Niente a che spartire con L'alba dei morti dementi, ma è la classica trovata per attirare il pubblico del suddetto titolo. Questa pellicola spagnola tratta la storia di un giovane deciso a girare un film in modo da sostentarsi economicamente. Un regista emergente ci regala un piccolo gioiellino: cast azzeccato, trucchi ed effetti speciali ottimi e storia molto divertente. Il primo zombi si vede dopo mezz'ora (che poi proprio zombi non è), ma la visione vi assicura grandi risate. Cala un po' nella seconda metà ma si riprende per il finale!
MEMORABILE: Il gatto del produttore che, sniffata della coca, si lancia dalla finestra.
I due protagonisti devono essersi divertiti ad interpretarlo (Aijòn anche a scriverlo) e si vede. D'altra parte sono espliciti nel dichiarare le loro intenzioni (vedi la citazione). Non tutto è riuscito e la storia nel complesso fa acqua da tutte le parti, ma si respira il gusto delle scemenze fatte con passione. Alcuni momenti decisamente riusciti e nell'insieme non ci si annoia. Il Caspas (alias forfora) di Aparicio è un personaggio decisamente ben riuscito. Senza troppe pretese, ma una visione la merita davvero.
MEMORABILE: "Promettimi che faremo un film di merda. Ma dovrà essere una merda di cui essere orgogliosi"; la serenata.
Senza nulla a che spartire né col titolo itali(di)ota né col film di Wright, questa horror-comedy è in verità un curioso saggio metacinematografico in cui s'incastrano fumettosità anarchica, estetica pulp, sviluppi fanta-tragicomici ed anima ispanica caricaturale e autoironica. Il film nel film, il sogno dentro il sogno, in una sintesi non sempre limpida ed esauriente ma persuasiva, vivace e dissetante. Per dispetto, nemmeno le immagini di chiusura sbrogliano l'incertezza dei piani più o meno reali che intercollassano amenamente durante tutta la storia. Sdrammatizzante e sbarazzino.
MEMORABILE: Il personaggio "harrelsoniano" di Johnny il Maligno: occhio vitreo sfregiato, pallore albino, dentatura giallastra e coltellaccio "ramboidale"...
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Poteva diventare un piccolo cult qui da noi, peccato che la smania dei distributori di lucrare su assonanze e pretesti parodici abbia affossato il film nello scantinato dei sequel e degli spin-off.
Ma la pellicola di Miguel Angel Lamata non è nè un sequel nè tantomeno uno spin-off, gli zombie difatti sono solo marginalità trascurabili all'interno della vicenda; il film è invece un piccolo saggio polimorfico e multitasking che abbraccia amorevolmente la metacinematografia più classica, le fantasie stilizzate del fumetto, il citazionismo del neo-cinema pulp e il grottesco un po' invasato di certi thriller-horror spagnoli (Alex De La Iglesia, Bigas Luna).
E cosa più importante: questo prodotto è precedente a L'alba dei morti dementi (opera con cui condivide solo lo spirito ironico).
Buiomega71 ebbe a dire: Sinceramente L'angoscia non mi sembrava così "invasato". Forse grottesco, ma non più di tanto in realtà...
A me invece L'angoscia è sembrato un film incentratissimo sulle ossessioni (ecco perchè "invasato"), oltre che sul gioco persecutorio del film dentro il film (proprio come La notte dei morti dementi).