Il prete bello - Film (1989)

Dà l'impressione che il regista, dopo il buon debutto, anziché lavorare, abbia voluto capolavorare, finendo col dar vita ad un'opera che funziona bene in taluni momenti (la recita, il ponte ferroviario, il microscopio che affonda insieme all'infanzia spensierata, il riformatorio), ma che manca di unità e di compattezza. Qualche eco di Truffaut. Buone le interpretazioni, ma manca il "quid" che serve per un vero bel film. Ambientato allo spirare degli Anni Trenta.

Tratto dal romanzo di Goffredo Parise, Il prete bello è ambientato nell'Italia fascista della fine degli anni '30. Il film ha il merito di una buona ricostruzione ambientale ma il limite di una sceneggiatura troppo frammentaria e poco organica che fa leva solo su alcuni momenti anzichè puntare alla storia nel suo complesso. Buona la prova del cast.

Amarognolo film ambientato in epoca fascista con bravi interpreti (soprattutto Torsello e la Asti), che ci racconta di un gruppo di scavezzacolli dell'epoca. Non coinvolge molto però si fa apprezzare per l'ambientazione e le buone musiche; significativa presenza ed elogio della bicicletta: si arriva a rubare per comprarla.

L'ipocrisia ben pensante delle dame della carità in realtà speranzose anche solo di una blanda attenzione da parte di don Gastone, la giovinezza e le gesta di un gruppo di ragazzi uno dei quali finirà male. Nella Vicenza (e dintorni) degli anni '30, ottimemente fotografata nelle quattro stagioni, si muovono questi e altri personaggi sotto lo sguardo forse troppo imparziale della macchina da presa: il film si lascia vedere, ma emoziona raramente. Peccato.

Il romanzo di Parise qui macera in un'abluzione prolungata nel tiepidume malinconico-nostalgico e le pagine stampate snaturano e mutano in una creatura di tutt'altro genere. Mancano il brio, l'ironia, la povertà sofferta e la rassegnazione a essa, i ritratti grotteschi e comici, la goliardia felliniano-amarcordiana del libro. Censura su due figure pittoresche: il napoletano fascista con le figliolette vogliose e il cappellaio affetto da flatulenza. Il crepuscolare non è un male di per sé ed è apprezzabile in questa sede ma qui non era indispensabile.

Nonostante una trama particolare e non troppo lineare (abbiamo un prete di bell'aspetto e in contemporanea le avventure di un gruppo di giovani ladri), il film si lascia apprezzare. Ambientato in un piccolo centro del Veneto, senza location pompose come al solito ma apprezzabili; buona la prova del cast, discreta la colonna sonora. Non eccelso ma vedibile, tutto sommato.

Un bel film del compianto Carlo Mazzacurati. Siamo in pieno Ventennio, eppure il regista ha l'ottima idea di non ossessionare lo spettatore con continui riferimenti al momento storico ma di lasciarlo sullo sfondo a osservare le vicende. Vicende un po' frastagliate, in una sceneggiatura non proprio omogenea, ma il racconto ha comunque grande fascino e mescola le vicende di un gruppo di giovani amici (due su tutti) e di un prete. Atmosfere veramente valide e la recitazione, per quanto naif, ben si adatta al film. Regia amara e personalissima. Bella scoperta.