Da vedere in una settimana a botte di pochi minuti al giorno. È l'unico modo per riuscire a giungere alla fine di questo decamerotico al top della sgangheratezza, capace di passare con nonchalance e al semplice cambio di inquadratura, dagli scenari orientali delle Mille e una notte agli sfondi medioevali italiani. Prodotto dal gestore di un cinema di Catania (si vede dalla ricchezza di mezzi a disposizione!) è uno dei punti più bassi toccati da un cineasta che in qualche precedente occasione aveva pur dimostrato una discreta professionalità.
MEMORABILE: La vocetta da eunuco che chiude e commenta le varie storielle.
Oscurato dal successo pasoliniano, un decamerotico ambientato in un Oriente posticcio ove si parlano improbabili dialetti italici e si svolgono le consuete peripezie (quattro episodi e la cornice con Baccaro nell'inedito ruolo di sceicco evirato) di donne vogliose e mariti cornuti. Rozzezza e pauperismo della messa in scena balzano subito all’occhio, ma nello stesso tempo non si acconsente a quella sordida volgarità così diffusa nel genere: e questo non è poco. Nell’harem rifulge la Marzano – doppiata in un orrendo romagnolo - con i suoi seni scolpiti.
Decamerotico per nulla spregevole; anzi, uno dei più interessanti, ben fotografato con un'ottima scelta di location scenografiche. Quattro episodi curiosi che non eccedono in nudità e con un piacevole retrogusto di moralità. Cast in cui spiccano Baccaro, i seni della Marzano e il califfo Renato Cecilia. Da dimenticare invece la chiusura del film tra risse e danze.
Inenarrabile pastrocchio insolitamente diretto da un regista di certo spessore che tenta di scimmiottare almeno nel titolo (anticipandolo) il capitolo conclusivo della trilogia pasoliniana. Si ride ben poco e ci si stupisce di fronte al cast di belle presenze femminili ridotte all'infelice ruolo di ninfomani o, al più, di bambole da letto. Il solito Cecilia in ruolo di finto minidotato e Baccaro in veste di sceicco alla ricerca di testicoli (costretto ad autocornificarsi) non risollevano la pellicola da una mediocre - e un po' triste - atmosfera.
MEMORABILE: "Due porzioni di riso... due porzioni di riso... due porzioni di riso..."
Si ha netta impressione che per le ultime due novelle siano state usate scene girate in precedenza, per un ennesimo Decamerone, per poi far uscire questo film con titolo rieccheggiante quello pasoliniano. D'altronde lo stesso Guerini aveva fatto operazione analoga col suo Canterbury. Anche questo film conserva lo stile simil-pasoliniano del Decameron dello stesso Guerrini: ambientazioni povere, volti rudi eccetera. Riconosciuta l'impronta del regista, il film, sgangherato oltre ogni attesa, è insalvabile per assurdi cambi di registro, troppe non-recitazioni, trame poco interessanti.
MEMORABILE: La terza novella, con parti che paiono pronte per inserti per il mercato straniero...
Enzo Pulcrano HA RECITATO ANCHE IN...
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Dimenticato titolo di un autore sottostimato, che la IIF di Fulvio Lucisano ha l'onore di proporre finalmente in DVD.
Operazioni coraggiose, come questa, vanno sostenute da ogni amante del cinema bis (cifrate il cast).
Dal 21 ottobre in vendita.
Nel Dossier Decameroticus - Guida al cinema boccaccesco italiano (n. 56, pag. 54) Davide Pulici evidenzia l'importanza del cast femminile e parla di una sceneggiatura, cui ha contribuito Luigi Russo (abituale collaboratore di Guerrini nonché regista lui stesso) che se ne infischia del contesto orientale nel quale sono ambientati i racconti: i personaggi dovrebbero esprimersi utilizzando varie forme di gergo dialettale...
Citazioni dal film Dall'oriente con furore... ma romanesco è il grezzo parlare!
Estratto dall'episodio con Re Astolfo e Giocondo che, delusi dalle mogli, decidon di passare la notte con una unica amante, anche lei votata al (doppio) tradimento!
Re: "Se con quattro occhi non siamo riusciti a tenerne a bada una vuol dire proprio..."
Giocondo: "...che cornuti se nasce e ci se resta puro..."
Re: "Sì, ma io son Re e lo posso gridare: e a quel nano (l'amante della consorte, n.d.r.) i coglion voglio tagliare!"
Giocondo: "E che ce guadagni?"
Re: "La vendetta! La vendetta e aver salvato l'onore del Re di fronte al Popolo!"
Giocondo: "Gli frega assai al Popolo dell'onore tuo! Tiénte le corna e levaié le tasse! E poi dàmme retta: meglio avèrce 'na moglie mignotta, anziché puritana o bigotta!"
Re: "Sagge son le tue parole, mi togli nò gran peso dàllu còre!"
Al termine dell'edificante episodio subentra una voce fuoricampo (sembrerebbe quella di Armando Burlando, doppiatore anche dello Sceicco Manasse, ovvero Salvatore Baccaro e celeberrimo Rigel nel cartone giapponese di Atlas Ufo Robot):
"L'incarico delle corna è lo più lieve che al Mondo sia. Sebbèn l'uomo tanto in fama le vede quasi tutte all'altra gente... e chi le ha in capo mai non se le sente. Non servon gli occhi dunque, né un bell'aspetto, quando la donna tua altro penar vuole... alle loro mogli quindi se ne tornaron e mai più in vita affanno si pigliaron!"