L'ombra del giorno - Film (2022)

Garbato dramma sentimentale ambientato ad Ascoli Piceno alle soglie della Seconda guerra mondiale. La caratterizzazione storica è semplice - pochi tocchi qua e là, in superficie, ma corretta. La storia è sobria ed "educata": presenta qualche ingenuità di troppo - specie nella parte finale -  ma non sbraca e non eccede mai in sentimentalismi e patetismi. Nonostante le due ore piene, le lungaggini quasi non ci sono. Il cast fa la sua parte, compreso uno Scamarcio quasi sempre ingrugnito, come suo solito. Musella meriterebbe ormai ruoli diversi e di maggior peso.

Bel film di impianto classico e di costruzione attenta che racconta una storia di ottant'anni fa ma riesce ad avere un taglio moderno e a dimostrare una grande padronanza di regia e di lavoro sugli attori. Riccardo Scamarcio ci consegna un'interpretazione matura, Benedetta Porcaroli si mostra matura e attenta. Piccioni è un regista che abitualmente sbaglia molto poco e qui lo dimostra ancora una volta.

Il tema è piuttosto abusato nel panorama cinematografico. Ma. Questo è un film sincero, sentimentalmente sussurrato, incentrato più sull'evoluzione - non semplice - del protagonista. Scamarcio, anche produttore, convince appieno nel ruolo, liberandosi completamente dei panni iniziali di bello e dannato. Al contrario si mostra claudicante e talvolta goffo, col viso segnato e la mente a distrarsi da una banale quotidianità. Interessanti anche la scelta della location (Ascoli Piceno e il ristorante azzeccato), dizione e interpretazione dei vari personaggi. Centrata la Porcaroli.

Ambientata durante il Ventennio, la pellicola narra le vicende di un ristoratore ascolano che assume una giovane donna che le sconvolgerà l'esistenza e minerà il suo credo politico. Narrazione efficace, nonostante la lunga durata, che si avvale di un maturo Scamarcio e di una sofferente Porcaroli, mentre la parte del cattivo è affidata a un ottimo Musella. Nel complesso un'opera di buon livello che scorre in maniera valida.

Giuseppe Piccioni dirige sempre film personali che rimangono nella memoria dello spettatore. Accade anche in questa pellicola drammatica, ambientata nella provincia italiana nel periodo immediatamente precedente il secondo conflitto mondiale. L’autore ben ricostruisce il clima di tensione creato dal regime, con la privazione delle libertà che traspare dai dialoghi e dalle ottime prove del cast, Riccardo Scamarcio anzitutto, forse alla sua migliore prova al cinema. Una vicenda coinvolgente, dalla buona resa drammatica.

Raccontando la storia d’amore, all’ombra dell’entrata in guerra dichiarata nel 1940, tra una ebrea e un ristoratore tiepido fascista, il film tocca anche il tema dei tanti reduci della guerra del ‘15/’18, disillusi dall’esito di una conflitto vinto a parole ma straperso nei fatti. La prova di Scamarcio è notevole, ma va sottolineata anche quella, pur in ruolo minore, di Lino Musella, perfetto nel rappresentare il lavoro sporco che si faceva all’epoca. Finale toccante ma poco realistico.

Un film discretamente realizzato che sceglie sin dall'inizio di mantenere circoscritto il suo raggio d'azione. Da un punto di vista spaziale perché buona parte delle riprese vive all'interno del ristorante, creando un'atmosfera a tratti claustrofobica e limitando parzialmente le potenzialità della pellicola. Da un punto di vista della trama perché alla fine Piccioni preferisce scavare nel rapporto tra Scamarcio e la Porcaroli piuttosto che sviluppare altre sottotrame. Scelta che evita le banalità storiche ma che non sfrutta adeguatamente il cast degli attori.