Qualunque cosa succeda - Miniserie TV (2014)

Qualunque cosa succeda (miniserie tv)
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Pregevole ricostruzione dell'importante inchiesta politico-finanziaria che vide contrapposti nella seconda metà dei Settanta il banchiere Michele Sindona (Popolizio) e l'avvocato Giorgio Ambrosoli (Favino), chiamato nel 1974 per liquidare la Banca Privata Italiana del primo, incapace di fronteggiare i debiti. Un incarico a rischio, considerate le amicizie di Sindona nelle alte sfere: le sue alte conoscenze allo IOR (la banca vaticana) e in campo politico (spunta come sempre Andreotti, qui interpretato da Giovanni Esposito) danno bene l'idea della dimensione del personaggio. Una guerra che Giorgio Ambrosoli, uomo retto e ricco d'iniziativa, condusse conscio dei pericoli senza fermarsi...Leggi tutto di fronte alle minacce e incontrando l'11 luglio 1979 a Milano la morte, già svelata nell'incipit (d'altra parte è una vicenda talmente nota...).

Tre ore e più (suddivise in due puntate) sono sufficienti a chiarire molti punti dell'inchiesta. Pur dovendo lasciare qualche spazio alle inevitabili scene in famiglia, che come sempre rappresentano per forza di cose i momenti meno interessanti della storia (nonostante una Anita Caprioli piuttosto convincente nel ruolo della moglie), la progressione dell'inchiesta è ben orchestrata dall'esperto Alberto Negrin (una lunghissima carriera nell'ambito della fiction Rai, soprattutto). Pierfrancesco Favino ne è lo straordinario interprete principale: intenso, umano, profondamente credibile, è qui assistito da un Andrea Gherpelli che, nel ruolo del maresciallo della finanza Silvio Novembre, perde il confronto ma lo spalleggia con intelligenza. Tra le figure di secondo piano si segnalano un eccellente Herlitzka nel ruolo di Enrico Cuccia e Claudio Bigagli in quello del “Venerabile”, ma è chiaro che lo scontro in primo piano – giocato a distanza – è quello tra Sindona e Ambrosoli, col primo rifugiato a New York senza che alle autorità statunitensi giunga alcuna richiesta di estradizione. Popolizio ha l'aria luciferina che l'ambiguità del personaggio richiede e che ne estremizza il carattere, Favino il piglio deciso di chi “se le andava a cercare” (come ebbe poco felicemente a dire Andreotti in un'intervista presente sui titoli di coda).

Senza sfumature, la lotta è quella tra il Bene e il Male, tra il difensore del contribuente comune e l'intrallazzatore senza scrupoli; sapendo già come si concluse, sale una volta di più la rabbia per le difficoltà insormontabili contro le quali la giustizia regolarmente sbatte troppe volte premiando chi ha torto. Ma anche a questo servono film così; ispirato al libro di Umberto Ambrosoli (figlio di Giorgio), porta a riflettere sulle condizioni in cui lavora chi decide di fronteggiare la criminalità organizzata, che agisce infestando tutti i luoghi in cui passano fiumi di denaro corrompendo e minacciando, talora uccidendo. Riportare alla luce le vicende di simili "eroi" (così aveva definito Ambrosoli Michele Placido nel suo ottimo UN EROE BORGHESE, interpretato da Fabrizio Bentivoglio) non può che aiutare la coscienza civile a crescere e, se si tratta di prodotti ben realizzati come in questo caso, anche a ripassare la storia moderna appassionandosi. Poche pause, una tensione che monta e una buona regia di mestiere che copre qualche carenza nella parte tecnica (modesta la fotografia).

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/10/22 DAL DAVINOTTI
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Puppigallo 10/11/22 12:03 - 5293 commenti

I gusti di Puppigallo

Una delle inchieste più famose e famigerate (per la spietatezza e la viltà di esponenti del governo, della chiesa e delle forze dell'ordine) della storia italiana, che ha finito, ma con troppa lentezza, per scoperchiare un vaso di Pandora di corruzione varia e collusione con la mafia. E a farne le spese, come spesso accade, fu l'onesto Ambrosoli, interpretato da un bravo Favino. Il minutaggio è notevole, ma i fatti non potevano essere omessi; e nonostante sia impegnativo seguire tutte le vicissitudini e i passaggi, una buona regia e attori in parte ne determinano la riuscita.
MEMORABILE: "Papà ti piace ancora Dio?"; A Ginevra; Le telefonate registrate; Cuccia, che sapeva delle minacce a Ambrosoli: "A volte è meglio tacere".

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