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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Faida mafiosa nella Sicilia di inizio Sessanta che comincia naturalmente con un omicidio: la canna di un fucile spunta da dietro una finestra e la vittima predestinata, che stava curando i suoi begli agrumi in cascina, viene centrata in pieno. La moglie (Baron) della vittima, che tiene in braccio un bimbetto, chiama il figlio maggiore, al lavoro in giardino, il quale accorre giusto in tempo per sentire le ultime parole di suo padre: "Don Totò!". E' il nome dell'assassino, che verrà susseguentemente ucciso. Passano gli anni, il fratello maggiore, Giovanni (Maestosi), è diventato un uomo e il più piccolo, Paolo (Laydu), pensa già alle ragazze che fanno...Leggi tutto il bagno al fiume, ma la mafia naturalmente c'è ancora e un potente avvocato (D'Assunta) pretende che gli si paghi il pizzo.

Comincia una nuova fase del film, quella che continuerà fino alla conclusione e che vedrà fronteggiarsi Giovanni e l'avvocato con i propri sgherri (il principale è il sempre riconoscibilissimo Tano Cimarosa). Il primo ci prova a resistere alle minacce, ma gli bruciano mezza masseria, gli uccidono una vacca e finisce coll'abbassare la testa; quando tuttavia si ritrova senza più i soldi per pagare, il problema si ripresenta e a questo punto gli animi si scaldano...

Non c'è nulla di particolare che si faccia ricordare, nel film. Il tipico crescendo drammatico della faida non è certo una novità, le interpretazioni nel complesso non soddisfano granché e la star Massimo Girotti (è il "Barone") compare solo nell'ultima parte, in un ruolo piuttosto intenso e importante nel senso che fa da mediatore tra la criminalità sul territorio e le forze dell'ordine, chiamate a più riprese dopo che le cose prendono una piega tragica. L'ambientazione è quella che ci si può immaginare, in una Sicilia solare con i trattori e i carretti (anche se spunta pure una Vespa), qualche scampolo sentimentale (lasciato soprattutto agli stranieri, ovvero a Laydu e a Jany Clair), una madre che riassume in sé tutti i tratti della vendetta e che è l'unica a non sembrare affatto invecchiata nel passaggio tra le due epoche. In aggiunta una scontata condanna dell'omertà che porta a peggiorare una situazione già profondamente compromessa, il tentativo di ribellione dei giovani che non vorrebbero sottostare alle leggi della mafia, un "boss" piuttosto inedito che ha il volto di un avvocato apparentemente insospettabile.

Un buon bianco e nero ma non troppo altro per un film che non può rappresentare un passaggio importante nel cinema che racconta la criminalità organizzata al Sud. Si possono apprezzare la verosimiglianza delle situazioni, il modo in cui viene affrontata la svolta drammatica, l'intento di denuncia e un finale che ha un suo significato ben preciso, ma la godibilità del tutto è limitata. Ad ogni modo un corretto esempio di cinema popolare d'altri tempi, che resta come testimonianza autentica dell’epoca che fu.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 31/08/23 DAL BENEMERITO RONAX POI DAVINOTTATO IL GIORNO 7/03/24
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Ronax 31/08/23 00:49 - 1260 commenti

I gusti di Ronax

Non ci si lasci ingannare dal titolo: più che un film di denuncia o di indagine socio-politica del fenomeno mafioso alla Damiani o alla Petri, è un drammone rusticano di vendetta e di sangue ambientato in una Sicilia ancora più arcaica di quanto probabilmente fosse nell'anno della sua realizzazione. Autore negli anni '50 di svariati film destinati soprattutto alle platee del sud Italia, Palella fonde melodramma e violenza seguendo i canoni del cinema popolare classico, con molte ingenuità ma anche con una discreta tenuta del ritmo. Attori semi sconosciuti a parte Girotti e Cimarosa.
MEMORABILE: Il dialogo fra il barone e il maresciallo.

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  • Discussione Zender • 19/03/24 14:14
    Capo scrivano - 47865 interventi
    Scrive Tino via mail che suo nonno, uno degli interpreti del film,  si chiamava Agatino Celano e non Augusto Celano. Non dico che non possa essere vero, naturalmente, però i titoli di coda lo riportano come Augusto...

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images67/augu.jpg[/img]
  • Discussione B. Legnani • 19/03/24 14:27
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    Agatino (maschile, per di più diminutivo, di Agata) è meno potente di Augusto. Scelta sonora, direi.
  • Discussione Tino • 19/03/24 16:29
    Disoccupato - 1 interventi
    È vero i titoli di coda riportano augusto...mio nonno si chiamava Agatino padre di salvatore celano anche lui interprete del film 
    Scrive Tino via mail che suo nonno, uno degli interpreti del film,  si chiamava Agatino Celano e non Augusto Celano. Non dico che non possa essere vero, naturalmente, però i titoli di coda lo riportano come Augusto...

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