Figli dell'intelligenza artificiale - Film (2023)

Una coppia che non vuol rinunciare alla genitorialità si avvale di un metodo ipertecnologico capace di bypassare con disinvoltura la gestazione. Messa così, sembrerebbe quasi una commedia surreale e per certi aspetti lo è anche; tuttavia, a prevalere è invece l'aspetto distopico della storia, che affronta un tema attualissimo in una maniera capace di far riflettere e inquietare allo stesso tempo rivestendosi di una serietà nella rappresentazione che fa la differenza rispetto ad altre pellicole di genere. Valida la coppia protagonista, costante il ritmo. Singolare e sinistro.

Un intreccio un po' ruffiano e un po' maldestro, tra l'ipertecnologia dominata dall'IA e il permanere di uno sfondo familiar-borghese con tracce di ecologismo, sul tema della maternità surrogata, in questo caso affidata a una specie di uovo di pasqua/Tamagotchi che evita i traumi e le rogne del parto. Tutta confezionata a lucido e colori pastello, un'ambientazione pseudoavveniristica che sorvola sulle implicazioni di una società votata alla produttività e alla carriera e che ripete lo stesso concetto per tutta la durata lasciando alla fine poco e nulla. Pretenzioso e irrisolto.