La terra degli uomini rossi - Birdwatchers - Film (2008)

La lenta agonia di un popolo (gli indios), ormai relegati in riserve, ai confini con terreni coltivati e poderi e ai margini di una foresta senza più animali da cacciare. Il problema è che tutto ciò viene diluito lentamente nella pellicola, che finisce per essere ricordata solo per alcune usanze degli indios e per le morti tramite impiccagione dei figli, che hanno ormai perso la loro identità. Si poteva fare molto di più, utilizzando meglio gli attori, bianchi e indios (questi ultimi, senza imbrigliarli nella recitazione). Appare come un ibrido tra film e documentario (né carne né pesce).

Fascinoso e interessante dramma etno-antropologico di Bechis, che racconta e testimonia - più che denunciare - la disperazione della popolazione indio, asservita ormai a stili e modi di vita capitalisti e il loro tentativo di silenziosa e sottile eversione. Diretto con attenzione e lucidità, messo in scena con schiettezza scevra da folklore e da ricatti, sceneggiato con semplicità, ha il limite di essere troppo freddo e distante, poco coinvolto. Ma è perfettamente in grado di raccontare una cultura, coi suoi protagonisti veri.

L'ennesimo film italiano di cui non si sentiva il bisogno. Il tema degli indiani nelle riserve in Brasile poteva anche risultare originale sulla carta ma lo svolgimento è piattissimo e il tutto non si discosta dai soliti drammi sugli immigrati ambientati nella nostra penisola. La sceneggiatura tenta di coniugare episodi quasi documentaristici con una serie di vicende più lineari, con il risultato di rendere poco credibili i primi e soporifere le seconde. Regia e attori mediamente scarsi. Decisamente evitabile.

Film mal riuscito. Bechis, allontanatosi da tematiche a lui care (la violenza delle autorità argentine in Garage Olimpo), dirige un film noioso, spompato. Il registro documentaristico affloscia la tensione narrativa, la recitazione amatoriale si nota troppo, tanto da svalorizzare l'intero impianto realistico. Film che nulla aggiunge e nulla toglie al cinema impegnato, né tantomeno alla causa degli Indios.

Il film sarà ben lontano dalla perfezione, però porta avanti un discorso molto interessante che non verte semplicemente sul solito tema dello sfruttamento degli indios e sui torti che la civiltà occidentale ha fatto loro (che pure c'è ed è centrale) ma anche su quello di come loro stessi si siano in qualche modo svenduti ed abbiano svilito la loro cultura con conseguenze nefaste. Ciò è l'aspetto più interessante di una pellicola dalle due anime che da un lato difende e dall'altro critica. Non mancano passaggi a vuoto ma resta, a mio avviso, un buon film.