Ettore Fieramosca - Film (1938)

Rievocazione romanzata del noto episodio storico che vide “les italiens”, guidati da un soldato di ventura, sfidare e battere i boriosi francesi. Controversa opera blasettiana, la cui chiara matrice propagandistica (l’esaltazione dei valori nazionali tanto cara al regime) è comunque mitigata da un non comune senso dello spettacolo filmico e dalla ineludibile personalità registica di Blasetti. Figurativamente ricercato, con influssi pittorici rinascimentali e risonanze ejzensteiniane, si avvale del miglior cast “epico” del tempo: Cervi, Cegani, Valenti.

In piena epoca fascista tocca a Blasetti rievocare un famoso episodio della storia italiana ovvero la disfida di Barletta, che ben si presta al clima nazionalista e patriottico mussoliniano. L'aspetto propagandistico rimane comunque sopito per lasciare spazio al film vero e proprio, che si segnala per un regia competente e un'interpretazione molto teatrale di Cervi. Inevitabilmente i dialoghi sono un po' datati e spesso lunghe sequenze parlate spezzano un po' il ritmo. Musiche roboanti come prescriveva questo genere di pellicole.

Ettore Fieramosca è un soldato di ventura pronto a offrire la spada a chi più allarga i cordoni della borsa, ma non è insensibile alle angherie verso il suo popolo: un'offesa porterà una reazione immediata. Discreta rievocazione della famosa disfida di Barletta che, non meno del mondiale del 2006, non va proprio giù alla Francia che ha visto intaccata la propria grandeur (?). La confezione di Blasetti è abbastanza accurata e la presenza di un sanguigno Cervi dà nerbo a tutta la pellicola. Commento musicale affidato all'estro di Cicognini.

Visti i tempi, Blasetti pensa bene di metterla sul piano epico-patriottico con inevitabili scivolate melodrammatiche, spesso intrise di sciovinismo. Ma la classe, si sa, non è acqua e il regista riesce comunque a tener alto il livello dell'interesse regalando momenti di ottimo cinema, grazie anche al talento di Cervi e degli altri protagonisti. Confezione piuttosto curata, nonostante il budget non particolarmente ricco. Mezzo pallino in più per le scene d'armi, disfida finale compresa, che sono numerose e ben girate. Dialoghi datati ma letterariamente validi. Più che guardabile.

In un momento di tensione nei rapporti italo/francesi, il romanzo di D'Azeglio era un soggetto ideale per un'esaltazione della fierezza nazionale contrapposta alla presunta supponenza dei transalpini e Blasetti ne dirige una libera trasposizione che, pur intrisa di retorica propagandistica, presenta indubbi pregi formali, risultato uno dei più riusciti kolossal girati durante il Ventennio grazie alle notevoli scene di massa e alle fastose ambientazioni. Nel cast, accanto a Cervi dalla forte impostazione teatrale, spiccano la fremente Cegani e Valenti, antagonista detestabile.