Giocando a golf una mattina càpita che ti prendi in testa una pallina: tirata da sessanta metri di distanza, ti centra e ti uccide. E' quanto pare sia successo al golfista di fama mondiale Bob Kirby (Farnese), da poco raggiunto a Londra da suo fratello Jack (Vannucchi), ispettore di polizia a Birmingham che insieme all'amico e collega di Scotland Yard Ed Royce (Tieri) non crede affatto all'incidente. E in effetti andiamo... Una pallina che ti becca dritto in testa da quella distanza e tu che cadi giusto su una pietra restandoci secco! Qualcosa puzza, è evidente e Jack, che era lì a parlare sul campo col fratello fino a due minuti prima, l'aveva intuito: Bob era turbato,...Leggi tutto parlava di volersi forse sposare con una donna misteriosa, di volersene andar via da Londra... E' stato assassinato? Così confermerebbe uno strano bigliettino anonimo fatto pervenire a Jack assieme al collare di un cane: "Per questo tuo fratello è stato ucciso". Che significa? E' il primo indizio da cui Jack parte, perché il barboncino smarrito che lo portava al collo era stato da poco ritrovato da una coppia di ricchi signori. Intanto però viene commesso un delitto certo: questa volta a morire è proprio l'uomo che la presunta pallina killer avrebbe lanciato e che Jack stava andando a interrogare; un personaggio ambiguo, lavorava in una sorta di agenzia per fotomodelle utilizzate non si capisce bene ancora per cosa... Uno dei tanti personaggi che intervengono in una storia (scritta dal solito Francis Durbridge, i cui lavori vennero saccheggiati dagli sceneggiati Rai d'un tempo) particolarmente intricata, fitta di nomi e circostanze da memorizzare se si vuol riuscire a orientarsi e seguire la storia fino all'immancabile spiegone finale. Jack Kirby, l'ispettore di Birmingham in trasferta a Londra, si trova coinvolto suo malgrado in prima persona nel groviglio di cadaveri e non gli sarà facile uscire dal novero dei sospetti, considerata la sua presenza sulla scena dei diversi ammazzamenti e la diretta conoscenza delle vittime. Vannucchi è bravo nel dare grinta al suo Jack attraverso un'interpretazione intensa e profondamente credibile. La Londra di fine Sessanta emerge poco, dal momento che si privilegiano gli interni, e la presenza di un cast quasi interamente italiano non aiuta a calarci propriamente nell'atmosfera locale. Poco importa tuttavia; a contare è l'intreccio giallo, reso vivo da attori e attrici che nel complesso restano meritoriamente nei ranghi (anche Aroldi Tieri, che al cinema eravamo abituati a vedere in ruoli di spalla spesso sopra le righe), con qualche accento pittoresco in più lasciato a caratteristi del calibro di Mario Carotenuto (l'unico a risultare decisamente macchiettistico è il direttore dell'agenzia pubblicitaria). Figure femminili di una certa rilevanza, con la bella Marina Berti (è Mabel, la donna che ha ritrovato il barboncino insieme al marito) unica a conquistarsi un ruolo preminente rispetto alle più giovani colleghe in buona parte utilizzate nella storia come escort d'altri tempi. Sei ore per sviluppare il tutto non sono poche, eppure già dai "riassunti delle puntate precedenti" (letti da Renzo Montagnani) si può capire quanto sia articolata la vicenda, in cui non mancano i doppi giochi, i colpi di scena (uno viene piazzato di regola alla fine di ogni puntata) e le false piste inserite a bella posta. L'obiettivo primario a cui dare la caccia è l'uomo che pare stare dietro a tutto e di cui si sa solo il nome: Mel Harris.
Come in altri sceneggiati tratti da Durbridge - e ambientati nella Londra poco trafficata dei tardi '60 - ad ogni puntata l'intreccio si complica e tutti i personaggi sono avvolti nella più fitta ambiguità: persino Carotenuto, pur non smentendo la sua inveterata fama di simpatico donnaiolo, appare talvolta inquietante. La precisione elocutoria ed espressività recitativa dei grandi attori coinvolti supplisce all'azione, ridotta al minimo. La voce off di Renzo Montagnani riassume le puntate precedenti; titoli di testa orali.
Da un romanzo di Francis Durbridge uno sceneggiato inevitabilmente datato ma ancora piacevole, in cui le tematiche dell’intreccio poliziesco convivono con l’eleganza dei dialoghi e con tipiche punte di humour britannico. Azione pari a zero, ma lo specialista D’Anza dirige comunque con un certo dinamismo, riuscendo a reggere i fili dell’intricata vicenda e a dare spessore anche a quei personaggi creati apposta per allargare la rosa dei possibili colpevoli. Notevoli, ovviamente, le prove degli attori, in particolare quella del protagonista Luigi Vannucchi. Curiosi i titoli di testa "orali".
MEMORABILE: "Le galere sono vuote e i cimiteri pieni".
Sceneggiato in ben sei puntate che pur non potendo contare su ritmi frenetici, riesce
comunque a farsi seguire con un certo interesse, grazie ad una trama ingarbugliata che riserva più di un colpo di scena (un paio a puntata, uno dei quali concentrati alla fine) e riesce, rimescolando abilmente le "carte", a gettare ombre di ambiguità e di mistero su quasi tutti i personaggi. In definitiva non certo eccezionale ma comunque di buon livello. Vedendo le pessime fiction odierne non si possono non rimpiangere operazioni di questo livello.
Il colpevole l'avevo mancato in pieno, ma poco importa... oro colato sono i personaggi di questa organizzazione, ed è un getto che cola e si solidifica per sei puntate. Sei puntate, se ci si pensa, non sono troppe quando un unico tema si biforca in tante dicotomie, fino a formare una massa omogenea quanto appunto una palla da golf. La buca che questa palla raggiunge altro non è se non il buco nero della doppia vita o della doppia ideologia di chiunque reciti. La storia del'incidente è talmente paradossale che ricorda il proiettile di John Kennedy...
Rispetto a Melissa, altro celebre adattamento di Durbridge, di qualche anno precedente, questo sceneggiato ha un ritmo più veloce, meno riflessivo, la storia è vivacizzata dal simpatico antagonismo tra i due ispettori (il sarcastico Aroldo Tieri e l'impetuoso Luigi Vannucchi), la storia è meno romantica, meno introspettiva... molto più "detective story" tradizionale, ma con buona grinta. Più spazio alle sequenze in esterno, con scorci di una Londra cosmopolita, non frenetica, ma neppure tutta nebbia e silenzi! Animato, con finale ottimista.
MEMORABILE: L'ambiguo personaggio di Carotenuto; la passionale Marina Berti; la "sorpresa" al mercatino di Camden Town.
Sceneggiato di livello molto alto (al momento il migliore che abbia visto) che fa veramente rimpiangere la qualità di quanto la Rai produceva rispetto a ciò che produce ai nostri giorni. Storia molto intricata ma non troppo difficile da seguire, che si fa sempre più interessante con tante "trovate" e un buonissimo ritmo, con un colpevole non facilmente individuabile. Grande cast dove tra i tanti spicca l'indimenticabile Aroldo Tieri. Affascinanti i titoli di coda con la relativa canzone "un impermeabile bianco". Da non perdere!
Ottimo sceneggiato della fu Rai, molto coinvolgente e per nulla datato nonostante abbia oltre 40 anni. La trama è davvero superlativa, in quanto parecchio intrecciata, la sceneggiatura è ottima e senza buchi e la suspance e il ritmo sono molto soddisfacenti. Molte le trovate interessanti e la soluzione finale è piuttosto sorprendente. Ottima la prova del cast, in particolare di un magnifico Aroldo Tieri ma anche di Cecchi, Vannucchi e la Berti. Da vedere assolutamente!
Profumo di Rai del tempo che fu. Trama molto intricata, colpi di scena improbabili e numerosi e colpevole, mi sembra, impossibile da indovinare. Nessuno è come appare, tutti hanno più o meno forti ambiguità. Nel cast alcuni nomi noti del teatro e del cinema italiano, fra i quali i grandissimi Tieri e Vannucchi. Fa macchia anche il personaggio di Carotenuto, attore capace di sfumature assai fini. Imperdibile per la generazione che lo vide in tv nell'adolescenza.
Giocando a golf, una mattina, un celebre sportivo viene trovato morto in circostanze misteriose: da qui si dipana una trama complessa dove non mancheranno altre morti. D'Anza, regista espertissimo di allora, dirige questo giallo inglese affidandosi al solito a un pool di attori di qualità (Vannucchi, Tieri, Carotenuto, Checchi e altri) e fotografando la moda avanguardista di quei tempi, tutta londinese. Soprattutto facendo scervellare lo spettatore su chi è a capo di questa cupola di omicidi. Finale sbrigativo, rispetto al resto.
MEMORABILE: Lo charme di Luisella Boni, moglie dello stesso regista.
Molto piu complesso di quanto possa sembrare a prima vista. Non c'è azione ma la suspense è abilmente distribuita e fa venir voglia di vedere come va a finire. C'è spazio anche per la Swinging London tanto famosa all'epoca (esterni lì e interni tutti in studio) e i personaggi sono molto ambigui, le perversioni nascoste (era la Rai moralista...) ma fanno capolino: c'è il marito che usa la moglie come esca, il vecchio cui piacciono molto le ragazze, il fotografo che usa le modelle come escort... Decisamente interessante.
Daniele D'Anza HA DIRETTO ANCHE...
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Come già accaduto per il precedente Melissa, il regista Daniele D'Anza firma anche le parole della canzone dei titoli di coda, qui composta da Gigi Cichellero:
Un impermeabile bianco è cantata da Paola Orlandi (sorella della più celebre Nora):
DiscussioneDusso • 8/09/13 11:31 Archivista in seconda - 1836 interventi
Grande Motorship! ottima visione questa, per il prossimo sceneggiato giallo ti consiglio Harry Brent che è sullo stesso livello di questo. Io spero presto di vedere "Lungo il fiume e sull'acqua" sempre tratto da Durtbrdige sperando sia avvicini come giudizio a questi 2
Grazie Dusso! Ultimamente mi sto dedicando alla visione di sceneggiati della Rai che(purtroppo)fu e devo dire che questo, assieme a "Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana", è decisamente il migliore, almeno di quelli li che ho visto finora. Certo che se penso alla deficitaria produzione Rai di ora(che oltretutto la maggior parte sono derivazioni di format esteri)mi viene da piangere, specie se confrontati con queste eccellenti produzioni degli anni 60-70. Herry Brent purtroppo non ce l'ho, ma cercherò di procurarmelo al più presto.
CuriositàZender • 8/07/14 17:40 Capo scrivano - 47835 interventi
Gli sceneggiati televisivi italiani tratti da Francis Durbridge sono come riporta Wikipedia: