Niente male! Film molto poetico (unica regia cinematografica di Albertazzi) che si apre con immagini vere dell'alluvione di Firenze del 1966; poi ci si immerge in una follia (o forse no?), quella del protagonista (Peter Chatel), resa molto bene tra gli splendidi scenari di Pompei (bella fotografia, si respira davvero aria di altri tempi). Si arriva poi a una svolta "terrena" mentre un convincente Albertazzi ci propina saggi di psicoanalisi. Azzeccata anche la chiusura del film. Non del tutto cinematografico ma comunque da vedere.
La prima volta ero andato in visibilio la prima ora, coi monumenti di Pompei, l'alluvione di Firenze e tutte le visioni e trasposizioni temporali, mentre la volta successiva mi ha colpito di più l'ultima mezz'ora col ritorno alla realtà. In effetti il genio di un attore di teatro che per una volta funge da regista l'ho notato nelle espressioni e negli sguardi dei due protagonisti una volta che han chiarito tutti gli enigmi; mi son sentito letteralmente permeato da loro, attraversato in tutti i pori. Rinascere è possibile, anche nei casi più disperati.
MEMORABILE: Il lancio dell'anfora, che suggella l'inizio di una nuova vita; Il brano musicale sulla follia, davvero strepitoso.
Di non semplicissima fruizione, ma di un innegabile fascino, anche grazie al connubio Laura Antonelli/Pompei. Gran parte del film è infatti girato in loco. Un incipit misterioso (e fortuito se vogliamo) proietta lo spettatore in una storia ai confini della reincarnazione. Un plot ambizioso, un'enigma custodito da un bassorilievo fiorentino e una donna la cui presenza collima con un'ossessione, un'ossessione che sembra avere radici nel passato. La regia è letteraria, l'impianto teatrale, ma il tutto risulta altamente suggestivo. Gradiva vive ancora.
Unica opera cinematografica dell'irreprensibile Giorgio Albertazzi e probabilmente la sua migliore di qualsiasi genere. Un film dall'incedere onirico e sperimentale dalle atmosfere eteree fitte di simbolismi. L'impostazione teatrale dovuta alla formazione di Albertazzi è palese dai dialoghi e dalla struttura statica di certe sequenze. Interessante il fatto che per pura coincidenza (?) come alcune situazioni ricordino non poco Nostra Signora dei Turchi della nemesi Bene. Un unicum del cinema italiano, ricco di poesia da recuperare.
MEMORABILE: Le suggestive e terrificanti sequenze iniziali dell'alluvione di Firenze del 1966.
Peter Chatel HA RECITATO ANCHE IN...
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MusicheDusso • 18/07/13 21:33 Archivista in seconda - 1915 interventi
"Penny Brown" canta "Ballata per Orfeo", "Lamento di Proserpina" e "Nei giardini di Meleagro" (testi di Giorgio Albertazzi)