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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Se in uno shark-movie non riesci a infilare nemmeno un straccio di idea nuova allora è bene che ti munisca di una sceneggiatura quantomeno potabile. La Asylum invece, in questo caso, se ne infischia delle regole minime che dovrebbero sottostare a prodotti simili e tira fuori niente più che la storia di una barchetta alla deriva con un gruppo di squali intorno. La barchetta è la “Jubilation” e il capitano è Shelly Banning (Anderson), afflitto da un nome da donnicciola che non sopporta. Il suo mozzo, che conosce da trent'anni, si chiama Shatto (Shores) e sembra suggerire col suo nome uno degli aggettivi che in Italia meglio potrebbero calzare al film, scarso...Leggi tutto fin dalla locandina in cui uno squaletto smunto e anziano pare ansimare faticosamente sotto una barchetta da niente (che nel film non c'è, peraltro).

Sulla “Jubilation” prendono posto, oltre a Shelly e Shatto, la giovane Lucia (Carrasquillo) - pescatrice accompagnata fin sul molo dal padre malconcio (Fitzpatrick) - e una coppia di ragazzi in lieta vacanza, Donna (Phillips) e Wyatt (Laabs). L'obiettivo è catturare i preziosi tonni pinna gialla che bazzicano in zona, nonostante un'annata decisamente avara di pesce, e per raggiungerlo i nostri eroi si spingeranno al largo piuttosto avventatamente: la Jubilation è una barca di modeste dimensioni e ci mette poco per finire nella zona sbagliata, dove un gruppo di pesanti squali, che nel solito prologo killer avevamo osservato sbranare una felice coppia di giovani sub, si appostano per il consueto pranzo a base di carne umana. E non devono aspettare molto. Basta un colpetto allo scafo e la prima vittima predestinata finisce in acqua con quello che in altre occasioni avremmo definito un tuffo riuscito male, più che una caduta accidentale, ma tant'è: il mare immediatamente si tinge di rosso come se qualcuno avesse spremuto il sangue da un plotone di soldati e si comincia.

La barca si ferma: guarda lì che c'è la secca, dannazione il motore s'è bloccato... noo pure la radio, che sfortunata coincidenza... Insomma, il repertorio completo, al quale si aggiungerà presto il papà colla gamba rotta chiamato in causa dalla telefonata della figlia, la quale ci mette un bel po' prima di realizzare che in effetti dal'imbarcazione alla deriva potrebbe anche chiamare qualcuno col telefonino per chiedere soccorso. Dà persino le coordinate e papà a qual punto contatta la guardia costiera che, nonostante abbia avvisato tutti di non uscire causa squali, dei dispersi poco ha voglia di occuparsi. Alla fine partirà lui insieme allo zio, quest'ultimo strappato malvolentieri a un'opera di tacchinamento della barista in spiaggia. Mezzo utilizzato per il recupero? Un canotto, il cui motorino a occhio impiegherebbe sei ore per fare due chilometri. Ma i due partono con convinzione (la forza della fede)...

Se insomma la storia è quanto di più vieto e trito si possa immaginare, gli effetti non sono meglio, ed è incredibile incrociare ancora, nel 2022, un simile impiego elementare della computergrafica. D'accordo che i soldi mancano, ma gli attacchi (dopo quello iniziale che, per quanto mal realizzato, almeno faceva ridere nel mostrare il giovane sub assaltato da tre squali che gli zompavano addosso dividendosene gli arti e la testa) son proprio patetici, in un paio di casi risolti addirittura fuori campo e seguiti dal consueto lago di sangue digitale che ricopre, a spruzzi, interi metri quadri di mare. Da dimenticare i dialoghi a bordo, ma i pochi a terra son pure peggio. Di buono restano i sempre splendidi paesaggi dall'alto (siamo a Tampa, in Florida), le panoramiche su un mare dai colori meravigliosi e... d'accordo, anche un bel po' di riprese di squali in gruppo, quando fuori dall'acqua un po' tanto piccini ma fa niente. Cosa tutto questo abbia a che fare con l'azione che legittimamente ci si aspetterebbe è un altro discorso...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/01/23 DAL DAVINOTTI
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