Se si parte dal presupposto che il film è di un certo Uwe Boll si può tranquillamente asserire che ci troviamo di fronte ad un buon prodotto, ma purtroppo ciò vale solo se lo paragoniamo ai suoi precedenti pseudo lavori, mentre se si analizza l'opera per quello che è (uno slasher?) il risultato non va oltre la normalissima amministrazione. In molti hanno gridato al miracolo ma in fondo in fondo il tutto è un mero esercizio di CGI e truculenze varie che non alzano di certo il livello generale di un film appena vedibile. Poca qualità e pochissime idee.
Boll prende a prestito gran parte dell'armamentario del cinema horror anni 70/80 e confeziona una pellicola derivativa, con qualche difetto ma piuttosto convincente. Max Seed sembra uscire da un Halloween/Venerdì 13 e ha il suo bel da fare, con un body-count bello consistente e spietato (bambini annessi!). Pur tra lungaggini dovute ad una sceneggiatura un po' povera, il film regala un paio di momenti belli crudeli (la sedia elettrica e -nonostante la cgi- la sequenza col martello). L'inizio con gli animali è pesante ma un po' gratuito.
Questo nuovo horror di Uwe Boll cerca di superare un record: mettere in scena degli omicidi mai così sanguinosi in un’ottica della violenza voyeuristica che tocca su due piani prima l’assassino e poi noi spettatori. Il film è pervaso da un’atmosfera disperata, crudelissima. Boll gira benissimo, con uno stile nervoso e la prevalenza della macchina a mano, sceglie ambienti malsani, oscuri, tagliati dai flash delle torce dei poliziotti nella sua opera più feroce, quasi riflesso d’animalesca rivolta verso tutti odiato per i suoi film precedenti.
Che diamine gli è preso a Uwe Boll? Le critiche negative l'hanno fatto incazzare a tal punto da girare un film nichilista e di una freddezza, una sconsolatezza, ineguagliabili? La trama fa acqua da ogni parte (l'incursione in notturna degli ingenui poliziotti, il killer che -scampato a due elettrocuzioni- esce dalla tomba) ma quello che conta è il ritmo di un prodotto indiavolato, girato con macchina a mano, e reso tetro da una illuminazione volutamente tendente al nero. Come, al nero, tende il film stesso, in grado, nella sola scena della violenza facciale, di superare 4 Saw l'uno sull'altro.
MEMORABILE: l'incredibile conclusione, il martirio inflitto al volto da un martello a due "facce".
Come per i cinepanettone tira aria di sdoganamento per Boll, definito da alcuni il peggior regista vivente. Non ho una posizione preventiva a riguardo perché dei suoi film ho visto solo Postal (davvero penoso). Questo Seed punta a scioccare, mostrando nel prologo delle aberranti violenze sugli animali, gratuite per il fatto che vengono mostrate a fini commerciali (e non certo di sensibilizzazione) e perché la resa del film non è così turpe. Altre sequenze sono di sicuro impatto (il bambino), ma per il resto tutto già visto (torture, trappole, maschera).
Thriller orrorifico piuttosto povero e mal realizzato ma non privo di qualche sorpresa. Trama semplice e poco originale, con qualche passaggio curioso ma appesantita da alcune lungaggini. Riprese con macchina digitale, quasi sempre in movimento e con un costante effetto grandangolare: soluzione a tratti squallida a tratti suggestiva, in alcuni casi sfruttata in maniera non banale. Brutta fotografia, cupa ai limiti della visibilità e attori anonimi. Colpisce la lunga e crudele scena dell'omicidio col martello. Mediocre.
Basterebbe la sola scena in cui una donna legata ad una sedia implora la pietà del nostro e, inascoltata, subisce un'escalation di colpi sul viso da far accaponare la pelle per far balzare questa pellicola nell'Olimpo dei film più violenti di sempre. Il resto è una storia tesa, angosciante e ricca di crudezze visive assortite. Fa digerire come una bella frittata di cipolle al termine di una cena a base di fagioli e ceci.
Seed è un prodotto che diverte e soddisfa, capace di scioccare per la violenza di parecchie scene, ma la sceneggiatura va presa con le molle; difatti non ci si capacita del comportamento dei personaggi, anche se ne guadagna la visione. Buono l'uso del flashback da parte del regista, peccato invece per le parecchie sequenze troppo buie. L'intro piuttosto cruda potrebbe essere un po' discutibile, in quanto trattasi di sequenze vere che riguardano il maltrattamento e l'uccisione di animali, quindi amici siete avvertiti.
A Boll deve aver dato malamente alla crapa il mal assimilato Benny's video, se arriva a schiaffare un filmato LAV e spacciarlo come funzionale alla banalità del male del protagonista (espediente che ravvivava anche il suo esordio). Poi il plot diventa prima un crossover tra Prison, Casa 7 e Occhio della morte, poi un immondezzaio dei più visitati luoghi comuni dello slasherume, affastellati in/da una sceneggiatura che si preoccupa di esser tale solo in un paragrafo o due. Tutto il resto è bodycount, ipertruculenza, gratuità, auto-compiacimento. E rabbia nel vedere così sprecata Jodelle Farland.
Ho sempre sentito parlar malissimo di Boll, proprio per questo ho sempre tergiversato nell'affrontare la sua filmografia. Vedendo casualmente questo Seed, devo dire che il regista sembra sapere invece il fatto suo; oltre ad avere una buona padronanza della mdp e un certo senso della suspance (ottime le sequenze "torcia e pistola", completamente al buio, in casa del killer), Boll è riuscito a confezionare un thriller/horror moderno, assolutamente non originale ma dall'atmosfera fetida e morbosa, con squarci di violenza inusitata. Pessimista.
MEMORABILE: I poliziotti in casa di Seed; la "seduta" col martello; il finale.
Un film senza trama, che vive per le immagini di morte che si accavallano tra loro, scene portate alla lunga, prevedibili, capaci solamente di provocare sfinimento, anzichè tensione. Ambientazione sciatta, dialoghi minimi e inconsistenti. Il comportamento dei protagonisti è prevedibile, stupido e resenta il ridicolo. Seed vorrebbe, dovrebbe scioccare per la violenza pura e cruda del killer, del quale non viene detto nulla. Colpisce unicamente per la reali immagini fornite dalla PETA. Servisse, almeno, a fare aprire gli occhi su questo.
I primi venti minuti inchiodano non poco: le atrocità sugli animali che fanno veramente impressione in quanto "reali", le malatissime riprese fatte da Seed sui suoi prigionieri umani e non... Poi d'accordo, quando Seed viene catturato si va sul banale e non si capisce bene se questi sia una specie di Michael Myers redivivo oppure uno psicopatico alla Saw. Ma qua e là Boll piazza le sue zampate: l'insostenible massacro della vecchia col martelletto, il finale feroce... Dopo questo film difficile continuare a dire che Uwe sia il peggior regista del mondo.
Seed spaventa e disgusta con immagini di raro sadismo e rara ferocia, tanto che l'omonimo personaggio fa impallidire persino lo "sporco e cattivo" Leatherface. Uwe Boll mette in scena con mano sicura uno script non sempre logico ma dalla resa drammatica maledettamente efficace. Con uno stile molto personale sovverte la prassi del genere: muove la mdp come in un mockumentary nelle scene di raccordo e utilizza invece la camera fissa per filmare le atrocità. Un pugno nello stomaco, un passo in avanti verso i limiti di ciò che può essere mostrato.
MEMORABILE: L'insostenibile scena della vecchia uccisa a martellate.
Rispetto alla pessima fama del regista (Alone in the dark mi aveva lasciato completamente atterrito), pensavo persino peggio. Certo è vano cercarvi originalità e spunti di vero interesse ma il film si lascia almeno seguire senza
annoiare più di tanto. E' anche vero che la fotografia, specie nei momenti bui (quindi molto spesso) lascia parecchio a desiderare e che gran parte della violenza mostrata è gratuita senza mai riuscire ad essere davvero disturbante come avrebbe voluto. Se proprio avete tempo da perdere.
Dopo tre scariche di sedia elettrica la legge dichiara libero chi sopravvive, o almeno dovrebbe, ma fa un'eccezione per un mostro come Seed. Tra crime-thriller poliziesco e horror sulle grandi linee dello slasher con maniaco mascherato con sacco in testa (reminiscenze di Jason, compresa invulnerabilità). La confezione è buona, la sceneggiatura - trita e ritrita - usa la violenza visiva e psicologica in maniera piuttosto brutale ma anche con un certo gusto del sadismo alquanto gratuito; il risultato? Un prodotto di bassa lega a cui è da preferire un Venerdì 13 a vostro piacimento.
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Personalmente sono sempre alla ricerca DEL film horror per eccellenza, quello che mi fa accapponare la pelle. Questo pur sapendo in anticipo che la sua visione risulterebbe tanto sgradevole da impedirmi di vederlo una seconda volta.
Ovviamente escludo a priori i simil-snuff, che considero spazzatura, privi come sono di impianto drammatico e per la loro triviale e oscena gratuità.
Devo dire che Seed mi ha fatto questo strano effetto: avendo raggiunto in pieno l'obiettivo (ossia farmi accapponare la pelle) non riesco in tutta sincerità a dargli un voto entusiastico perché temo a vederlo una seconda volta. E' un paradosso, ma tant'è.
Solo due film sinora mi hanno fatto quest'effetto.
Dell'altro forse parlerò prossimamente, forse no.
Parto dal tuo spunto per chiederti(mi): ma fa più paura il visto o il non visto?
In questa differenza si potrebbe ravvisare un confine tra slasher e horror. Ma l'effetto di far accapponare la pelle, come dici, può benissimo essere comune.
Per l'altro film: è per caso Girl next door?
Capannelle ebbe a dire: Parto dal tuo spunto per chiederti(mi): ma fa più paura il visto o il non visto?
In questa differenza si potrebbe ravvisare un confine tra slasher e horror. Ma l'effetto di far accapponare la pelle, come dici, può benissimo essere comune.
Per l'altro film: è per caso Girl next door? Bella domanda :)
Personalmente credo che il non visto faccia paura, il visto produca shock e la miscela dei due porti all'orrore comunemente inteso.
Non saprei se questa dicotomia è il confine tra slasher e horror: io tenderei a considerare lo slasher come un sottogenere dell'horror classificato in base ad alcuni elementi narrativi ricorrenti, come la presenza di un mostro mattatore che dà la caccia a un gruppo di vittime delle quali una sola riuscirà a sopravvivere.
E' vero: il film che hai citato, Girl Next Door, è molto, molto fastidioso.
Però io mi riferivo a Pathology.
DiscussioneZender • 5/12/11 20:36 Capo scrivano - 47882 interventi
Io non son mai riuscito a capire come la differenza tra visto e non visto possa essere un discrimine nello spavento: ci son film che mostrano l'orrore in pieno che mi spaventano terribilmente (L'esorcista) e altri che non lo mostrano e ottengono su di me lo stesso risultato (la prima volta che vidi Alien). Il discorso di Jofelias non fa una grinza a dire il vero, eppure penso che lo spavento sia una reazione talmente personale e intima che sia difficile stabilire delle regole valide per tutti.
Zender ebbe a dire: penso che lo spavento sia una reazione talmente personale e intima che sia difficile stabilire delle regole valide per tutti. Sono daccordo, sono cose che toccano delle corde molto intime e personali.
Cose che hanno a che fare anche con i nostri incubi infantili...