Chiaramente modellato sulle forme del VIZIETTO, il film di Umberto Lenzi propone Ray Lovelock come novello Tognazzi ed Enzo Cerusico nei panni più... femminili del Michel Serrault di turno. Di contorno però più spazio alla giovane Anna Maria Rizzoli (destinata a instillare qualche dubbio nelle certezze sessuali di Lovelock) e soprattutto a Renzo Montagnani che, riprendendo il personaggio che fu di Michel Galabru, si ritrova nei panni dell’inflessibile pretore moralista (di Spoleto) coinvolto suo malgrado nelle trame del terzetto di protagonisti. Non mancano l’invito a casa con conseguente e veloce riarredo della...Leggi tutto stessa nè la “Cage aux Folles”, qui più semplice discoteca non necessariamente gay ma di certo nemmeno “standard”, in cui Sammy Barbot (chiamato “Abissinia” da Montagnani!) fa da padrone di casa. Il problema principale è che né Lovelock né Cerusico potranno mai avere il carisma della coppia Serrault/Tognazzi, per cui i loro sforzi comici, già resi ardui da una sceneggiatura di modestissima fattura, non portano da nessuna parte. Ci sarebbe Montagnani, che invece in certe commedie è abituato a sguazzarci imponendo la propria personalità, ma da solo può poco così che l’unico atout del film resta la professionalità del regista, un Lenzi che comunque riesce a dare ritmo rendendo l’opera meno insopportabile del previsto. Piuttosto sprecato il buon cast secondario, se consideriamo che Aldo Maccione commissario sempliciotto e ansioso di poter sbattere in galera qualche omosessuale si vede in scena per rari (e riusciti) interventi e che altri caratteristi minori non lasciano mai il segno. Lovelock gay non convince e pare non crederci nemmeno lui, Cerusico checca si contiene (non ha niente degli esilaranti slanci di Serrault), la Rizzoli esibisce ripetutamente seno e natiche per la gioia dei suoi fan.
Due nomi fondamentali del cinema italiano, Dardano Sacchetti e Umberto Lenzi, si cimentano -rispettivamente - nella sceneggiatura e nella direzione di un rip-off del Vizietto. Un cast di certo interesse (Cerusico, Montagnani, Lovelock, Maccione) viene affiancato dalla sensuale (e già celebre) Anna Maria Rizzoli. Ma il tutto non funziona, forse perché il registro "comico" è fuori dalle corde dei due autori. Ne consegue che si lascia vedere per curiosità filologica, ma non riesce a coinvolgere (le battute sono troppo artefatte) più di tanto.
Commedia su omosessualità, pornografia e censura nell'Italia di fine Anni Settanta. L'impiego di un buon cast - il severo pretore Montagnani, il dinamico e impacciato Lovelock, la bellissima Rizzoli e Cerusico en travesti - non sono sufficienti a ravvivare una sceneggiatura scolorita e basata per lo più su equivoci risaputi. Felleghy e Mingozzi sono i farmacisti; Lenzi stesso compare brevemente come intervistatore per la TV.
Lenzi sta alla commedia scollaciata come Kurosawa al cinepanettone, si potrebbe obiettare. Ed infatti i tempi comici di questo film non sono esattamente serrati, anche se il tentativo del regista toscano di adeguare il suo linguaggio ad una materia a cui non è aduso è lodevole. Gli sforzi non vengono premiati e lo stile risulta forzato, ma non sgardevole. Si prendano gli spunti surreali come la corsa della Rizzoli fra le macchine: invero curiosi. Il politicamente corretto, poi, va a farsi benedire (Cerusico sbeffeggiato) e una volta tanto ci può stare.
MEMORABILE: Montagnani vede un manifesto con una procace donna di colore: "No, no, questo non si sequestra, è esotico! Lo vuole capire che esotico non è pornografia!".
Lovelock non è Tognazzi, Cerusico non è Serrault, Lenzi e Sacchetti sono a disagio col genere: premesse poco esaltanti, per un remake del Vizietto abbastanza confusionario e tendente al pecoreccio, che in effetti si rivela film a dir poco modesto. Montagnani è in parte e si sforza come può, mentre la solita monocorde Rizzoli si mostra con generosità, a cercare di compensare (ma riuscire a confermare) i limiti di una sceneggiatura povera, dove non basta qualche appunto vagamente surreale a salvare la baracca.
A vedere Lovelock e Cerusico col vizietto ci si imbarazza, ma poi a sapere che dietro la mdp ci sia Lenzi addirittura ci si avvilisce! Da bocciare e dimenticare, non tanto per gli assunti politicamente scorretti della trama (che non fanno certo eccezione nella commedia italiana del decennio) ma per totale insufficienza su tutti i fronti. Niente da salvare. Anna Maria Rizzoli? D'accordo, ma se ogni bella cavalla in circolazione dovesse fare del cinema...
MEMORABILE: Il brigadiere porta via il travestito (Cerusico) e chiede al commissario: "Dove lo mettiamo? Coi maschi o con le femmine?" - "Con le femministe"
Terribile commediaccia, guardabile con un po' di sforzo nella prima mezzora, ma poi inesorabilmente avviata verso l'inguardabile. Lenzi non è da commediola scollacciata e, cosa ancora peggiore, la sceneggiatura è pessima, con dialoghi tremendi (ma davvero si pensava di far ridere citando la Battaglia di Anzio, anziché di Azio?). Girato pure in fretta, con figuranti che guardano in macchina come Antonio Barozzi. Qualche attore bravo c'è, ma non ci crede manco per ischerzo: *
Il vizietto come termine di paragone è già un complimento, per questa tipica commedia erotica all'italiana con "diversivo", diciamo così. Lovelock è distante anni luce da Tognazzi (oltre al fatto che non si presta affatto ad un ruolo gay), mentre Montagnani si ripete senza far sorridere. Gli escamotage studiati per non far uscire le vere personalità dei protagonisti non sono poi così divertenti, ed anche la regia di Lenzi viaggia sui binari dell'inconsistenza. Accontentiamoci di vedere le grazie della bellissima Rizzoli.
Commediaccia di Lenzi a tema omosessuale con blandi richiami a Il vizietto e Il comune senso del pudore. La vicenda, improbabile, testimonia dell'assoluta mancanza di idee, infarcita com'è di battute obsolete, banali doppi sensi e situazioni scontatissime in cui il cast potenzialmente buono si muove alla meno peggio. Ogni tanto si sorride, ma il livello generale è davvero basso, anche se purtroppo si è visto di peggio. Lovelock e Cerusico completamente fuori ruolo, la Rizzoli piuttosto impacciata, si salva solo Maccione. Evitabilissimo.
Variazione sul tema de Il vizietto a cura del duo Sacchetti/Lenzi, entrambi abbastanza lontani dai loro generi prediletti; il risultato è comunque moderatamente godibile, con qualche momento divertente perlopiù quando Montagnani, Maccione e Cerusico sono in scena. Qualche volgarità verbale evitabile, alcune gag risapute (ma che comunque funzionano sempre), qualche blando topless della Rizzoli, apparizioni "cult" di Barbot e un Lovelock che cerca di esser simpatico non riuscendoci quasi mai; si apprezza il tema libertino ma si ride solo a tratti.
Un film che racconta come il costume nell'Italia fine anni Settanta si fosse un po' aperto ma anche quanto fosse lontano dalle sensibilità attuali, tanto da sembrare archeologia. In più si aggiunga che Umberto Lenzi è decisamente più a suo agio nel cinema d'azione, e che in questo caso annaspa come un pesce fuor d'acqua. Peccato, perché la Rizzoli oltre a essere bella è davvero simpatica.
Incursione di Umberto Lenzi nella commedia "scollacciata", che terminato - per saturazione - il filone dei polizieschi fatica a trovare un genere a lui congeniale dove accomodarsi. La vicenda attinge a piene mani al boom del Vizietto, unendosi agli stilemi del periodo sexy/pruriginoso del cinema italico (doccia compresa della Rizzoli, presente perché è il suo momento). Non si ride mai e quel poco da salvare è dato dalla comunque grandiosità di Montagnani. Per una volta non convincono nemmeno le musiche di Micalizzi. C'è Barbot, allora noto per la trasmissione "Piccolo Slam".
Film davvero malriuscito, tra i peggiori dell'ottimo Umberto Lenzi. Nonostante l'eccellente cast, che vede in scena diverse valide figure della cosiddetta "commedia sexy all'italiana", il film non riesce mai a decollare, gli attori sono decisamente fuori parte, non si ride e ci si annoia tantissimo. Tra le poche cose da salvare alcuni bei nudi femminili e le musiche.
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Il visto censura originale attribuisce a Scusi, lei è normale? un divieto ai minori di anni 18.
Soltanto in tempi relativamente recenti (ovvero nel settembre del 2005) una revisione ministeriale ne ha sancito l'abbassamento con limite minimo ai 14 anni.
Eccentricità dei titoli di testa: nel cast artistico Enzo Cerusico è presentato con un punto interrogativo, cagionato dal ruolo ricoperto nel film, ovvero quello di un travestito.
La storia, pur con le dovute differenze e sostanziali singolarità, ricorda parecchio il precedente La pretora, girato da Fulci nel 1976.
Scusa Zender, ho scritto (nonché visto) di meglio ma.... mi è "rimasto indietro" il commento di questo film: continua a comparire l'annuncio che sarebbe dovuto uscire il 16 febbraio ma non è mai uscito.
DiscussioneZender • 18/02/11 19:20 Capo scrivano - 47888 interventi
Ogni tanto capita (diciamo una media di un commento su 300), non ho mai capito perché; ho un bottone che mi mostra i "rimasti indietro" che abbisognano di una spintarella per ripartire (come questo) e li faccio ripartire. Grazie di avermelo detto, comunque tranquillo che prima o poi anche i commenti più sfortunati salgono sempre perché è una cosa che controllo periodicamente :)
Alcune musiche (non so i titoli) appaiono anche in altri films di Umberto Lenzi. La musica che sentiamo al minuto 24 ed al minuto 37 è la stessa che sentiamo nel film Roma a mano armata (quando l'ispettore Betti entra nel night club "Marocco") La musica che sentiamo al minuto 26 ed al minuto 43 è la stessa che sentiamo nel film Il cinico, l'infame, il violento (quando Tanzi entra nella discoteca dove avrà uno scontro con Nicola Proietti)