Una Natura insieme assassina e salvatrice, la solitudine e la tenacia dell’uomo in essa, il confronto tra la presunta civiltà dei bianchi e la vita selvaggia dei pellerossa: questi i temi trattati da un dramma in abiti western cuciti attorno alla figura di uno straordinario e silenzioso (per lui parlano i flashbacks) Harris e di un altrettanto indimenticabile Huston, un capitano Achab del West al timone di una nave pre-herzoghiana. La Ransome è già incinta.
MEMORABILE: L’aggressione dell’orso. La nave trainata tra i boschi. La lenta ripresa di Harris.
Tratto da una storia vera. Minimalista, attento a ricreare i fatti, tiene da parte l'azione, senza dare molte spiegazioni e basandosi piuttosto sulle immagini (anche vari flashback sulla gioventù del protagonista). Non si può dire che sia coinvolgente nel suo essere asciutto, pacato, avaro nella caratterizzazione dei personaggi, ma è la messa in scena di uomo con una grande forza di volontà che risorge a nuova vita (fisica e spirituale) attraverso le intemperie della natura selvaggia.
Film western assai crudo il cui tema portante e' la lotta di un uomo solo contro i suoi simili e la natura ostile. Opera che concede poco allo spettatore, scarnificando al massimo la componente spettacolare a favore della messa in scena di un contesto ambientale rappresentato in modo alquanto realistico. Bravissimo Richard Harris. Crudo.
Quello che si dice un buon western, grazie all'ottima ambientazione e ad attori in parte, soprattutto Harris (anche Huston fa la sua figura, ma il primo è l'assoluto protagonista, aiutato dal minutaggio decisamente superiore). La pellicola in sè non dice chissà cosa, ma ha il pregio di non far mai calare troppo l'interesse dello spettatore, riuscendo persino a spiazzarlo un po' nel finale, dove la vendetta sembrerebbe inevitabile, visto ciò che il protagonista ha dovuto, prima subire e poi penare per non diventare cibo per avvoltoi.
MEMORABILE: "Un cacciatore è stato costretto a mangiare la moglie indiana. La carne è carne"; La trappola che cattura tutto (lepri, puma...); Il parto indiano.
Oltre a mostrare un corso di sopravvivenza 1820 e, con l'occasione, ricostruire un po' della cultura e delle usanze dei "selvaggi" pellerossa, il film, che vede Richard Harris assoluto protagonista per lunghi momenti della storia, intende entrare nel clima dei primi pionieri esploratori che, immersi in terre sconosciute tra fatiche e sacrifici, arrivano a trasformarsi e a mettere, come diventa naturale, al primo posto la propria salvezza. Nella solitudine il protagonista rivede la sua vita e capisce quali siano i veri valori e doveri di un uomo.
Film duro e realistico, con una credibile lotta per la sopravvivenza del protagonista sia contro la natura che contro i suoi ex compagni (e gli indiani). Harris, pur parlando pochissimo, regala un'interpretazione davvero memorabile, su cui si impernia la maggior parte del coinvolgimento dello spettatore. Bravo anche Huston e suggestiva la sua figura di capitano che si trascina la barca appresso. Belle musiche, finale atipico.
La storia da cui trae spunto è la stessa che ha ispirato Iñárritu: dopo essere stato ridotto in fin di vita da un orso, un trapper viene
abbandonato dai suoi compagni d'avventura in mezzo ad una natura ostile ma che, per chi la conosce, è anche fonte di guarigione e sostentamento. Grande prova di Harris ma non è da meno Huston con la sua Arca, un Fitzcarraldo ante litteram ossessionato dall'ombra dell'uomo che, a suo dire, amava come un figlio ma ciò nonostante ha condannato a morte per avidità. Un western asciutto, atipico, la cui originalità è confermata dal finale spiazzate.
Al contrario di quanto farà Iñárritu più di quattro decadi dopo, Sarafian, in linea con la filosofia dei tempi e il proprio universo di valori cinematografici, piega l'epica di Glass (il cui nome è qui cambiato in Bess) a quell'istanza libertaria e anti-sistema che coinvolse la cosiddetta new wave hollywoodiana. Il film s'apre in tal senso a numerosi momenti lirici il cui incanto talora tedioso toglie forse nerbo al film, relegando in secondo piano vendetta e avventura. Grandi l'interpretazione di Harris, l'idea dell'Arca di Achab/Huston e il finale di invidiabile, compatta coerenza.
Gruppo di pionieri vuol portare una barca sul fiume Missouri. Il selvaggio west in due visioni differenti: una certa grandiosità alla Herzog insieme all'intimità della lotta per la sopravvivenza. Ad Harris tocca la parte più d'avventura e gli scorci naturalistici aiutano. Con Huston il soggetto sembra romanzato, ma ha più impatto emotivo. Conclusione con lieve morale esistenziale. Il film incede senza sussulti, togliendo l'assalto dell'orso e qualche animale scuoiato.
MEMORABILE: Il fuoco acceso; La cattura del puma; La compagnia del coniglio.
Richard C. Sarafian HA DIRETTO ANCHE...
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CuriositàZender • 24/04/19 14:23 Capo scrivano - 48334 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: