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TITOLO INSERITO IL GIORNO 10/05/13 DAL BENEMERITO BERTA61
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Berta61 10/05/13 17:05 - 17 commenti

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Aydin propone la lezione cinematografica di Kiarostami, ma a differenza del regista iraniano ha qualcosa da raccontare: nella fattispecie il dolore di un padre all'ostinata ricerca del figlio, studente universitario e militante pro Kurdistan, desaparecido da 18 anni. Dialoghi rarefatti, camera quasi fissa, ambienti naturali silenziosi e dolenti, in pieno sturm und drang e una convizione: non c'è causa che meriti il sacrificio di un giovane. Per dirla con De Andrè/Brassens: morire per delle idee sì, ma di morte lenta. Impegnativo e bello.

Uboz 6/11/13 09:30 - 6 commenti

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Una storia nella realtà turca degli anni '90 attraverso lo sguardo di un semplice lavoratore della società in attesa da tempo di una risposta. Fotografia scialba, desaturata che crea un'aura di tristezza a ogni scena. Camera statica, perlopiù fissa, principe di una regia bilanciata. Ottima colonna sonora composta da silenzi enfatizzati da rumori d'ambiente. Afflitto.
MEMORABILE: Panoramica dal treno che corre sui binari al protagonista seduto accanto in mezzo al grano.

Myvincent 20/11/13 08:15 - 3758 commenti

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Un uomo vive nella speranza di poter rivedere il figlio scomparso per motivi politici 18 anni prima, anche sotto forma di spoglie, per darne, come da tragedia greca, degna sepoltura. La fissità esasperante delle riprese, così come della espressione del protagonista, è quella di una società che con troppa lentezza restituisce al tempo i propri morti, ma che non riesce a sopraffare il desiderio di un padre qualunque.

Paulaster 20/12/13 09:38 - 4451 commenti

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Film doloroso e accusatorio del sistema politico turco che negli anni 80 ha combattuto a modo suo il terrorismo. Le conseguenze sono l’impotenza di chi ha subìto o l’inasprimento sociale percepito. Scarna fotografia e regia che con la sua fissità accentua l’importanza delle responsabilità. Sullo sfondo l’impronta di Allah, che sembra l’unico legame tra vittime e carnefici.

Capannelle 4/06/14 07:32 - 4421 commenti

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Film turco di denuncia dei guasti provocati dal conflitto contro i curdi e delle sparizioni di chi osava dissentire dal regime. Stile personale, storia di dignità e miserie umane, fotografia dai toni tenui e molto ricercata nelle visuali esterne, una bella prova da parte del protagonista su cui poggia buona parte del racconto. Ma al di là di questo non ci sono quegli elementi che potrebbero farne un gioiellino e il ritmo, complici parecchie fissità di ripresa, raggiunge ogni tanto livelli catatonici.

Lythops 17/10/14 15:38 - 1019 commenti

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La dolorosa risacca di un'assenza, i tempi dilatati della vita. Le inquadrature fisse come gli sguardi, la scenografia nitida e la fotografia desaturata negli spazi angusti e in quelli, rari, aperti. Gli interpreti studiati anche fisiognomicamente. Ogni sentimentalismo è assente, ci sono solo gesti, azioni essenziali, tratti. Musica assente per vite che scorrono in silenzio.
MEMORABILE: La consegna della salma.

Galbo 7/06/15 07:30 - 12414 commenti

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Un modo intimo e privato per parlare del conflitto tra Turchia e curdi; una storia di ordinaria disperazione per la scomparsa di un figlio e lunghi anni di ricerca. Il regista adotta un tono sommesso e un ritmo riflessivo forse necessario alla natura della vicenda. Bravissimo il protagonista che sostiene quasi interamente sulle sue spalle l'intero film, figura umile e tragica ma insieme dignitosa. Il limite è l'eccessiva dilatazione dei tempi del racconto.

Saintgifts 13/04/17 10:38 - 4098 commenti

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Film dalla trama non impegnativa (rielaborata dopo la visione, però, può essere fonte di riflessioni) ma impegnativo nella visione. Aydin si affida molto all'espressività degli attori, con riprese fisse e insistite dove ogni minimo movimento muscolare è percepito. Ricercata, in questo senso, la fotografia, desaturata ma lo stesso incisiva, ricca di primi piani ma anche di riprese all'infinito. Bravo Kesal, il protagonista, a rappresentare un uomo che, nonostante tutto, rispetta l'autorità (ma soprattutto rispetta se stesso e i suoi diritti).

Cotola 27/03/23 15:08 - 9082 commenti

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Dopo la misteriosa scomparsa del figlio, un uomo non perde la speranza di ritrovarlo, anche morto, e continua a cercarlo a distanza di anni nonostante gli mettano i bastoni tra le ruote. Siamo in Turchia, negli anni Ottanta, quando vennero inasprite le misure antiterrorismo con lo scopo di evidente di colpire i curdi. Il film, pur con uno stile volutamente e meritoriamente sobrio e freddo, sa emozionare abbastanza lo spettatore grazie alla figura del protagonista, che incarna la lotta pervicace di un uomo perbene contro i soprusi del Potere costituito e non solo.
MEMORABILE: Il primo dialogo al commissariato: potrebbe essere un perfetto e stringatissimo riassunto del film e del suo messaggio.

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