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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Strano personaggio Stuart Smalley (Franken): nasce al solito "Saturday Night Live" e viene portato su grande schermo da Harold Ramis, che su sceneggiatura di Franken stesso cerca di dargli una dimensione un po' meno dichiaratamente comica affrontando il tema della famiglia disfunzionale in modo non banale; senza cioè dimenticare l'approccio semicaricaturale ma non buttandola necessariamente in farsa. Stuart entra in scena conducendo il suo show televisivo molto low-profile, nel quale attraverso "12 passi" dovrebbe aiutare l'ospite invitato e nel contempo chi guarda ad acquisire maggiore fiducia in sé.

Anche il solo seguire l'introduzione è...Leggi tutto sufficiente a comprendere il tipo di umorismo anomalo del film, basato su una sorta di perenne imbarazzo nei confronti di situazioni in cui il protagonista interagisce provando con naturalezza a comunicare la propria "forza interiore", che a dire il vero ci accorgiamo presto non esistere o quasi. In parte anche per questo la direttrice dell'emittente decide di sospendere il programma. Stuart non la prende troppo bene, ma torna intanto al suo paese natale per il funerale di una vecchia zia. Vi ritrova il padre (Yulin) alcolizzato, la madre grassa e insicura (Knight), il fratello (D'Onofrio) perennemente alterato e schiavo delle droghe e insomma... si capisce bene come le cose non siano destinate ad andare per il meglio.

Attraverso una serie limitata di episodi (divertenti soprattutto quelli che riguardano il padre), qualche seduta di auto-aiuto a cui il nostro parteciperà cercando di dare una mano e un tenero rapporto con la bella amica Julia (San Giacomo), il carattere bonario, lunare, spesso imprevedibile di Stuart emergerà dando vita a scene che, pur non sempre divertenti, spesso prive del ritmo e dei tempi comici a cui Ramis (uno dei migliori registi di commedie d'oltreoceano nonché indimenticato attore in GHOSTBUSTERS) ci ha abituato, sanno tuttavia essere a loro modo buffe. Talvolta si sfiora il demenziale (il padre che scambia suo figlio per un cervo), si aggiungono flashback relativi alla gioventù di Stuart infilandovi gag a sorpresa in alcuni casi esilaranti (la migliore è quella che vede il padre scattare una foto al piccolo Stuart facendo posare lui e i fratelli in mezzo alla strada!), si ripropongono un paio di puntate della trasmissione sui “12 passi” (centratissima quella in cui a venire intervistata è la segretaria degli studi televisivi per cui Stuart lavorava).

Insomma, nel complesso magari non convince troppo, il film, ma i momenti in cui si (sor)ride non mancano e anche la sottile rivisitazione delle sedute di analisi in comune (con tanto di terminologia tipicamente legata ad esse) spesso rivelano una certa acutezza, qualità propria delle purtroppo non numerose regie di Ramis. Un personaggio in definitiva che ha una sua dimensione ben precisa e a cui Franken conferisce bella fisicità muovendosi in modo quasi disarticolato, bizzarro quando si dedica a uno jogging rallentato o libera il suo disarmante sorriso ebete sul quale viene costruita buona parte della propria singolare espressività. Una commedia per uscire un po' dai canoni, a suo modo perfino ambiziosa e che avrebbe meritato qualche attenzione in più, al netto di alcuni evidenti difetti legati alla scarsa incisività di molte scene...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 19/02/23 DAL DAVINOTTI
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