Poliziesco sui generis; benché faccia ruotare la vicenda intorno all'indagine relativa a un delitto, è fin da subito evidente quanto l'obiettivo sia diverso: raccontare la difficile integrazione dei neri nell'America del Sud razzista e intollerante. Siamo a Sparta, nel Mississippi, e il lungo incipit è folgorante: la notte dell'omicidio l'ispettore Tibbs (Poitier) viene arrestato in stazione dove stava aspettando il treno e condotto velocemente alla centrale con l'accusa di essere il probabile assassino. Non c'è un vero perché, ma è nero. Lui sottace la sua carica fino al momento in cui il capo della polizia Gillespie (Steiger), fin lì sprezzante, non gli trova nel portafoglio il distintivo....Leggi tutto Anche così, comunque, la voglia di dimostrarsi superiore di Gillespie lo porta a comportarsi come tutti, a Sparta; comincia però ad aprire col collega un rapporto turbolento destinato a cambiare infinite volte conferendo al film una vivacità e un'originalità notevoli. E se il merito è senz'altro della bella sceneggiatura di Stirling Silliphant (premiata con l'Oscar) tratta dall'omonimo romanzo di John Ball, non si può negare che gran parte della riuscita del film risieda nella memorabile caratterizzazione di Rod Steiger (a sua volta giustamente premiata con l'unico Oscar guadagnato in carriera dall'attore): chewingum perennemente in bocca, atteggiamenti arroganti lentamente messi in discussione da una presa di coscienza della propria “inferiorità” rispetto a Tibbs. Questi, a cui Poitier dona impeccabile integrità (anche apparente: giacca, cravatta e camicia non li toglie praticamente mai) e tetragona monoliticità, è un altro personaggio che lascia il segno (come previsto, considerato il titolo): ispettore che non vedrebbe l'ora di tornarsene a casa dopo esser stato trattato nel peggiore dei modi, è costretto via telefono dal suo capo a restare per risolvere l'omicidio del quale era stato accusato ("Posso vedere le foto dell'uomo che avrei ucciso?"). Il viaggio fino alla stazione ferroviaria con partenza regolarmente rimandata diventerà un divertente tormentone che evidenzia la bella vena ironica della storia, alla quale naturalmente il maggior contributo lo dà Steiger. Molto più sanguigno di Tibbs, Gillespie sa essere imprevedibile, rozzo quanto a tratti umanamente rispettabile molto più dei suoi compaesani. E mentre le indagini proseguono (entrano in scena la vedova della vittima e un importante proprietario terriero che parrebbe l'unico ad avere un movente per l'omicidio) non tutto viene gestito al meglio dalla regia di Jewison, che ristagna talvolta in lungaggini evitabili (l'estenuante caccia al primo vero sospetto, prolungata di molto oltre il dovuto). Però l'elegante messa in scena, le belle location valorizzate da una fotografia contrastata di valore donano fascino alle riprese. L'umanità (e la disumanità, più spesso) dei personaggi rende credibile il quadro avviandoci a una soluzione che forse incuriosisce meno del dovuto ma che chiude correttamente il caso a conferma di una sceneggiatura attenta e mirabilmente congegnata. Musiche di Quincy Jones meno incisive del previsto.
Indagini su un omicidio affidate ad un ispettore di colore nel profondo sud razzista degli Stati Uniti. Film che prende di petto la questione razziale, ancora attuale negli USA alla fine degli anni '60; il film di Jewison è basato sulla forte contrapposizione dei caratteri dei due protagonisti, lo sceriffo locale razzista (Steiger) e l'ispettore afroamericano (Poitier). I duetti tra i due attori sono la parte migliore del film, oltre al clima cupo e di oppressione ben creato per gran parte del film che per il resto è un buon prodotto poliziesco.
Mettete insieme un bianco, più che razzista, inacidito e intrattabile e un nero che sa incassare, ma anche contrattaccare e otterrete un buon film, non certo aiutato dal ritmo (piuttosto blando) e da qualche dialogo di troppo, ma impreziosito proprio dalle performance dei due protagonisti (Steiger, capo della polizia, che quando ancora non sa che Poitier è un ispettore, lo accusa subito di omicidio, e Poitier, in grado di mantenere quasi sempre la tipica calma di chi si sente superiore). Non potranno che fare scintille. Buona l’indagine. Merita
MEMORABILE: Mentre passano in auto davanti a dei neri che raccolgono cotone, Steiger dice a Poitier: “Cose che tu non devi fare, è?”.
Poliziesco di routine che è rimasto nella storia più di altri film del genere per la pioggia (immeritata) di oscar (film, attore-Steiger, sceneggiattura, montaggio e suono) che lo ricoprì e soprattutto per la tematica, per la verità piuttosto blanda, sui contrastati rapporti interraziali nell'America di allora. La pellicola non è malvagia ma è decisamente, almeno a mio avviso, sopravvalutata. Bella musica del grande Quincy Jones.
Solido poliziesco vecchio stampo che affronta anche la questione razziale in USA, all'epoca ancora molto "calda". Molto bello il titolo originale, che ben descrive l'atmosfera del film: notturna (spesso e volentieri), desolata, sudata, trasuda il calore delle paludi del Sud degli Stati Uniti e la diffidenza dei suoi abitanti. E così è appassionante vedere la vicenda di questo ispettore di colore che deve vedersela con un caso difficile e con l'ostruzionismo delle locali forze dell'ordine. La storia è canonica, ma l'atmosfera è impagabile.
Straordinario poliziesco girato da Norman Jewison che può contare sulle esplosive interpretazioni dei due protagonisti. Odio razziale e indagini si uniscono alla perfezione grazie alle musiche di Quincy Jones e alla fotografia di Haskell Wexler che rendono alla perfezione le atmosfere desolate e "sudaticce" della bigotta cittadina di Sparta che ostacolerà un poliziotto"negro"impegnato in un caso d'omicidio perpetrato ai danni di un facoltoso uomo d'affari bianco. Bravissimi Poitier e Oates, memorabile Steiger che mastica nervosamente chewing-gum.
MEMORABILE: Come ti chiamano lassù? Lassù mi chiamano Signor Tibbs!!!
Buon poliziesco, diretto con mano sicura dall'esperto Norman Jewison. Oltre all'investigazione su un caso di omicidio, quello che interessa è il rapporto tra il poliziotto bianco e razzista (un ottimo Rod Steiger) e quello nero, interpretato molto bene da Sidney Poitier. Erano anni in cui il tema del razzismo era ancora molto sentito in USA (in quello stesso anno Poitier interpreta anche, film di tutt'altro genere, il celeberrimo "Indovina chi viene a cena?"). Forse un po' datato ma ugualmente da vedere. Bello.
L’indagine poliziesca passa in secondo piano rispetto al quadro sociale dell’incontro-scontro tra lo spirito progressista e razionale della metropoli del Nord (Philadelphia) e l’immobilismo di una provincia del profondo Sud con il suo retaggio di pregiudizi e razzismo. L’ambientazione realistica ed incisiva e l’atmosfera plumbea che in più di un momento sembra preludere ad un linciaggio si accompagnano ai personaggi opposti di Poitier e Steiger (doppiati rispettivamente da Locchi e Gaipa), ovvero le due facce di una stessa America. Ray Charles canta “In the heat of the night”.
Sparta, profondo Sud. Dopo l'omicidio di un industriale, un "sospetto" viene fermato alla stazione. Si tratta di un ispettore di polizia di Philadelphia, il cui apporto alle indagini si rivelerà decisivo. Titolo famoso, basato sulla contrapposizione fra il bianco rozzo ed imbevuto di pregiudizi interpretato di Steiger ed il nero colto e pacato di Poitier in uno dei suoi ruoli "esemplari". Forse sopravvalutato, troppo conciliatorio nell'epilogo, ma il clima è ben reso, il cast all'altezza (da citare anche Oates), alcune scene giustamente famose.
Francamente mi sono sembrati troppi 5 Oscar a questo film di Jewison (tra cui miglior film e miglior sceneggiatura non originale), che ha sì nel soggetto un duro atto di accusa al razzismo negli stati del sud in USA, ma la cosa finisce lì. Anche perché la sceneggiatura rinuncia presto al taglio poliziesco per insistere sempre e comunque sulla questione razzismo. Sicuramente buona la prova di Steiger (altro Oscar) e Poitier, ma i troppi tratti soporiferi inficiano buona parte del lavoro. Farà molto meglio sul tema Parker con il suo Mississippi Burning.
Sopravvalutato, ma senza dubbio un buon film. L'indagine non è scintillante, ma è più simile ai casi reali rispetto a molti altri film polizieschi. Contano di più l'ambientazione e il rapporto fra i due primattori. Rod Steiger (ottimamente doppiato da Corrado Gàipa) è strepitoso: benché Poitier sia su buoni livelli, al confronto impallidisce. Ma ciò che più colpisce è il livello altissimo di tutte le interpretazioni: eh, il buon cinema di una volta...
Tipico esempio di film che va oltre i suoi meriti reali: una trama poliziesca (in realtà non troppo avvincente) ammantata dai conflitti razziali di un sud rozzo e arretrato. Se si pensa che di lì a breve avremmo avuto personaggi come Shaft anche la tematica dell'identità afroamericana appare piuttosto edulcorata (soprattutto nel frettoloso finale); tuttavia il fascino folkloristico di certe ambientazioni e soprattutto la contrapposizione tra i due protagonisti rendono il film ancora solido.
MEMORABILE: Lo scambio di schiaffi tra Tibbs e Endicott
Nella cittadina di Sparta un investigatore di colore troverà l'occasione per farsi rispettare e di far ricredere il bianco e razzista Steiger. Film bello e a tratti anche morbosetto che si fa apprezzare sia per il risvolto poliziesco che per quello strettamente razziale. Grandi gli interpreti, a loro agio nei rispettivi ruoli. Un film classico che con il passare degli anni non perde il suo fascino.
Ottima pellicola di genere, capace di mantenere ritmo e suspance per tutta la sua durata. Bravo Poitier a rendere l'ispettore né troppo remissivo né troppo reattivo, eccellente prova di Steiger nei panni del razzista Gillespie, dopotutto non così ottuso come potrebbe sembrare (gradualmente, inizia a rispettare il collega). Sullo sfondo, un omicidio che sembra sempre più intricato e un paese succube dell'ignoranza e dei pregiudizi. Cast di contorno dignitoso quanto basta. Riuscito.
MEMORABILE: Il dialogo tra Tibbs e Gillespie in casa di quest'ultimo.
Sì sopravvalutato lo è perché abbonda di un manicheismo che andava smussato (Tibbs troppo santo al momento dell'arresto e onnisapiente in seguito) e anche la messa in scena sconfina a volte nello scolastico. D'altra parte gli vanno riconosciute due grandi qualità: l'evolversi del rapporto tra Poitier e Steiger (i due attori sono il cardine della storia) e la performance degli attori, figure di contorno comprese. Senza grosse aspettative e un minimo di pazienza funziona bene.
MEMORABILE: "Le orchidee sono come i negri, vanno cresciute con attenzione".
Nel calore della notte di Sparta (Mississippi), l'America si (ri)scopre razzista in questo quasi noir di Jewison che ruota su un omicidio. Film curato e coinvolgente e purtroppo quanto mai attuale, dove Poitier e Steiger danno vita a un tesissimo duello professionale supportato da una sceneggiatura da Oscar. Statuetta vinta anche da Steiger nella cinquina forse piú calda della storia. L'inizio con il pezzo omonimo di Ray Charles dá i brividi. Sarà servito a molti, perché l´antirazzismo del film colpisce nei punti giusti. Misurato e geniale!
MEMORABILE: "I negri vanno in prigione e anche i bianchi vanno in prigione, ma la prigione dei negri assomiglia all´inferno" (Sidney Poitier/Tibbs).
Un’indagine su un delitto commesso in una cittadina del profondo sud degli Usa diventa spunto per mostrare il razzismo radicato all’epoca in quelle latitudini e la superficialità dei rapporti interpersonali. Rimangono impressi i duetti Tibbs-Gillespie, ma anche la trama “gialla” è ben condotta e spiegata, così come la sorda e ottusa atmosfera di Sparta. Piace anche l’atteggiamento umano di Tibbs, ben lontano da atteggiamenti “rambeschi”.
Solida e coraggiosa storia poliziesca inserita nel clima di tensioni razziali ancora vive nel profondo Sud degli Stati Uniti. Il film vive soprattutto del contrasto tra il rude e sempre ruminante Gillespie e il posato e impeccabile Tibbs (del quale si rimarca forse con troppa insistenza la diversità dai rednecks di Sparta), in un rapporto che evolve nel corso della vicenda. Buona la recitazione di tutti (in particolare di Steiger e Oates) e memorabili musiche d’atmosfera di Quincy Jones.
MEMORABILE: Gillespie e Tibbs attraversano in macchina le piantagioni di cotone; La solitudine e l’insonnia di Gillespie; La canzone di Ray Charles.
Discreto poliziesco, ma soprattutto un impietoso spaccato sull'ordinaria discriminazione verso i neri che permeava la società americana fino a pochi anni fa. Notevole l'interpretazione di Rod Steiger, il burbero poliziotto divoratore di chewing gum, ancor più di quella del pur bravo Sidney Poitier. Ritengo che i numerosi Oscar e la conseguente fama della pellicola sia dovuta più alle lodevoli intenzioni antirazziste che alla trama in sé.
MEMORABILE: La conversazione con Tibbs a casa di Gillespie: "Che cosa sai sull'insonnia?" "Che il whisky non la guarisce".
In Mississippi, a seguito di un delitto si confrontano il capo della polizia locale, un bianco spiccio e superficiale e l'ispettore nero, competente e preciso, interpretati magistralmente da Steiger e Poitier. La contrapposizione razziale domina la scena, rendendo marginale lo sviluppo degli eventi. Il tema delle discriminazioni verso i neri, tipiche del sud degli States, viene evidenziato nelle sue manifestazioni più becere, fatte di sospetti, pregiudizi, ignoranza, violenza. Dopo cinquant'anni ancora, purtroppo, attualissimo.
I ray-ban gialli di Steiger sono il manifesto di questo splendido poliziesco dove un esasperato razzismo tiene banco negli Usa anni '60 (non che le cose purtroppo siano ora cambiate molto). Jewison disegna perfettamente un caldo Sud (Mississippi) carico di odio razziale e di pregiudizi in una vicenda che ben si sviluppa anche dal punto di vista del whodunit. Poitiers rimane un po' ingessato ma fa la sua figura, bravi tutti i caratteristi.
Bel poliziesco, non travolgente nel ritmo ma solido, realistico e nobilitato dalla denuncia (per l'epoca assai coraggiosa) di un tema ancora scottante come il pregiudizio razziale nel profondo Sud degli Stati Uniti. L'indagine è importante, ma ancora di più lo sono l'atmosfera di torbida discriminazione, le psicologie dei personaggi e l'evoluzione del rapporto tra i due protagonisti. Può darsi che i 5 Oscar siano eccessivi, ma quello a un superbo Rod Steiger è meritatissimo. Ottimo, naturalmente, anche Poitier e belle musiche di Quincy Jones.
Nera è la pelle di una notte, il cui termine del viaggio sarà dissoluzione di strascichi xenofobi, che sono praticamente il sovratesto di un genere e d'una detection in comodato d’uso per sgomitare antropologia. This is Sparta, e si sa che gli spartani non erano teneri con gli imperfetti, abbandonandoli a se stessi in cima al Taigeto. Spetta al più pitagorico dei cine-ispettori, capro espiatorio ideale quanto impossibile, polarizzare i termini del mito, in un agit-prop al contrario che del calore notturno ha ben poco: dovremo attendere Siegel per qualcosa di veramente buio e arroventato.
Un classico nel suo genere in cui emerge preponderante il clima razzista vigente negli States agli inizi degli Anni 60. Due ottimi interpreti che si confrontano mostrando grandi capacità recitative ben coadiuvati dal resto del cast. Ottime l'ambientazione e la cupa e pessimistica atmosfera che pervade tutta la narrazione, salvo sparire nella scena finale.
Sparta, Mississippi: ispettore di colore di una squadra omicidi del Nord si trova casualmente a indagare su un omicidio affrontando, delitto a parte, forti pregiudizi razziali e l'ottusità della polizia locale. La sceneggiatura procede così su questo doppio binario in cui poco a poco si viene a creare uno spirito di collaborazione tra sceriffo e ispettore fino alla soluzione del caso. Ottima regia e montaggio, con un grandissimo Steiger e un Poitier adeguato. Ah, il cinema americano dei bei tempi!
La lotta tra bianchi e neri con conseguente discriminazione razziale dei secondi è il vero fondamento di questo bel poliziesco, ambientato in una zona sperduta negli stati del Sud. Poiter (il poliziotto di passaggio che si troverà a indagare su un omicidio...) è il vero protagonista: elegante, penetrante nello sguardo e sempre perfetto nei dialoghi. Il resto del cast se la cava, ma nessuno si eleva a livello del citato protagonista. Buona la vicenda, con un bel finale. Consigliato.
Fra i migliori polizieschi di sempre. Funziona tutto alla perfezione sin dai titoli di testa, scanditi dalle note di Ray Charles; memorabile duello di bravura fra i due protagonisti, vinto per un'incollatura da Steiger, tanto da meritarsi l'Oscar, ma le seconde linee non sono da meno: Oates, Wilson e l'allucinato Anthony James. Se ne consiglia la visione nelle calde notti d'estate, come suggerisce il titolo, per gustarsi l'atmosfera fino in fondo.
MEMORABILE: L'accoglienza riservata a Tibbs in commissariato.
Celebre poliziesco a sfondo sociale il cui fulcro sta nel confronto razziale tra i due protagonisti involontari progenitori del genere buddy-buddy. Una costruzione drammatica semplice ma efficace, affascinante ambientazione sudista e ottime caratterizzazioni. La tematica razziale oggi può sembrare banale ma all’epoca non era così scontata. Oscar per l’ottuso capo della polizia Steiger, sudaticcio masticatore di chewingum. Oates e gli esordienti Wilson e James capeggiano una pattuglia di caratteristi da antologia. E Ray Charles ci mette la voce.
MEMORABILE: Lo schiaffo a Endicott; Ralph che danza al suono di “Foul owl on the prowl”; Il saluto finale; L’esame del cadavere; La cattura di Wilson.
La trama poliziesca cade quasi subito in secondo piano (infatti è la parte meno pregnante della pellicola) per dare risalto allo scontro razziale fra l'eleganza di Poitier (uomo del nord di colore) e il capo della polizia Steiger (con forti tratti del Sud razzista). E' l'evoluzione del rapporto dei due ciò che rimane memorabile della pellicola, con dialoghi di notevole impatto. La regia di Jewison asseconda la sceneggiatura senza affidarsi a orpelli formali, optando per un registro molto classico con un ritmo sostenuto. Grande prova attoriale di tutto il cast.
MEMORABILE: L'autopsia; Poitier che va alla stazione e il capo della polizia lo convince a restare; Poitier braccato da un gruppo di bifolchi.
La connotazione razziale ci porta in un caso d'omicidio. Clima pesante nel paesino di Sparta dove i ricchi bianchi prosperano con le piantagioni di cotone lavorate dai neri e se ne ammazzi qualcuno si può chiedere la legittima difesa. Steiger incarna perfettamente il ruolo del poliziotto razzista e Poitier si limita a mandare occhiatacce a tutti. L'investigazione è un po' superficiale e nota negativa per i continui arresti dei papabili colpevoli (senza prove concrete).
MEMORABILE: La ragazza che dice d'essere incinta; Lo scambio di sberle con il proprietario terriero; La vedova che ordina alla polizia l'aiuto di Tibbs.
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MusicheEllerre • 19/03/09 22:04 Call center Davinotti - 1203 interventi
Il "mostro sacro" Quincy Jones, qui compositore, arrangiatore e produttore, si esalta a musicare questo originale poliziesco di Jewison. Musica maestro!: http://www.youtube.com/watch?v=dWOcld0cGvU Riferimento discografico: Quincy Jones, They Call Me Mister Tibbs, UA 1970.
HomevideoRocchiola • 27/03/20 18:00 Call center Davinotti - 1258 interventi
Il bluray della MGM uscito nel 2014 è già fuori catalogo ma con un pò di fortuna lo si riesce ancora a reperire a prezzi contenuti. Ottimo video 1.85 pulito e brillante. Audio italiano 1.0 DTS HD piuttosto chiaro anche se non molto potente.