpore per la bizzarria della vicenda, rielaborata dalla regista (che conferma ancora una volta le sue peculiarità dietro la mdp) in chiave splatter e con un piglio da humor nero, aggiungendovi una parodistica sanguinarietà sia da parte dell'orso sempre più aggressivo che degli strampalati personaggi, i quali interagiscono a vario titolo nello stesso ambiente boschivo. Qualche carenza nella sceneggiatura e la tecnica in CGI un po' alla buona sono compensate dal buon ritmo e dal cast.
MEMORABILE: L'orso crolla letteralmente su uno dei narcotrafficanti.
Ispirato a una storia vera (o almeno così ci dicono): abbiamo un orso che intercetta un carico di cocaina caduto da un aereo, con effetti devastanti per i visitatori del parco. Siamo tra horror con animali assassini, crime e commedia, quindi nonostante il gore ben presente, il tutto viene stemperato dall'humor noir e dalla caratterizzazione dei personaggi, piuttosto divertenti. La CGI è presente a piene mani e ben individuabile (buona ma niente di eccelso), la sceneggiatura è ben strutturata e le varie vicende dei personaggi si intrecciano con ottimo timing. Un discreto passatempo.
All'orso nero non far sapere quant'è buona la coca con le pere. A suo modo la Banks sorprende: chi mai si sarebbe atteso di vederla imbastire una commedia dal gore spinto simil-Dick Maas? A differenza di costui, però, lei preferisce calcare non tanto sull'umorismo nero o "scorretto", quanto sull'esagerazione. In questo film tutto è infatti esagerato, dagli atletismi dell'orso (ma del resto è drogato...) alla caricaturalità di quasi tutti i personaggi (ma va detto che il cast si comporta onestamente); non sempre si centra il bersaglio, ma a volte si ride. CGI non buona. Discreto.
MEMORABILE: La ranger in barella finisce fresata dall'asfalto stile Happy tree friends.
Si può sintetizzare dicendo che funziona a metà. Momenti gustosi e ben ritmati si alternano ad altri più prevedibili che non portano da nessuna parte. Personaggi riusciti e altri che non vorresti vedere o sentir parlare. Sequenze intrise di humour nero viaggiano insieme ad altre da giovanilistico a stelle e strisce. Insomma, la Banks tira fuori qualche coniglio dal cilindro ma nel complesso vuole strafare e sia lei che il suo orso perdono una bella occasione.
Storia vera o leggenda metropolitana poco importa, la Banks ne estremizza i contenuti ravanando con vigore tra splatter e demenzialità nonostante una CGI difettosa e attori superati dai loro personaggi, ripudiando qualsiasi deleterio messaggio ecologico ma perdendo la trebisonda nel finale quando le scene vanno ognuna per conto loro e, soprattutto, il vasetto di miele rimpiazza il panetto di coca rievocando certe atmosfere bonarie alla Yoghi. Colonna sonora ottima, dai Jefferson Starship ai Depeche Mode, ma quando si attinge a quel periodo raramente si sbaglia. Ricreazione!
Preso per quello che è - un film con un orso assassino amante della coca - forse ha anche il suo perché. Peccato che la Banks non riesca a coinvolgere, soprattutto a causa di una storia e di personaggi veramente troppo unidimensionali: passata la sorpresa per la pippata clandestina dell'urside, resta poco. Non serve nemmeno appigliarsi al mitologico immaginario anni '80, espediente ormai talmente inflazionato da lasciare insensibili. Si salva la nostalgica colonna sonora, ma lì il merito è dei Depeche Mode. Nonostante la durata breve, si finisce per sbadigliare lo stesso.
Ispirata da fatti realmente accaduti, la pellicola narra le gesta di un'orsa e di un carico perduto di cocaina. Una miscelazione tra horror e cinica commedia nera che vede l'esordio della Banks alla regia. Alcuni momenti sono esilaranti e brillanti, altri molto meno (vedi i due adolescenti messi lì in maniera casuale). Cast talvolta bizzarro ma nel complesso valido, con l'ultima apparizione di Liotta.
MEMORABILE: La sequenza dell'orsa che insegue l'ambulanza.
Ispirato da fatti realmente accaduti: dopo aver ingerito un carico di cocaina precipitato da un aereo, un orso inizia ad ammazzare gente. Divertente, oltre che crudo. Non è perfetto ma riesce a intrattenere più di quanto ci si aspetterebbe. Ray Liotta, in una delle sue ultime apparizioni, è simpaticissimo. Regia piuttosto efficace della Banks. Colonna sonora stile Anni Ottanta quasi perfetta.
Ispirata molto liberamente a una vicenda realmente accaduta in Georgia, questa mistura di animal horror e crime comedy parademenziale non coglie la necessaria impronta grottesca, puntellata com'è di humour nero affettato, politicamente troppo corretta, segnata da un poco convinto gusto per l'over-the-top che irrompe nella farsa senza mai graffiare davvero. L'unica a graffiare, in effetti, è la cocainorsa del titolo, protagonista - nonostante la mediocre CGI - di sequenze gore degne di nota e scenette tensive inaspettatamente efficaci. Nessuna risata, ma un dignitoso intrattenimento.
MEMORABILE: L'orsa sta per afferrare il bambino, ma sente all'ultimo momento un odore più invitante; La folle corsa in ambulanza; Nella tana con gli orsacchiotti.
Non manca alla neoregista Banks il senso dell'originalità nella scelta del soggetto per il suo debutto da regista, per di più svolto con uno spirito all'insegna del surreale e dell'umorismo macabro. Incredibilmente tratto da una storia vera, "Cocaine bear" è un film strano ma godibile, con una gradevole ambientazione, momenti assai divertenti e prestazioni lodevoli di ottimi attori, tra i quali è d'obbligo citare Ray Liotta e Margo Martindale.
Una vera genialata, nella quale bene vengono miscelarti una serie di generi diversi (animali assassini/crime/commedia) senza però perdere di vista il fatto che sui tratta comunque di una black comedy e come tale va approcciata. Buoni regia e cast ma soprattutto valida la colonna sonora: disturbante all'inizio per quel suo senso eccessivo di leggerezza ma poi, una volta entrati nello spirito del film, assolutamente azzeccata. Mezzo pallino in meno per il finale, non proprio all'altezza.
Simpatico film che presenta gli stilemi del classico trash movie tutti insieme: l'animale assassino, bambini che si pericolano, madre eroina del loro recupero, criminali caricaturati, poliziotti e ranger impacciati, se non inetti e l'immancabile briciolo di splatter. La storia, si dice vera, è un pretesto per scene e sequenze che si riempiono di quei contenuti. Volendo è una parodia della storia dell'orso Yoghi (manca però Bubu) che, invece dei cestini di merende, sgraffigna panetti di cocaina. All'inizio diverte, poi si incarta e finisce per annoiare. Merita comunque una visione.
Da un'incredibile storia vera una spassosa commedia horror condotta con magistrale senso del ritmo, che rallenta un poco solo nel finale, nel quale sono dosati con sapienza humor nero e gradevoli eccessi splatter. La sceneggiatura magari si perde un po' tra troppi personaggi e linee narrative, ma alcune caratterizzazioni sono molto gradevoli (la ranger, i narcos) e l'orso in Cgi suscita più tenerezza che paura, creando un effetto straniante accentuato da un montaggio un po' ballerino. Il film è, tuttavia, quello che ci si attende e il divertimento è assicurato.
MEMORABILE: La sequenza dell'ambulanza; Il narcos vedovo sommerso dall' orso; Le dita di O'Shea Jackson Jr..
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DiscussioneRambo90 • 14/05/23 01:46 Pianificazione e progetti - 445 interventi
In più di un commento il film viene considerato esordio alla regia della Banks, è in realtà il suo terzo film.
DiscussioneZender • 14/05/23 07:36 Capo scrivano - 48926 interventi