Commovente, delizioso, romantico e ironico, il lungometraggio più personale di Santis, realizzato interamente nella "terra degli aranci", Fondi, cittadina natale del regista, è al centro delle vicende amorose tragicomiche della coppia Mastroianni/Vlady. La pellicola costituisce una sorta di "Riso amaro in tono minore" che stupisce per la semplicità, l'immediatezza e per il coraggio di commuovere con l'essenza dell'amore. Neorealista doc.
Una coppia di fidanzati ciociari, che da anni rinvia le nozze perchè troppo costose, decide di inscenare una fuga d'amore d'accordo con le rispettive famiglie, per potersi poi sposare in economia, ma le cose vanno diversamente dal previsto. Graziosa commedia il cui maggiore pregio non sta tanto nella trama da neorealismo rosa quanto nella messa in scena che, grazie alle scelte di costumi e scenografie e all'uso di una pellicola dalla resa satura, trasforma ogni scena in un quadro in movimento, con un piacevole effetto cromatico.
MEMORABILE: Il finto litigio delle due famiglie dirimpettaie, che coinvolge tutti gli abitanti del vicolo
Una commedia certo, una favola come dichiarato dalla didascalia iniziale ma anche il
ritratto di un'Italia che (forse) non c'è più. Sociologia a parte (qualcuno potrebbe
considerarla troppo spicciola) il film è molto divertente con alcuni momenti davvero
riusciti (il finto litigio su tutti). Particolari i cromatismi usati dal direttore della fotografia. Bella prova di Mastroianni. Decisamente non male.
De Santis traghetta al neorealismo rosa due anni dopo Due soldi di speranza di Castellani. Il film è adorabile, ovviamente candido, nell'arcadia di Fondi (dove nacque il regista). Inzuppato nel Ferraniacolor (che privilegia i verdi e i rossi), scenografato dal pittore Purificato (primo caso in Italia), è l'adorabile racconto di una fuitina di due già bellissimi e bravissimi giovani attori. Ovviamente siamo in un mondo che non esiste, ma fu rapido il mutare del neorealismo in commedia in quei tempi di ripresa. Col senno di poi si rivede volentieri. Nella parte di un ciclista un giovanissimo Gabriele Tinti.
MEMORABILE: Le trattative per un corredo che non si potrà mai comprare.
Eleganza e brio d'altri tempi, semplicità e spirito autenticamente popolare in questa gradevole commedia di De Santis (ammirevole nella tecnica) che scorre fluida e nitida. Mastroianni ha espressività da attore scafato (ma è solo a inizio carriera); Marina Vlady (giovanissima, sedicenne) ha bellezza e grazia, movimenti soavi, sguardi che restano impressi. L'atmosfera da racconto pittoresco è esaltata dalla superficie cromatica molto curiosa (ricorda Totò a colori, che è del '52) capace di porre la narrazione in un altrove astratto.
La tenera storia d'amore tra Mastroianni e Marina Vlady è un po' invecchiata col tempo, ma ha la sua forza ancora nei bellissimi scorci del Basso Lazio e nelle irresistibili scene familiari dei due aspiranti coniugi, le parti più divertenti del film. Quando infatti la scena è solo sui due protagonisti qualcosa si va un po' a perdere. Resta però una pellicola godibilissima, benché datata. Meglio la prima parte rispetto alla seconda.
Due fidanzati cercano da molto tempo di sposarsi, ma le rispettive famiglie non possono permettersi economicamente il matrimonio. Troveranno uno stratagemma per riuscire nel loro intento. Commedia molto romantica che descrive benissimo la realtà dei poveri contadini e la semplicità dei loro desideri. Negli occhi dei protagonisti c'è un romanzo d'amore che ha in sé la purezza del sogno di una vita e allo stesso tempo la fatica di giornate spese nei campi. La regia di De Santis riesce a cogliere ogni singolo sguardo con sincerità e armonia.
Niente melò né la consueta commedia anni 50. Il marchio De Santis, senza annoiare, rovescia in pasta marxista i Promessi sposi: a limitare la felicità dei poveri sono gli ostacoli di classe e censo. Alla fatalità, che c'è, si oppone l'astuzia. Ambientato in Ciociaria, terra del regista, con solidi comprimari che fanno chiasso intorno alla mitezza di Mastroianni e alla chiostra stellata della Vlady, entrambi convincenti. In mezzo, baruffe di provincia rurale modello Comencini. Ma se hai Petri in sceneggiatura tutto cambia.
MEMORABILE: In barca sul lago: "Però Venezia era meglio".
La fuitina tentata da due giovani innamorati riesce tra mille peripezie a coronare un sogno d'amore. Interessante passaggio nell'opera di De Santis che sceglie il colore (particolarmente forte e pastoso), accentua le tonalità di commedia e riesce a rendere Marina Vlady credibile come contadina ciociara. Non è il suo miglior film, ma è comunque un bel prodotto.
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Giorni d'amore è il suo primo film a colori e conquistò il Nastro d'Argento nel 1955 per il migliore attore protagonista (Marcello Mastroianni) e poi il premio per la migliore fotografia a colori al III Festival Internazionale di Cinema di San Sebastian.
Dvd della Cecchi Gori Home Video, 2006
9 Singola faccia, doppio strato (Formato schermo 1,33:1)
PAL Area 2
Lingua audio: italiano, Dolby Digital 1.0 - mono
Lingua sottotitoli: italiano per non udenti
Contenuti speciali: trailers; manifesto originale; foto; biografie; interviste
Stralcio di un'intervista al pittore Domenico Purificato:
"Oltre a scene, costumi e consulenze del colore, nel film ho doppiato anche la parte di un prete. In una scena la Vlady, in una capanna, aveva un nastro rosso e nell'inquadratura mancava un rosso di contrappunto, allora presi un serto di pomodori e lo appesi affinchè questo rosso avesse un rapporto prettamente pittorico.
Ho perfino dipinto una maglia di rosso sul corpo stesso di Mastroianni.
Nel film ci sarebbe un riferimento a "La sepolta viva" (1949) di Guido Brignone.
Fonte: Giuseppe De Santis - La trasfigurazione della realtà di Marco Grossi. Pag. 94