Domino - Film (1988)

Il film icona di Brigitte Nielsen, qui in tutta la sua straripante prorompenza. Un po' Mystère, un po' Sotto il vestito niente 2, un po' Mano rubata. Un lungometraggio autoriale e ambizioso, frammentato e patinato, misterioso e denso di pathos. Domino dirige videoclip; cerca l'amore ma troverà soprattutto sesso. Chi vincerà la partita a domino, in cui ogni tessera è rappresentata da un suo uomo? E a quali rischi? Voyeuristico nel vero senso della parola, con una regia poliedrica e provocatoria. Enigmatico.

Anonimo e inconcludente dramma, se tale si può definire, di una donna in cerca di amore. Difficile trovare un motivo che ne giustifichi il senso, almeno a grandi linee. Di erotico in sé, poi, non c’è molto se non qualche seno e vari discorsi sul raggiungimento dell’orgasmo femminile sui quali è meglio soprassedere. Le scenografie sono legate alla decade di produzione, caratterizzate da luci scintillanti e neon colorati che non guastano mai, ma è un’opera che difficilmente rimarrà impressa o ricordata a lungo.

Semi esordio per la Massetti, che dal mondo dei videoclip (Aloha dei Pooh nel 1984, per esempio) è passata alla regia di un lungometraggio riportando vizi e vezzi del suo mestiere: atmosfera patinata tipica del periodo, poche parole quasi sussurrate in penombra e luci al neon. Se la confezione è modernissima, i contenuti meno: ci si trascina in una tiritera sul desiderio d'amore attraverso l'iconica figura della Nielsen del periodo italiano ("Festival" con Baudo e via dicendo). Purtroppo le pretese autoriali si scontrano con la scarsa cura nei dialoghi, che risultano spesso ridicoli.