L'esordio di Clouzot è già un giallo fortemente venato d'ironia, in cui anzi – e a dispetto di uno splendido finale che spiazza con un'intuizione notevolissima – sono i frizzanti dialoghi ad avere una netta preponderanza sulla parte mystery. Il serial killer che si aggira per Parigi e sui corpi delle sue vittime lascia come segno di riconoscimento un biglietto da visita con su scritto “Monsieur Durand” pare non dare tregua alla città, tanto che dal ministro al prefetto fino al commissario - seguendo un tragico scaricabarile - si minacciano licenziamenti ai rispettivi sottoposti che non riusciranno ad acciuffarlo. Agisce in soggettiva (come avverrà nei nostri thriller argentiani) per mantenere...Leggi tutto il perfetto mascheramento da whodunit, il nostro Durand, ma una sera, nelle tasche di un ubriaco, vengono trovate decine di bigliettini col nome del ricercatissimo assassino. L'uomo dice di averli trovati grazie allo sgombero d'una soffitta alla Pensione “Le Mimose” in Avenue Junot 21, nel cassetto di un tavolino, e di non sapere quindi a chi appartengano. Per questo il commissario Wens (Fresnay) decide di travestirsi da prete e di indagare in loco affittando lì una camera. Verrà in contatto con una discreta trafila di personaggi eccentrici che subito faranno a gara nel rubarsi la scena riempiendola di verbosissimi interventi sopra le righe che non aiutano a svecchiare il film, in questo senso già piuttosto compromesso dalla presenza dell'amante (Delair) di Wens, aspirante cantante d'opera: fin dall'incipit assale i propri interlocutori con una logorrea che sfianca e continuerà a farlo pure quando dovrà fortunatamente limitare gli interventi, arrivando più d'una volta a esibirsi vocalmente. Capito dove si è recato il marito, deciderà di raggiungerlo in pensione di nascosto e lì di affiancarlo (a modo suo) nelle indagini. Faremo quindi la conoscenza della proprietaria della pensione, di una scrittrice che naturalmente predirà ciò che accadrà, di un non vedente con la sua accompagnatrice, di un prestigiatore, di un creativo costruttore di pupazzetti, di un vecchio reduce col bastone... Sappiamo che – almeno dovendo credere all'ubriaco – il colpevole è tra loro e dovremo indovinarne l'identità. Quello che però colpisce in negativo, all'interno di un intreccio che pare teso unicamente al raggiungimento dell'agognata soluzione (per noi ben difficilmente intuibile), è il continuo sovrapporsi di voci, il voler sparigliare le carte senza che ve ne sia necessità proponendo ipotesi campate in aria affidate a un commissario che non pare poi così arguto, nonostante l'acutezza dello sguardo. E se l'ironia talvolta coglie indubbiamente nel segno (come nella citata scena dello scaricabarile), la maggior parte delle volte pare eccessiva, sguaiata. Fortunatamente la già buona mano di Clouzot in regia aiuta a non debordare e a mantenere il film nell'ambito del divertissement azzeccato, recuperando di quando in quando la traccia “gialla” che ci condurrà curiosi al finale; un finale svolto bene, spassoso ma di nuovo prevedibile negli atteggiamenti di chi dovrà in definitiva confessare.
Primo film di Clouzot girato durante l'occupazione tedesca in Francia e per una casa tedesca, per questo anche accusato di collaborazionismo. Da subito il regista si connota per la caratterizzazione dei personaggi, di tutti i personaggi anche dei più secondari e sull'indagine della natura umana, chi è, o chi sono, i veri colpevoli? Sembra che tutti, innocenti compresi, possano essere corresponsabili. La tecnica di ripresa è innovativa e adatta al clima di suspense creato. Bella foto in bn.
MEMORABILE: Mila Malou, (Suzy Delair) mentre canta, ha un lampo notando diversi particolari nella stanza, a tre a tre.
Il primo film di Clouzot è un giallo con diversi innesti comici in cui il regista
mostra già alcune caratteristiche tipiche della sua "poetica": la grande attenzione ai personaggi, siano essi protagonisti o secondari, che sono ben caratterizzati ed abbastanza approfonditi e una concezione pessimistica della natura umana dipinta come ambigua e colpevole. Chiari i riferimenti al Nazismo ma non solo. Un bel divertimento che scorre via veloce ed appassiona.
Già al primo film Henri-Georges Clouzot dimostra una padronanza e una consapevolezza del mezzo inusuali all'esordio. La vicenda è un giallo appassionante, intricato e fuorviante già dal titolo, con l'ausilio di ottimi dialoghi e con un finale intelligente e di rara bellezza. Non mancano i toni da commedia stile poliziesco americano anni 30 (il detective e la sua fidanzata). Resuscitato dall'oblio grazie a Tarantino, che gli ha reso omaggio nel suo Bastardi senza gloria.
Un commissario, travestito da pastore anglicano, si introduce in una pensioncina, dopo aver avuto la soffiata che lì abita il misterioso omicida ricercato in tutta Parigi. L'intervento della fidanzata del poliziotto crea non poche complicazioni ma sarà determinante al momento dell'epilogo della vicenda, con un esito a sorpresa. Fra thriller e commedia brillante, con grande cura nella caratterizzazione dei personaggi, mette in risalto la naturale eleganza di Pierre Fresnay, i cui duetti con Susy Delair ricordano gli scambi fra Nick e Nora.
MEMORABILE: La scelta data alla vittima sull'arma con cui essere uccisa...
Primo e grande film di Clouzot che ci appassiona sin dalle primissime sequenze. L'assassino abita al 21 è un giallo con la g maiuscola, che lascia tutto sospeso sino allo spelendido e imprevedibile finale. La cura dei personaggi è esemplare così come la scelta dei dialoghi. Difficile scegliere tra il cast chi si distingua di più, vista la bravura generale. Un film assolutamente da recuperare e da rivalutare.
Riuscito mélange di poliziesco e commedia corale con venature sociali, con un tratteggio dei personaggi, anche minori, di grande finezza, condotto con polso fermo e ritmo sicuro: in breve un esordio di qualità per un cineasta che avrà ancora parecchio da dire. Dialoghi italiani deliziosamente demodè ("il baiocco", "la ninna")
Bel giallo vivificato da una brillante vena da commedia sofisticata che scolpisce con felicità tutti i personaggi coinvolti. Bravi gli attori, dalla vivace Delair sino all'insinuante Tissier. L'inevitabile domanda (chi è l'assassino?) elettrizza l'intera trama, ma l'altrettanto inevitabile svelamento toglie - come a ogni giallo classico - mezzo punto di considerazione critica (poiché ridimensiona il piacere della rilettura).
Film che mostra poco le rughe, considerando la sua età anagrafica ma ancor più il contesto storico nel quale ha visto la luce (la Francia occupata dai nazisti). Gran parte del merito è da ricondurre al registro brillante utilizzato da Clouzot, in grado di mutuare la commedia di caratteri alla Pagnol all'interno di una struttura da giallo classico con whodunit. La coppia di investigatori stile L'uomo ombra (Fresnay/Delair) è in gran tiro, mentre tra i grotteschi indiziati del 21 imperversa il gigionismo mefistofelico dell'illusionista Lalah-Poor.
MEMORABILE: L'omicidio del povero ubriacone; Il turbante di Lalah-Poor/Tissier.
Bella commistione tra noir, giallo e commedia realizzata da Clouzot, che riesce a conferire ottimo ritmo alla pellicola e prefigurare in più di una scena il senso nascosto della trama. La sceneggiatura è di livello eccelso anche se, in alcuni casi, eccessivamente ridondante. Bravi gli interpreti, bella la fotografia e sapientemente sarcastico il modo di presentare fatti e personaggi. Cinema di classe.
Partenza abbastanza sorprendente, con un paio di omicidi in soggettiva che faranno sussultare i fan di Argento; successivamente il film scivola nella commedia tout-court per poi, in seguito, riassestarsi sui binari del giallo e del whodunit, pure con macrosequenza centrale monolocation che forse avremmo voluto veder estesa fino alla conclusione. Tra misteri e dialoghi incalzanti, non di rado si divaga e non tutti i personaggi conquistano, il che pone il film un gradino sotto al tematicamente simile L'uomo ombra, al quale Clouzot si è probabilmente ispirato.
Anche se un paio di omicidi in soggettiva precorrono tanto cinema thriller (anche italiano) dei decenni successivi, l'esordio di Clouzot è soprattutto una commistione fra il giallo e la commedia brillante. Se il primo versante riserva una soluzione dell'enigma davvero imprevedibile, il secondo è inevitabilmente ancorato al suo tempo pur riservando almeno un momento (lo scaricabarile istituzionale) davvero spassoso. La bravura nel tratteggiare gli ambienti e nel coniare dialoghi allusivi è già evidente, mentre per il disegno dei personaggi il meglio verrà nei lavori successivi.
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Mi sembra una versione sufficiente anche se non so se il master utilizzato sia quello originale
A volte c'è qualche rumore molesto di fondo (ma pochi) e l'immagine non sempre ha colori nitidi. In ogni caso per ora è l'unico modo
di vedersi questo bel film di un regista discusso e interessante.
Gli extra video sono assenti.
Ci sono solo notizie sul film cenni biografici
su Clouzot e affini.
Grazie per il complimento ma sono solo un semplicissimo appassionato come la maggior parte dei frequentatori del Davinotti.
Il sito IMDB segnala il formato cinematografico di 1.37.1 quindi direi che il fullscreen va benissimo.
Questa è la fascetta del dvd uscito nel 2004 in Francia