L'uomo medio + medio - Film (2006)

L'uomo medio + medio

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Sarebbe davvero comodo poter disporre di un uomo in grado di rappresentare da solo un intero campione sondaggistico di migliaia di individui. Il film inserisce l'idea all'interno del diffondersi di Grandi Fratelli e figli di TRUMAN SHOW di inizio Duemila, un'autentica tendenza moltiplicatasi col tempo esponenzialmente, di pari passo con l'esplosione dei social media; l'idea, si diceva, è quella di centrare la storia su un giovane capace di testare una lunga serie di nuovi prodotti pronosticandone in anticipo il successo o meno. Jalil (Maadour) è stato notato in un gioco a premi durante il quale ha dimostrato...Leggi tutto che le sue risposte coincidevano esattamente con quelle date da un campione ampissimo di persone sondate sulle più disparate domande. I produttori del programma, intuite le potenzialità del soggetto, gli piazzano in casa decine di telecamere nascoste e microfoni incaricando la solita splendida ragazza compiacente (Dhavernas) di stimolarlo sulle risposte da fornire, agendo da fidanzatina perfetta che si concede mostrando amore e simulando attrazione. Lui, Jalil, non sa di essere spiato, osservato, sondato, “utilizzato”, né può immaginare che addirittura il Presidente francese (Lhermitte) si sia rivolto a chi lo osserva per capire come risalire nel gradimento in vista delle elezioni. Niente di nuovo sotto il sole comunque, e la trovata dell'uomo medio più medio sa tanto di pretesto per mettere in scena una banale storia d'amore tra il bruttarello dolce e timido e la ragazza splendida che inizialmente non prova per lui alcun interesse diverso da quello “professionale”. Il resto sono soprattutto grandi sessioni di analisi “in diretta” dei filmati in cui Jelial è al centro della scena, con intervento in sovrimpressione della grafica che sullo schermo degli organizzatori indica la percentuale di gradimento del nostro per gli oggetti con cui viene in contatto. Fino a quando, inevitabile, il gioco si svela e il castello di carte crolla, con mugugni, crisi, ripensamenti, riflessioni sulla vita, sulla correttezza, l'etica e quant'altro. Perché in fondo si sa, quello a cui puntano film così è portare a riflettere su temi all'ordine del giorno e che da sempre offrono un'ampia serie di punti di vista. Immancabile arriverà poi il momento in cui il protagonista diventerà l'idolo delle folle, invitato alle trasmissioni, con la sua immagine ad occhieggiare in ogni vetrina, in ogni supermercato... Da uomo medio si realizzerà il suo passaggio a opinion leader o, come si direbbe in termini più moderni, influencer. Ma COMME TOUT LE MONDE è del 2006 e internet non è ancor così invadente, al punto che nel film i social non hanno alcuna parte rendendo il tutto, agli occhi di uno spettatore di oggi, irrimediabilmente obsoleto nonostante le tematiche attualissime. Se ci aggiungiamo che il cast non è propriamente esaltante, che Maadour tiene fin troppo basso il profilo e che i dialoghi non hanno mai un sussulto vero, possiamo dire - al di là del miglior involucro che la avvolge - che il regista Pierre-Paul Renders si attesti sui modesti risultati ottenuti dal comunque ben più pionieristico IL DIVO DELLA PORTA ACCANTO (poi rifatto come ED TV), ugualmente diviso tra esperimento sociale e intreccio sentimentale.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/01/21 DAL DAVINOTTI
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Markus 5/01/21 11:40 - 3696 commenti

I gusti di Markus

Un ragazzo qualunque diviene - senza che lui lo sappia - unico opinion leader per conto di una società di sondaggi. Lo spunto iniziale, benché non particolarmente originale, conduce lo spettatore a calarsi in questa vicenda in principio divisa tra dramma dei nostri tempi e sentimentale (con esito fin troppo scontato) per poi diluirsi, nella seconda parte, in un fiacco grottesco. L'idea c'è ma la messa in scena si rivela fin troppo svogliata e con attori sbagliati. Visto lo sfoggio di tecnologie Anni Zero, rivisto oggi, assume un'aria di film invecchiato precocemente.

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