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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Ruvido dramma che si muove tra le acque limacciose delle paludi sul delta del Po, in Romagna, dove due gruppi di pescatori si fronteggiano: da una parte i bracconieri, giunti dalla Romania e capeggiati da Elia (Borghi), che un tempo in quella zona già viveva e li ha convinti a cercare fortuna in Italia, dall'altra i locali, organizzati in diversi gruppi e che vediamo agire attraverso gli occhi di Osso (Lo Cascio), arruolatosi tra i volontari per difendere la zona da chi non segue le regole; e tra chi non le segue ci sono appunto i rumeni, che pescano con "la scossa", facendo riaffiorare i pesci morti sul pelo dell'acqua senza dotarsi di alcun permesso.

Il film di MIchele...Leggi tutto Vannucci non mette in scena altro che uno scontro dai connotati quasi barbarici, in cui le parole spesso svaniscono sostituite da brandelli di dialetto bisbigliato o in alternativa urlato, quasi come parti di una lingua "altra" da interpretare e assimilare foneticamente; parte della terra, degli umori e dei miasmi che quasi sembra di respirare. Il regista ci piazza sul suo ottovolante impazzito con una camera a mano che non smette un attimo di traballare e presto infastidisce nel suo stare addosso ai personaggi, nel tagliarli sezionando primi piani, sbrecciandone le sagome. Al punto che la vicenda di cui si racconta tende ogni minuto di più a farsi secondaria rispetto all'impianto visivo terremotante, immerso nella cupezza di paesaggi plumbei, senza mai un raggio di sole vero a illuminare quelli che sarebbero in piena luce paesaggi di superbo fascino, come il cinema non solo avatiano ha saputo dimostrare.

Elia combatte da solo, i rumeni sono una massa indistinta che ricompare a tratti lasciandolo unico responsabile di un omicidio non del tutto voluto; Osso si fa invece affiancare dalla sorella (Esposito) e saltuariamente dalla sua ex ragazza (Fanetti), che tuttavia già conosceva Elia e per il quale ha un debole (Borghi) diventandone in breve una sorta di complice. Ma Elia regredisce da uno stato già vicino all'apatia a uomo brutale, rozzo, votato a un semimutismo che a lungo andare lo annienta anche come personaggio, lasciando che a condurre il gioco sia piuttosto Osso, la sua nemesi.

Una storia di ordinaria selvatichezza, in cui l'avvicinamento alla bestialità viene visto come cifra autoriale da coltivare, facile sbocco di una ferocia da tradursi in esplosioni di sangue e violenza a cui Vannucci certo non si sottrae. Finendo tuttavia per precipitare così nella convenzionalità, in un ritratto di agghiacciante disumanità puntellato da urla ferine, ansia di confrontarsi, di gridare la propria rabbia in faccia al nemico; ma è solo negli ultimi cinque minuti che, affondando le splendidi immagini d'acqua nella bianca nebbia, mostrando appena i contorni di sfondi che paiono quasi dipinti, incrocia sprazzi di autentica poesia. Prima, e al netto di una padronanza comunque non indifferente dei mezzi, il duello rusticano tra le due fazioni si smaterializza troppo spesso nel caos di riprese centrifugate senza un vero perché alla ricerca di un linguaggio cinematografico moderno che rimane a metà tra l'esperimento e l'ansia di proporsi come originali ottenendo l'effetto contrario. Del film, in sintesi, si rischia di dimenticarsi presto...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 28/08/22 DAL BENEMERITO DEEPRED89 POI DAVINOTTATO IL GIORNO 3/04/23
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Deepred89 28/08/22 13:49 - 3716 commenti

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Una prima parte con qualche problema a ingranare e un finale tirato per le lunghe da scadere nell'inverosimile non inficiano particolarmente su una battaglia spietata tra due uomini e i loro opposti modelli di vita. Quando lo scontro finalmente si fa intenso e violento affiora una cupa atmosfera di assedio quasi alla Cane di paglia, con in aggiunta una mai sopita rivalità socio-culturale che riecheggia il massacro autostradale di Storie pazzesche. Il tutto sostenuto da una grande, lividissima cura estetica, che sfrutta bene le paludose location e la notevole fotogenia di Lo Cascio.

Rebis 8/04/23 14:00 - 2342 commenti

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Dentro le forme di Sam Peckinpah e Walter Hill, Vannucci tenta l’impresa di un western padano, ma con troppi retaggi da cinema del reale per liberare l'azione nel dinamismo richiesto al cinema di genere. L’attenzione è desta, ma l’intensità degli interpreti è tradita da “spiegoni” e dialoghi sovraccarichi; la location è affascinante ma non riesce mai a trasfigurare in una dimensione "altra" e la regia, nervosa ed energica, ha troppe zavorre autoriali per spiccare il volo. Un’ottima occasione, sprecata dai compromessi.

Belfagor 28/05/23 21:54 - 2690 commenti

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L'atmosfera malsana del delta ferrarese, tra volti scoloriti, stanze antiquate e acque torbide, è l'ambientazione perfetta per un insieme di esistenze logorate da drammi mai risolti. In questo senso, la costruzione della tensione è ottima. Quello che funziona meno è lo sfogo della violenza, comprensibile nel primo caso ma poi via via più inverosimile, come se il film avesse il timore di non averci colpito abbastanza. Questa mancanza di sicurezza tira troppo per le lunghe la parte finale, anche se la bravura degli attori sorregge il tutto.

Herrkinski 15/08/23 02:38 - 8130 commenti

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Inutile girarci attorno, il film lo fanno i paesaggi brumosi del delta del Po, estremamente suggestivi pur se avvolti in un costante e plumbeo grigiore; la vicenda non è granché, passando da una prima parte che forse vorrebbe accennare un'indagine sociale a una seconda che vira sul sempiterno concetto dell'uomo in fuga, financo il revenge-movie giustizialista, pur se avvolto in una coltre autoriale di silenzi ed espressioni contrite. L'aura di dramma e desolazione è ben resa, il cast è credibile nei ruoli ma la vicenda è davvero troppo minimale, arrancando nel lungo finale.

Sonoalcine 16/08/23 16:04 - 185 commenti

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I due protagonisti dovrebbero essere la metafora della lotta tra bene e male, ma fanno sorgere il dubbio se la differenza tra le loro vite opposte sia un fattore dato dalla propria volontà o per bisogno. Lo sfondo dell'ambientazione fosca e lugubre delle paludi tra Emilia-Romagna e Veneto convince nel voler creare tensione facendo uso del silenzio. Tuttavia permane il presentimento di avere dinanzi una sceneggiatura fin troppo pignola e studiata a tavolino.

Paulaster 28/08/23 18:05 - 4435 commenti

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Gruppo di "volontari ittici" cerca di impedire il bracconaggio delle carpe. Film basato sulle atmosfere plumbee e nebbiose (con un certo fascino), parte come una guerra civile e termina con duello da far west. I risvolti autoriali non si addicono a dialoghi eccessivamente carichi e i tre omicidi sembrano inverosimili; anche il personaggio della Fanetti non ha una direzione precisa. La parentesi in stile Un borghese piccolo piccolo sembra gratuita. Borghi ha un ruolo che resta isolato, Lo Cascio perde la parlata emiliana strada facendo.
MEMORABILE: La scossa ai pesci; Il vecchio rullino; Imboccato col riso.

Nando 12/04/24 20:36 - 3817 commenti

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Una narrazione con tinte noir ambientata sul delta del fiume Po in cui si descrive la lotta tra bracconieri e pescatori onesti. Ambientazioni suggestive con immagini di alto livello. Lo sviluppo narrativo, dopo una prima parte interlocutoria, implode nella cruenta seconda parte che mostra anche situazioni al limite della realtà. Dimesso Lo Cascio, teatrale Borghi ed esagerata la Fanetti. Nel complesso accettabile, ma nulla più.

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