Fair play - Film (2023)

Una giovane coppia che vive un'esistenza apparentemente normale entra in crisi quando a ottenere una promozione è lei. Film in cui piano piano, in maniera voluta, l'aspetto lavorativo diventa l'elemento più importante, tanto da schiacciare i due protagonisti mettendoli a confronto con la dura realtà (anche squallida, se vogliamo) in base alla quale l'autoaffermazione è l'obiettivo supremo, a costo di divenire veri e propri squali. Bravi gli interpreti, buona la fotografia cupa come l'animo umano in grado di creare tensione, regia capace, finale intenso. Merita la visione.

Si riesce a intuire come ci sia una donna in regia; femminista, il film non perde occasione di denigrare gli uomini in qualunque maniera, rappresentandoli come arrivisti maschilisti e violenti, buzzurri e con complessi d'inferiorità e insicurezze. Tutta la prima parte, volendo stare al gioco, è anche girata bene e con un'escalation di tensione credibile; dalla festa coi familiari in poi il film degenera nella propaganda pura, culminante in un finale d'inquietante misandria. Plauso agli interpreti, meno alla finta New York serba.

Ennesimo e prevedibilissimo film a tema in cui gli uomini sono, per usare una locuzione dei tempi belli (o brutti), dei "porci sciovinisti". L'ambientazione nel gelido mondo della finanza, con le dinamiche spietate dell'arrivismo, aggiunge poco o nulla e i caratteri che in essa agiscono risultano degli stampini di basso conio delle pellicole sugli squali di borsa e affini. Sino a circa metà film la relazione fra gli stereotipati protagonisti è resocontata con cautela, poi, nell'ansia di dimostrare ciò di cui sopra, si inanellano una serie di scene madri drammaturgicamente forzate.

Anche se devono tenere nascosta la loro relazione per non contravvenire al codice comportamentale dell'azienda presso cui lavorano, Emily e Luke filano d'amore e d'accordo fino a quando lei viene promossa a un ruolo dirigenziale... Spacciato come un thriller erotico, è poco erotico e ancor meno thriller: il tema sarebbe quello dell'incapacità maschile di cedere il passo di fronte a una donna professionalmente più valida, ma è trattato in modo forzato ed effettistico mentre il comportamento della femmina in carriera blocca ogni possibile empatia rendendola detestabile.

Gli equilibri relazionali di due fidanzati, colleghi e costretti dalla politica aziendale a tenere segreta la loro storia, si frantumano dopo che lei viene promossa a dirigente. Dramma misandrico anche più che femminista (in fondo neppure la protagonista viene descritta come una santa), non esente da ripetitività e implausibilità (soprattutto durante il terzo atto, in cui l'escalation di antagonismo nella coppia tende a distorcere le regole del comune buonsenso), ma condotto con sufficiente e costante senso del pathos. Si rimane curiosi di arrivare al finale e tanto basta. Non male.

Un film sulle relazioni personali e affettive nei luoghi di lavoro. Spacciato come un thriller, "Fair play" è in realtà un'opera piuttosto pretenziosa (con una sceneggiatura che taglia con l'eccetta i personaggi, sempre alla ricerca dell'effetto), che promette molto ma che si "sgonfia" rapidamente, inanellando una serie di scene madri e una recitazione sopra le righe, molto urlata e priva di sfumature. Anche un ottimo interprete come Eddie Marsan si colloca molto a fatica in un film di fattura grossolana, lontano dalle sue corde di interprete raffinato.