Goddess of love - Film (2015)

Una riflessione sulle conseguenze più tragiche dell'amore e della passione, fino alla discesa nella follia psicotica che, pur seguendo i dettami del thriller, risulta credibile e può creare un'immedesimazione con l'uno o con l'altro personaggio; girato molto bene, fotografato e musicato con altrettanta cura e con una prova eccellente della Kendra, il film non inventa nulla ma racconta una storia già vista (Attrazione fatale e derivati) con stile da vendere e passione per il genere, confermando Knautz come uno dei migliori nuovi registi in giro.

Lap-dancer che ha una storia col cliente, sospetta il tradimento e va fuori di senno (ma le turbe già c'erano). Rivisitazione del tema gelosia-follia con confezione più moderna, sceneggiatura più attuale ma soprattutto con la donna-mantide che è la vera protagonista; il film è visto attraverso i suoi occhi e offre l'interazione del personaggio con la sua vita quotidiana, le sue turbe, allucinazioni visive/sonore, le immagini dei tradimenti, le masturbazioni mentali (e fisiche) con ottima prova della Kendra. Gran twist nel finale.

Più che sufficiente, anche se a posteriori il plot è prevedibile e anche il colpo di scena finale non è uno shock (sorprende, semmai, la porzione di film impattata dall’inganno perpetrato). Meriti indubbi per la regia di Knautz, precisa ma ricercata, e per la performance di Alexis Kendra, quasi perfetta nell’introdurci passo passo nelle pieghe della sua follia senza mai ricorrere ad eccessi sbrodolanti. Thriller sì di routine, ma di indubitabile eleganza.