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TITOLO INSERITO IL GIORNO 13/11/16 DAL BENEMERITO MYVINCENT
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Myvincent 13/11/16 23:25 - 3753 commenti

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Bellocchio è uno dei pochi registi rimasti a ricreare un cinema autoriale all'ombra dei grandi nomi di una volta, dai quali ha appreso appieno la lezione. La storia, tratta da un romanzo di Gramellini, è un'occasione per sparare su alcune italiche istituzioni (come la famiglia, la figura materna) ancora troppo intoccabili nell'Olimpo tradizionale di ciascuno di noi. Il risultato è formidabile (pur con qualche esasperazione drammatica) nella proposta di rilanciare instancabilmente motivi di riflessione e approfondimento umano.
MEMORABILE: La maschera di Belfagor come deus-ex-machina a cui appellarsi nei momenti di difficoltà.

Nancy 26/11/16 17:25 - 774 commenti

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Bellocchio ripropone le stesse tematiche a lui care (trite e ritrite) del conflitto genitoriale prendendo spunto dal best seller di Gramellini. Una trama decisamente scontata ma che fa di questa scontatezza il fulcro della sua vicenda e ripercorre la vita del protagonista con un incedere quasi psicoanalitico. I momenti drammatici abbondano, ma sono abbastanza coesi, tranne tutte le sequenze con la Bejò, che personalmente ho trovato slegate al resto e francamente brutte (a partire dalla faccia di lei). Fotografia super dark di Ciprì. Da vedere.

Didda23 2/04/17 12:35 - 2431 commenti

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Tanto curato esteticamente e nella forma quanto inutile nella sostenza (fondamentalmente non trovo la vita di Gramellini così più interessante di tante altre storie). Bellocchio conferisce il giusto piglio registico e la fotografia dalle tonalità plumbee di Ciprì è più che consona alla "drammaticità" della vicenda. Mastandrea, in un ruolo a lui congeniale, sa offrire il meglio di sé. Molti elementi poco ficcanti - Sarajevo e la celebrazione del ricordo di Superga - allungano malamente il brodo oltre le due ore e dieci. Tanta sovrastruttura per esprimere semplici e basilari concetti.
MEMORABILE: La madre che vuole restare sull'autobus; La parentesi tangentopoli che è superflua ma ci regala un grande Gifuni.

Galbo 11/05/17 05:50 - 12411 commenti

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Un sopravvalutato libro di Gramellini diventa in mano a Bellocchio un film meritevole di visione. Il regista ha il merito di valorizzare gli elementi più interessanti della storia che, sopratutto quando entra in scena l’ottimo Valerio Mastandrea, diventa un percorso esistenziale di recupero “nobile” e catartico del passato del protagonista. Funzionano la prova di tutto il cast e la plumbea ambientazione. Peccato non si riesca ad evitare qualche lungaggine di troppo che appesantisce il film.

Lou 4/03/18 11:32 - 1123 commenti

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Il mestiere di Bellocchio e la scelta azzeccata di Mastandrea come protagonista consentono al romanzo autobiografico di Gramellini di diventare un buon film, intenso e commovente, efficace nell'approfondimento psicologico. Ben ricostruiti i contesti sociali e ambientali degli anni 70 prima e 90 poi, che fanno da contorno al dramma personale che accompagna la crescita del grande giornalista.

Nando 6/03/18 22:30 - 3822 commenti

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Liberamente tratta dal libro autobiografico di Gramellini, la pellicola ha il merito di una narrazione interessante, nonostante qualche incongruenza temporale. Bellocchio è un maestro di cinema e lo dimostra ampiamente avvalendosi di un convincente Mastandrea e di un'affascinante Bejo. Cameo per Gifuni. Forse qualche scena appare prolissa, ma nel complesso è un buon film.

Jandileida 28/03/18 23:27 - 1568 commenti

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La figura della madre è di nuovo al centro di un'opera di Bellocchio, che pur in tarda età non sfugge al discutibile vezzo della prolissità. Ed è un peccato perché se al film fossero stati sottratti orpelli inutili, la storia in fin dei conti ordinaria di Gramellini, messa sontuosamente in scena, tocca corde sentimentali che tutti possediamo: il vuoto di una perdita, il calore di una mamma, il passare attraverso la cruna del dolore per conoscere se stessi. Il tutto senza melassa e (quasi) senza toni melò. Qualche solito eccesso di psico-intellettualismo.

Giùan 27/04/18 09:39 - 4582 commenti

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Nato sostanzialmente su commissione e conseguentemente poco classicamente bellocchiano, è comunque un film che il Maestro di Bobbio mina costantemente e che finisce per viver proprio sulla contraddizione tra la storia tremendamente populistico-privata di Gramellini e la crudezza visceralmente anti-empatica del regista di Buongiorno, notte. Si è così combattuti tra stile narrativo scorrevole, fisiologicamente impersonale e graffi d'autore carichi di trattenuta ferocia (la mamma Degli Esposti, la risibilità della "scoperta" del suicidio..). Sfrangiato.
MEMORABILE: La tenera bellezza inquieta di Barbara Ronchi; L'assolo di Fabrizio Gifuni.

Paulaster 5/12/23 18:06 - 4447 commenti

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Bambino resta orfano di madre improvvisamente. Tema delicato come la perdita di un genitore e dell'amore filiale che non si esaurisce, nel film tocca alcuni momenti notevoli per intensità. Bellocchio riesce a essere delicato nel trattare sentimenti importanti, anche se inserisce tasselli sparsi che non aggiungono molto (Gifuni, Sarajevo e Superga). Le fasi coi bambini sono le migliori e Mastandrea tiene costante il discorso emotivo.
MEMORABILE: La lettura della lettera; Piera Degli Esposti in una sola battuta; L'anima immortale.

Capannelle 18/11/23 11:00 - 4420 commenti

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Bellocchio ha un suo stile fatto di una certa spigolosità narrativa, scavo nell'io interiore e carica nostalgica. Magari insistendoci troppo, e ciò accade anche in questa opera in cui alcuni spezzoni sono accessori. A parte alcune eccezioni (la Leone) gli attori sono ben incasellati e diretti con grande abilità. Tutto il racconto della giovinezza è portato avanti con tatto e ambientazioni riuscite, quando entra in scena Massimo adulto il film fatica a rimanere nei binari ma poi riesce ugualmente ai offrire delle sequenze di valore.

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Reeves 19/11/23 20:27 - 2255 commenti

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Non è il miglior film di Marco Bellocchio, ma il vecchio leone riesce comunque a essere interessante proponendo una riduzione tutta onirica del romanzo autobiografico di Massimo Gramellini. I troppi salti temporali sono un po' faticosi, ma Barbara Ronchi nel ruolo della madre sa essere coinvolgente nel raccontare il tema preferito del regista e cioè un dramma familiare.
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  • Discussione Kaciaro • 16/11/16 00:46
    Galoppino - 506 interventi
    bel film veramente emozionante, forse qualche sbalzo temporale di troppo....
  • Curiosità Fedemelis • 11/09/19 07:51
    Fotocopista - 2141 interventi
    La partita del servizio di 90° minuto che appare nel televisore di Massimo (Mastandrea), diventato da adulto un affermato giornalista sportivo de “La Stampa”, è Genoa - Napoli 3-4 del 19 gennaio 1992, valevole per la 17° giornata Serie A '91/'92:

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images55/faub1.jpg[/img]

    Zoom sul televisore:

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images55/faub2.jpg[/img]
    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images55/faub3.jpg[/img]
  • Discussione Capannelle • 12/11/23 10:56
    Scrivano - 3540 interventi
    Film double face perchè mi sono addormentato due volte ma rivedendolo ne ho apprezzato attori e contenuto. Tra 2,5 e 3.
    Ultima modifica: 12/11/23 10:57 da Capannelle