Non desiderare la donna d'altri - Film (1988)

La versione lunga del sesto capitolo del Decalogo è qualcosa di più, e non solo per il minutaggio; la storia è raccontata con un ritmo più disteso che permette di apprezzare meglio il ribaltamento (prima è lui che spia lei, poi improvvisamente è il contrario). Kieslowski inoltre qui cambia il finale della sua storia, firmandone uno commovente e molto intelligente al tempo stesso. Un film splendido.

Versione lunga dello straordinario sesto episodio del Decalogo: un breve film sull'amore (come dice il titolo pessimamente tradotto) di un ragazzo guardone (che ricorda Wakamatsu) per una donna che alla fine è intrappolata in questa follia. Il livello assolutamente eccelso dell'opera, nel suo complesso e nei suoi elementi specifici (sceneggiatura, ambientazione, recitazione...), rimane identico nonostante i 25 minuti in più della prima versione e il diverso finale, sparando sullo spettatore bordate di intensa emozione e sottili inquietudini.

Platonico, quantunque il comandamento sia «Non commettere atti impuri», infranto da un’idea di base – voyeur spia con un binocolo la disinibita dirimpettaia - mutuata da Hitchcock attraverso De Palma. Il regista polacco avvicina due anime in pena con il garbo e la finezza che gli sono propri, mentre un minimalismo di luci soffuse, dialoghi radi, sguardi e gesti eloquenti dischiude vaste solitudini, profonde psicologie e amare riflessioni: ancora una volta, un abisso separa il monito biblico dalla sua concreta applicazione nella vita reale. Molto intense e toccanti le prove dei tre attori.

Un capolavoro. Versione estesa di un già notevole episodio del Decalogo, ne approfondisce le tematiche approdando ad un finale più compiuto e struggente. Lo stile è sempre quello, misuratissimo nella forma ma esplosivo (anzi implosivo) nelle emozioni, tipico del regista. Il film documenta il passaggio del testimone (la scoperta di un sentimento reale e soprattutto del bisogno di questo sentimento) da un ragazzo "guardone" alla donna più matura che da lui è spiata. Non c'è nulla di troppo, nulla di stonato. E lo spettatore resta incantato.

Nonostante il pessimo e fuorviante titolo italiano, che non fornisce la giusta prospettiva all'opera, questo resta un ottimo film diretto egregiamente dal grande Kieslowski e interpretato dai bravi Szapolowska e Lubaszenko. I temi toccati sono delicatissimi, ma il regista polacco riesce a non appesantire troppo la storia grazie agli ottimi movimenti di macchina e all'aiuto di una buonissima sceneggiatura, che analizza gli aspetti più intimi di un amore impossibile, voyeuristico e a tratti molto stravagante. Insomma, come da titolo originale una breve, splendida storia sull'amore.

Kieslowski realizza un film intenso e capace di parlare della complessità dell'amore attraverso l'utilizzo di inquadrature sapienti e dialoghi essenziali. L'amore è silenziosa e altruistica cura dell'altro, tramite un semplice sguardo, quello che il protagonista mette in atto, quotidianamente, grazie al suo binocolo. Magistrale il dialogo costante tra l'esterno che fa irruzione nell'interno dell'appartamento della donna spiata, metafora efficace della deriva ossessiva che può prendere un amore volto a controllare, piuttosto che affiancare, l'altro. Finale emozionante.