Jaroslav Kalfar, scrittore statunitense di chiare origini ceche, guarda con decisione più alla fantascienza dell'Est che a quella statunitense, recuperandone l'approccio filosofico che rese immortali classici russi come SOLARIS e nella letteratura autori come Stanislaw Lem. Lo svedese Johan Renck, che con l'Unione sovietica aveva flirtato ai tempi del suo eccellente CHERNOBYL, si unisce all'operazione andando alla caccia dello spirito che animò per l'appunto la fantascienza d'oltrecortina abbandonando ogni accenno di spettacolarizzazione in favore di un intimismo...Leggi tutto che ben si addice al protagonista Adam Sandler, il quale già aveva mostrato in precedenza una versatilità inaspettata in ruoli profondamente introspettivi.
L'astronauta ceco Jacub Prochazka (Sandler) si ritrova da solo nello spazio a bordo di una navicella che lo sta portando ad esplorare una misteriosa nube viola visibile da tempo sopra i cieli della Terra. Nella corsa a raggiungerla il suo Paese ha superato i sudcoreani e la missione è comandata dalla coordinatrice del progetto (Rossellini) e da chi, per conto di questa, ha il compito di verificare che non venga colpito da notizie che possano turbarlo. Per questo motivo il normale contatto radiofonico con la moglie Lenka (Mulligan) è stato interrotto: la donna manifesta troppe perplessità sul suo rapporto con Jakub e il rischio rottura, tra i due, è manifesto. Meglio che Jakub resti all'oscuro, per quanto si chieda per quale motivo la moglie si rifiuti di parlargli.
Una condizione psicologica di grande instabilità che viene incredibilmente placata da un incontro a dir poco inatteso: all'interno dell'astronave penetra infatti un enorme ragno che comunica telepaticamente con lui. Non un nemico, per una volta, ma un "mostro" comprensivo, vicino, con cui si stabilisce un rapporto di straordinaria complicità e che permette a Jakub di indagare sulla propria relazione con la moglie e il padre, figura oscura che merita di essere riconsiderata.
Col sottofondo quasi costante di una musica “ambient” che accompagna piacevolmente i silenzi sottolineando la placida fluidità dei movimenti in assenza di gravità, il film cerca di immergerci in una dimensione lontana e fluttuante, in cui la voce suadente di Hanus, il ragno senziente (in originale di Paul Dano, da noi di Emiliano Coltorti), induce il suo compagno di esplorazione spaziale a riflettere (anche) sul suo tempo insieme a Lenka. Jakub è disorientato, si affida a colui che diventa un inseparabile compagno di pensiero.
Le intenzioni dell'opera sono lodevoli, le ambizioni alte, ma la sceneggiatura di Colby Day non sembra supportarle a dovere. E in fondo anche la regia si lascia trasportare in un turbinio di frasi talora sconnesse, rese quasi inafferrabili nel loro significato profondo e che il più delle volte appaiono vuote e non in grado di dirigerci verso la necessaria comprensione. Spesso si trasformano in una litania soporifera dalla quale solo di rado si riemerge con concetti forti, e tutto il finale diventa un interminabile viaggio ai confini della new age che pare di stare sulla bicicletta in volo con E.T. Né l'impianto visivo accorre in soccorso, con una rappresentazione canonica dei compartimenti dell'astronave, degli effetti della gravità... L'unico tocco di originalità sta nella resa vorticosa di alcune riprese con la mdp, che segue movimenti avvolgenti alternando primi piani insoliti dietro il casco o del ragnone. Tutto però si infrange contro una monotonia che non trova nei dialoghi e nei contenuti impulso sufficiente a renderli interessanti. Qualche passaggio che coglie bene le potenzialità di un genere unico, ma non basta.
In missione solitaria verso una misteriosa nube gassosa ai confini di Marte, un astronauta scopre di avere per compagno di viaggio un alieno telepate dall'aspetto di un ragno gigante... Spunto kafkiano per un film di fantascienza poetico e introspettivo in cui l'esplorazione del cosmo diventa quella dei propri sentimenti e gli alieni con cui il protagonista deve entrare in contatto sono gli altri umani, a partire dalla moglie incinta, logorata dalla sua freddezza prima ancora che dalla sua assenza. Bravi Sandler, Mulligan e anche il ragno. Inevitabile il richiamo a Solaris.
Fantascienza esistenzialista per un film che ruota intorno a isolamento e solitudine, oltre che a un rapporto di coppia in crisi. L’alter ego del protagonista, oltre che sua coscienza critica, è un artropode senziente. Stranamente, benché sulla carta la situazione sia a rischio di ridicolo, il film funziona, grazie a una buona sceneggiatura e alla prova misurata di Sandler che si conferma un ottimo attore, a dispetto di tutte le commedie inconsistenti che ha girato. Fondamentale l’apporto di Paul Dano in un film che andrebbe visto in lingua originale.
Psicodramma fantascientifico che attinge dalla tradizione letteraria ceca a partire dallo stile intimistico e filosofico di Stanislaw Lem. Coraggiosa, curiosa e affascinante l'idea "aracniforme" dell'alieno. Adam Sandler conferma di avere un ventaglio interpretativo che va ben oltre le classiche commedie americane. Un film che va visto attivamente, in prima persona e non passivamente o sommariamente, ma che non si eleva a capolavoro per la troppa lentezza e per una mancata dovizia di particolari scientifici che invece sono un dogma, per la tradizione letteraria di fantascienza ceca.
Una storia di introspezione, di meditazione sulle ragioni e le spinte che muovono la vita degli uomini. Film che inizia quasi come un thriller, anche grazie all'angoscia che riesce magistralmente a veicolare, ma assume velocemente l'aspetto di un saggio di filosofia spaziale, con momenti di necessaria lentezza e introspezione ben dosati e somministrati allo spettatore alternandoli a ricordi, punti di vista e dialoghi. Ne esce una storia che lascia una traccia, accompagnata da una colonna sono d'effetto.
Dramma sentimentale su base fantascientifica per una storia che parla di solitudine e di distanze siderali. Riflessione interiore sull'ambizione, sul rapporto con la partner, sulla difficoltà di avere a che fare con la paternità. Ritmo lento e misurato, Renck è padrone della situazione ma c'è forse troppa carne al fuoco e non tutti gli aspetti vengono trattati con il giusto approfondimento. Cast adeguato, buona la colonna sonora.
MEMORABILE: L'abbraccio.
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