La caduta del folle imperatore Commodo per mano del suo fratello gemello (tale Lucio Crasso) e l’avvento di Pertinace… Peplum dalle palesi invenzioni storiche (sul medesimo tema era più veritiero Ursus, il gladiatore ribelle), diretto con energia nelle scene di battaglia e corpo a corpo, che peraltro possono contare sulla supervisione del maestro d’armi Bruno Ukmar e la prestanza fisica di Harrison, Gemma e Palmara. L’umiltà e l’onestà politica con cui in ultimo Harrison rinunzia alla corona imperiale (v. sotto) dovrebbero essere imitate dai molti che oggi governano indegnamente l’Italia.
MEMORABILE: «Rimanendo in un posto per il quale non sono adatto potrei diventare peggio di Commodo: il potere è una bevanda inebriante e potrei ubriacarmi».
Il periodo turbolento dell'imperatore romano Commodo viene revocato con moltissime licenze storiche in questo routinario peplum di Caiano. Meritevole nelle scene d'azione, ha alcune carenze nelle ambientazioni che sanno un po' di cartapesta. I dialoghi sono abbastanza retorici e a volte la sceneggiatura ha qualche forzatura (la fuga di Crasso dal palazzo imperiale, rivoltosi che spuntano dal nulla, per tutto il film si sbaglia l'accento di Commodo). Comunque la regia permette di mantenere desta l'attenzione, anche se il film ha molte pecche.
Più battaglie in un'ora e mezza di film che in sei anni di Seconda Guerra Mondiale. Il problema non sono queste scene, neanche male, quanto il fatto che si ha l'impressione che servano a coprire la mancanza di idee e i numerosi buchi di una sceneggiatura priva di spunti di interesse. Solita storia, solito canovaccio. Salvano in parte il tutto le buone prove di Richard Harrison e Moira Orfei e una confezione tutto sommato decorosa. Adatto solo ai fan sfegatati del peplum.
Tentativo poco riuscito di proporre un peplum senza eroe soprannaturale dotato di forza erculea ma raccontando invece una rivolta popolare contro un bieco imperatore (che per tutto il film viene chiamato inspiegabilmente "Commòdo"). Ci sono pochissime comparse nelle scene d'azione e pochissimi spettatori nell'arena dove si svolgono i ludi gladiatori. Una "povertà" di mezzi che ben si addice a un film in cui i poveri danno la caccia ai topi e si nutrono di rape imbottite! Statico Palmara nel ruolo del cattivo, surclassato dal suo viscido consigliere Alberto Farnese.
MEMORABILE: "La storia si ripete: ancora una volta il dado è tratto" (Harrison - Lucio Crasso attraversando il Rubicone)
Mario Caiano HA DIRETTO ANCHE...
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Negli anni Settanta il film è stato rieditato come "Giuliano Gemma il gladiatore", per sfruttare la fama nel frattempo acquisita dall'attore che qui è impegnato in un ruolo secondario (che peraltro non prevede quasi mai la sua discesa nell'arena gladiatoria...)
Negli anni Settanta il film è stato rieditato come "Giuliano Gemma il gladiatore", per sfruttare la fama nel frattempo acquisita dall'attore che qui è impegnato in un ruolo secondario (che peraltro non prevede quasi mai la sua discesa nell'arena gladiatoria...)
Sicuro al cento per cento?
Di solito erano un po' meno spudorati.
Per esempio scrivevano in locandina qualcosa del genere. GIULIANO GEMMA
è
IL GLADIATORE
nel film I DUE GLADIATORI
Comunque la cosa più notevole del cast è Gianni Solaro, il fratello di Livio Lorenzon, che qui interpreta un senatore onesto (di solito fa il cattivo) e nel flashback esibisce una lunga chioma (lui, che era completamente calvo)