Discussioni su Flowers - Film (2015)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 28/03/20 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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  • Davvero notevole!:
    Schramm
  • Quello che si dice un buon film:
    Buiomega71, Fedeerra, Raremirko

DISCUSSIONE GENERALE

4 post
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  • Buiomega71 • 28/03/20 11:13
    Consigliere - 26085 interventi
    ATTENZIONE A POSSIBILI SPOILER

    Olezzoso, lercio, putrido, malsano, malato e disturbante viaggio nell'anticamera dell'inferno della pura necrofilia e nei turbamenti femminei nel limbo post morte.

    Ma Flowers è di più che un semplice "extreme" tutto budella e squartamenti buttato lì alla bell'emeglio.

    La dimora di un serial killer collezionista di "fiori" (cioè di ragazze), dove pare (e forse lo è) l'antinferno. Un antinferno zeppo di carcasse di cadaveri in ogni dove, poltiglie sanguinolente e schifosi liquami organici vari, mosche, ambienti decadenti, squallidi, ripugnanti e disgustosi.

    Un serial killer laido e lardoso, un angelo della morte di repellente consistenza, che vediamo trastullarsi con le interiora appena sviscerate dalla sua vittima e spalmarsele sul suo obbrobrioso micro pene, sintonizzato su uno schermo televisivo fuori sequenza che dà l'effetto neve.

    Ma chi sono realmente i sei "fiori" che si "risvegliano" nel tugurio necroforo dell'uomo che le ha (apparentemente) rapite?

    Sei ragazze, che devono superare una specie di prova di sopravvivenza, in un percorso fatto di mummie, corpi in decomposizione che fanno sembrare la dimora di Ed Gein un parco giochi per bambini e la necrofilia di Schramm un leggero passatempo.

    Fiore #1 si deve districare in una specie di bugigattolo ripieno di cadaveri insaccati e fatti a pezzi, mentre , fuori, il suo rapitore picchia una ragazza appena rapita, le orina addosso e la porta nella dimora degli orrori.

    Fiore #2 striscia in un condotto ripieno di ogni tipo di viscere estirpate e di sostanze organiche disciolte.

    Fiore #3 si trova in una stanza da bagno di ributtante luridume, in compagnia di un carcassa umana nella vasca da bagno (altro che Il silenzio degli innocenti), di una testa di maiale amputata ficcata nel lavandino e piena di mosche, e una porta chiodata. La ragazza, come le altre, ha una vistosa cicatrice autoptica che le squarcia il petto.

    Fiore #4 si risveglia in un interno simile al Cubo, vede i passaggi della sua vita (macabra pantomima rappresentata da due scheletri: droga, sesso e maternità, poi uno sparo in bocca sulla tazza del cesso), delle mani femminili cercano di ghermirla, uno stuolo di cadaveri mummificati le si para davanti in ogni angolo.

    Fiore #5 si ritrova in una repellente sala da pranzo in compagnia di una specie di figura grottesca (un suino antropomorfo inanimato con in mano un coltellaccio e deposito per tafani vari). Comincia a trangugiare avidamente ogni tipo di cibo (il pollo, gli spaghetti) con disgustosa volutà, per poi accorgersi che il cibo non è altro che un'ammasso di marciume andato in vermi. Vomita sangue nerastro, lo perde pure dalla vagina, e si ravana l'interno della cucitura che ha sul petto, estraendo pezzi di interiora.

    Fiore #6 un camerino, delle foto, un vestito, lei che si trucca davanti allo specchio. Nota l'enorme squarcio sul petto con i punti di sutura, se li apre con la forbice e tenta di rimettersi dentro gli organi interni.

    Appuntamento per tutte e sei in una stanza con dei monitor, vedono come sono morte e chi le ha uccise: a martellate, soffocate da un sacchetto di plastica, strangolate e sgozzate, sparate in bocca (c'è pure una sequenza hardcore di penetrazione di pochi secondi), il collezionista di fiori si gode la sua collezione immerso in un fetido e necroforo atto di serenità.

    Pura poesia necrofora e surrealismo astratto dell'orrore più viscerale, soave e ributtante incubo femmineo/mortifero a occhi aperti, tra composizioni cadaveriche che sfiorano l'arte astratta, la carne martoriata e villipesa che diventa magma plasmabile e la puzza acre delle fetide stanze, associato alla claustrofobica messa in scena di una specie di mostruoso teatro dell'assurdo.

    Stevens (che fà quasi tutto da sè, il classico autore eclettico che gira il film quasi tutto tra le pareti di casa sua, trasformandola in un set cimiteriale , sparpagliando mummie e paccottiglie sanguinolente dappertutto) realizza qualcosa di più che un "semplice" extreme usa e getta (non siamo dalle parti di un Vogel), caricando l'atmosfera necrofila e disturbante e donando qualche fioca luce poetica, in un "mondo parallelo" (che potrebbe essere l'inferno) del trapasso, dove i resti umani, le mosche, i vermi, gli scarafaggi, le interiora, il vomito, gli squarci autoptici, le inquietanti fotografie messe in mano alle ragazze, l'agire dell'immondo serial killer (e il suo feticismo per le frattaglie umane appena estratte), la siringa e il "buco" che emana pus, le vasche da bagno ricolme di ogni tipo di liquami nerastri e "fangosi", il piede perforato dal chiodo arrugginito sulla porta (nessun dolore, no, nessun dolore, forse solo quello di essere già morte), le pietanze marcite, il disgustoso banchetto, i ventri aperti e ricuciti e la risoluzione video finale sul destino crudele dei "fiori" sono metafora del "femminicidio" e al tempo stesso gironi infernali di ragazze perdute e allo sbando, che hanno trovato, sulla loro funesta strada, solo disgrazie e sventure: tossicodipendenti , suicide con un matrimonio fallito alle spalle, dedite alla prostituzione o a girare squallidi filmetti porno, tutte vittime dello stesso serial killer.

    Caso raro di film senza NESSUN tipo di dialogo, ma accompagnato solo da rumori di fondo, musica ambientale e qualche lieve bisbiglio. Perchè, forse, l'inferno è veramente così, e non servono parole per sottolinearlo (e l'abilità di Stevens risiede anche in questo, narrare un incubo oniricheggiante e sgradevole con il solo potere delle immagini e della musica).

    Plauso agli sfx di Marcus Koach (non accreditato) e bravissime le sei attrici sconosciute (e tatuate) a supportare l'orripilante e allucinato viaggio all'inferno costruito da Stevens.

    Autore personalissimo, a suo modo originale e che non ha mezze misure (già ha completato Flowers 02, e dai trailer pare tanta, tantissima roba), con una visione prettamente intima e autoriale nel modo di fare cinema "underground" e "estremo", e con un estetica della morte (e delle composizioni macabre) quasi pittorica, che stà tra lo sperimentalismo e la bellezza visionaria del disfacimento (sia fisico che psichico).

    Un mezzo fottutto geniaccio, cantore impuro della marcescenza poetica della nuova carne (e non solo), del supplizio infernale delle donne odiate e soppresse (come se fossero delle bambole da distruggere o dei meri pezzi di carne da fare a brandelli) dalla furia omicida maschile, che le recide, senza alcuna pietà, come dei fiori lasciati a marcire.

    Ovviamente non per tutti i gusti (più che per il sadismo in sè, per la scontertante, malsana e zozza atmosfera, anche se alcune sequenze sono un pugno nello stomaco), ma se lo segni sul taccuino chi cerca qualcosa di diverso e di davvero disturbante, senza ricorrere a ettolitri di sangue.

    Necrofobico e impudrito piccolo vademecum sull'estati della morte e del dolore (e i suoi derivati).
    Ultima modifica: 29/03/20 19:00 da Buiomega71
  • Herrkinski • 28/03/20 20:28
    Consigliere avanzato - 2638 interventi
    Dalla descrizione avrebbe potuto far parte dei nuovi Guinea Pig... Molto interessante comunque, dovrò recuperare.
  • Buiomega71 • 28/03/20 20:52
    Consigliere - 26085 interventi
    Herrkinski ebbe a dire:
    Dalla descrizione avrebbe potuto far parte dei nuovi Guinea Pig... Molto interessante comunque, dovrò recuperare.

    L' approccio di Stevens, però, e completamente differente.

    Il sadismo fine a sé stesso non è contemplato ( anche se alcuni momenti sono parecchio disturbanti e " schifosi", soprattutto nella figura del laido e lardoso serial killer, feticista degli organi interni femminili)

    Certamente non per anime candide, un viaggio astratto e surreale nei meandri dell' antinferno , dai sapori fortemente necrofori.

    Un opera allucinata, srgadevole e putrida, ma con una larvata poesia mortifera di sottofondo non indifferente

    Curioso di leggere il tuo commento

    Comunque, si, non sfigurerebbe in una produzione di Stephen Biro ( tra l' altro compagno di merende di Stevens, guarda caso)
    Ultima modifica: 28/03/20 21:01 da Buiomega71
  • Raremirko • 28/03/20 21:44
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Grande buio, segno!