(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Tratto dal primo vero best-seller della fantascienza moderna, questo film di Sekele stravolge il clima di solitudine e angoscia che aleggiava nel bel romanzo di Wyndham. Tutta quella che era la prima parte del libro viene risolta in quattro scarne sequenze, mentre la regia si softerma sulle noiosissime vicende di una giovane donna cattolica decisa ad aiutare i propri amici sfortunati. Spingendo su di un sentimentalismo di grana grossa, il regista sconvolge del tutto l'idea di Wyndham, mantenendo praticamente solo lo spunto e qualche scena nel finale, quando i protagonisti recingono la fattoria in cui risiedono temporaneamente. Cosa dire delle frequenti parentesi ambientate...Leggi tutto nel faro, inesistenti nel romanzo? Solo squallide sequenze utilizzate per inserire qualche accenno rosa, assolutamente mal girate e che affossano definitivamente una pellicola già misera. Discorso a parte merita poi il "make-up" dei trifidi: dozzinale e decisamente malfatto. Insomma, un progetto sostanzialmente fallito, nemmeno risollevato da una recitazione pietosa e melensa a cui contribuiscono soprattutto le attrici femminili. Peccato, perché “Day of the Triffids” avrebbe meritato senz'altro di più.
Eh no, queste lente piantone proprio non fanno paura. Sarebbe come essere attaccati da enormi orchidee, al massimo si rischierebbe di morire dal ridere. L’idea era buona (le meteore accecanti, le piante carnivore che approfittano della situazione), ma doveva essere sfruttata meglio. Qualcosa c'è: il trifido nel bosco che spruzza il veleno, le piante ammassate attorno a una casa in zona desertica e i trifidi che strisciano sulle scale del faro. Ma troppi inutili discorsi, perdite di tempo e un finale che sembra buttato lì, perchè in qualche modo bisognava risolvere, lo condannano.
MEMORABILE: La pioggia meteoricoluminosa, ai limiti del cartone animato, ma efficace.
Uno dei film di fantascienza anni '60 che più amo. Visto da bambino decine di volte, sviluppa una storia molto originale (che si era già vista qui in Italia su un vecchio numero di Urania) con piante assassine. Buon cast di caratteristi e non male (per l'epoca) gli effetti speciali. Fa una certa sensazione vedere la terra distrutta. Ottimo il parallelo tra la fuga del capitano e i due scienziati rinchiusi nel faro assediati dalle piante. Finale buonista, ma all'epoca andava di moda così.
Ispirato al racconto di John Wyndham (citato anche da Boyle in 28 Giorni Dopo) è un classico della fantascienza debitore a predecessori molto più celebri (e riusciti) stile L'Invasione degli Ultracorpi (1956) o La Cosa da un altro Mondo (1951). Ciò, con logica conseguenza, definisce il titolo adatto ai nostalgici della fantascienza ascrivibile alla banalità di trama e situazioni (in questi caso una pioggia di meteore infonde vita alle piante, rendendole aggressive nei confronti della specie umana). Finale buonista e quasi irritante.
Considerato un classico della fantascienza è in realtà una cocente delusione. Colpa di una regia sciatta e puerile e di una sceneggiatura tagliata con l'accetta che gettano alle ortiche un ottimo spunto di partenza grazie al quale si sarebbe potuta partorire una vera perla del genere. Invece ne è venuto fuori un film piuttosto modesto che nonostante tutto si lascia però seguire facilmente ed è stato non poco imitato da tante pellicole successive.
Un'invasione di piante mette in serio pericolo il genere umano che, tra l'altro, è inerme perché la maggior parte delle persone è diventata cieca. Solo un gruppo scopre che le creature aliene, delle piante, a contatto con il mare, muoiono. Questo salverà il genere umano. Rivisitazione in chiave più o meno originale de La guerra dei mondi, dove, quando l'uomo si è mostrato inerme, la natura è venuta in soccorso. Filmetto senza pretese.
Tratto dal romanzo omonimo di John Wyndham, pubblicato del 1951 - intitolato però "L'orrenda invasione" quando uscì per la prima volta su "Urania" n. 3, nel novembre 1952 - ne costituisce in realtà un accettabile e coloratissimo adattamento, tendente all'internazionalità (utilizza attori britannici, americani, francesi, ecc). Distribuito in Italia, nel 1963, col titolo "L'invasione dei mostri verdi", poi riedito negli anni '70 come "Il giorno dei Trifidi". Le sequenze ambientate sul faro (le migliori) sono state girate dal grande Freddie Francis.
Una pioggia di meteoriti rende l'umanità cieca e in aggiunta semina la terra di piante semoventi antropofaghe. La storia è narrata in modo pessimo. Anzitutto ci sono due film in uno che mal dialogano tra loro: uno è la fuga da Londra attraverso la Francia fino alla Spagna, e l'altro è la resistenza di una coppia in un faro. Poi la trama fa acqua da tutte le parti, senza logica interna e senza verosimiglianza (cecità = fine del mondo!). I mostri sono ridicoli. E infine, la regia è di una banalità e superficialità sconcertanti. Evitabile.
Pur avvalendosi di un ottimo spunto letterario, il film, che all'inizio sembra molto promettente, si trascina stancamente veso il finale. La sensazione è che si potesse dare molto di più. Come pellicola di genere non è però così cattiva; le piante che si sradicano da sole e camminano sono veramente demenziali, e nonostante tutto il film è da vedere. Gli attori sono discreti.
Sci-fi d'antan ma con le pezze, e con parecchie smagliature narrative indigeribili anche rispetto a un assunto deliberatamente non realistico. Momenti suggestivi (la Londra spettrale attraversata dai ciechi vagolanti) si alternano ad altri francamente demenziali. Una curiosità ci attanaglia: che fine faranno tutti gli ipovedenti? Si prefigura un tracollo di tutti i welfare states per eccesso di assistiti? O il mondo in mano ai centralinisti?
Da grande lettore di fantascienza posso dire che questo film rispetta poco o nulla il leggendario romanzo da cui è tratto. Wyndham ha scritto il terrificante resoconto di un'apocalisse ed il cinema degli anni '60, specie quello di fantascienza, era davvero ancora immaturo per affrontare un'opera come "Day of the Triffids" come si conveniva. Il film è un coloratissimo e ingenuo monster-movie senza tante pretese, condito da storielle sentimentali e recitazione mediocre. Basta non pensare al romanzo e il divertimento è assicurato.
Se uno pensa di vedere qualcosa tipo Assalto alla Terra o Gli invasori spaziali credo rimarrà deluso da questo autentico mattone condito di fantascienza. E dire che i primi 15 minuti potrebbero far presagire qualcosa di buono... ma già poco dopo lo "sbendaggio" di Keel/Bill (mi ricorda qualcosa...) il racconto si mette decisamente male, con il coinvolgimento progressivo di compagni di viaggio a dir poco melensi. Un po' meglio la parte sul faro, ma anche qui siamo in alto mare. Per me è distante dall'essere un "cult".
MEMORABILE: L'areo coi piloti ormai ciechi che cercano un aiuto via radio...
Fanta-catastrofe anglosassone a base di meteore accecanti e maxi-piante carnivore, estrema propaggine di un cinema sci-fi anni '50 oramai stagnante e surclassato. Antenato tematico di opere come Ultimo deseo e Blindness, il film accusa cedimenti sia a livello strutturale - sviluppando in parallelo due vicende disgiunte montate tra loro con fare dilettantistico - sia a livello di verosmiglianza. Non si percepisce mai la gravità di una tragedia personale e globale così terribile e disabilitante, tutti accettano la cecità come fosse un malanno passeggero di poco conto. Immotivata l'aura di cult.
MEMORABILE: L'attacco finale dei trifidi al faro...
Un vecchio film di fantascienza angloamericano che prende spunto da un racconto di Wyndham e che malgrado qualche ingenuità di fondo riesce a mantenere vivo l'interesse dello spettatore senza forzature eccessive. I trifidi "semoventi" sono spassosi, il cast adeguato e ottime le scene in una Londra "accecata" dalle meteore. Il tempo passato ovviamente ha un po' appesantito il film che comunque funziona ancora.
MEMORABILE: La scena in ospedale; Il girovagare dei ciechi a Londra e nella stazione.
Discreto sci-fi a due facce: nella prima metà il film presenta alcuni elementi degni di nota, tra cui le luci colorate che rappresentano le meteore che si bruciano a ridosso della terra e una Londra in preda a un "caos desolante" dovuto alla cecità di quasi tutti i suoi abitanti. Nella seconda metà, invece, il film si perde in situazioni piuttosto anonime condite da personaggi altrettanto insignificanti. Comunque un buon film.
Il classico racconto di fantascienza che andava per la maggiore negli Anni Cinquanta e Sessanta. Si sviluppa su due binari paralleli che non si incrociano praticamente mai e punta molto sulla paura dell’ignoto e del non visibile. Nel complesso è altalenante perché spesso si perde in inutili lungaggini, ma qualche spunto davvero interessante lo conserva. Dopo tanti anni gli effetti speciali appaiono assai risibili e poco efficaci, ma forse al tempo hanno avuto un loro impatto.
Terror-movie che si divide tra due catastrofi generate da una scintillante pioggia di meteoriti: l'accecamento quasi totale della popolazione e l'avvento di mostruose piante carnivore mobili. Tutto ciò sgomenta lo spettatore che non sa come dividersi fra due shock differenti. Si salvano gli effetti di una qualche qualità e le bigie atmosfere londinesi da fine del mondo.
MEMORABILE: Le ripetute urla della donna del faro.
Apocalisse da meteore accecanti (belle immagini iniziali, con luci versicolori sul paesaggio londinese) e da invasione di piante carnivore mobili, assassine vegetali, verdi con fauci rosse; l'avventura è di diversi personaggi, tra stereotipi d'epoca e chiaroveggenze visive, momenti felici e passaggi con cedimenti qualitativi, ingenuità, assurdità e visioni. L'oggetto ha un suo magnetismo di genere, riesce a trovare atmosfere d'inquietudine da fine dei giochi (del mondo) temperate da possibilità di salvezza; l'intrattenimento è a portata di mano.
Come inizia bene: il cielo solcato da meteoriti dagli strani colori, tutti a naso all'insù a guardare lo spettacolo e poi la brutta sorpresa. E come prosegue in modo mediocre: una catastrofe immane raccontata senza nerbo, accodandosi a personaggi di rara antipatia oppure insulsi, mal sfruttando l'originalità della minaccia simil-vegetale. La delusione non nasce dalla scarsa fedeltà al romanzo di Wyndham, quanto dallo iato fra le premesse stimolanti e lo svolgimento fiacco, appena attenuato da quell'aria old british che rende gradevolmente vintage altre coeve pellicole dello stesso genere.
E pensare che, da ragazzino, mi piaceva parecchio. Rivisto oggi sembra quello che è: un insulso polpettone che ha poco di fantascienza (e ignora totalmente i territori della distopia apocalittica) incentrandosi quasi esclusivamente sui rapporti fra gli irritanti sopravvissuti. I cosiddetti "mostri", invece (il presumibile piatto forte del film), si riducono a piante d'appartamento con qualche (stanco) frizzo omicida. Mezzo pallino in più in onore al bel tempo andato.
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Anche per me è un cult assoluto,da bambino lo noleggiai da una videoteca almeno 5 o 6 volte,quanto mi era piaciuto.
Ora che finalmente ho acquistato il libro,sono curioso di fare un confronto.
L'unica nota un pochino stonata potrei dire è
SPOILER
il finale positivo,ma vista l'epoca era impensabile un finale negativo,con la vittoria delle piante sulla stupida razza umana.
FINE SPOILER
Comunque uno dei miei film della vita fin da bambino.
Buiomega71 ebbe a dire: Sicuramente uno dei migliori SF del cinema inglese (insieme a Il Villaggio Dei Dannati)
Concordo sul titolo originale ma ho visto recentemente Il Villaggio dei Dannati di Rilla. Personalissima opinione: non c'é minimamente paragone. Inquieta ancora adesso. Quei bambini glaciali con gli occhi al neon in un bianco e nero mozzafiato....
Boh, forse perché amo di più le atmosfere alla dottor Quatermass, tipicamente inglesi.
Scusate, ma sono così critico perché comunque si parla di un film del '63, non del '56. Lo trovo un po' "vecchio" di mentalità, concezione, anche per i suoi tempi.
Due uscite in dvd:
- PULP VIDEO (versione italiana, con titoli di testa in italiano, durata 86')
- SINISTER FILM (versione integrale, durata 94')
in tutte e due le versione il video è sulla sufficienza. Anche nell'edizione Sinister, nonostante sulla cover sia riportata la scritta VERSIONE RESTAURATA, si tratta di un master vecchio con colori tendenti al giallo.
Cosa manca nell'edizione italiana? Ci sono almeno 8 minuti di differenza tra le due versioni...
HomevideoZender • 28/08/15 16:50 Capo scrivano - 48336 interventi
Strano però che la Sinister tiri sti scherzi, di solito i loro master sono quasi sempre notevoli. A sto punto mi pare più interessante il master italiano, vista la rarità con cui si trovano ormai in dvd. Se non fosse per il fatto che dura 8 minuti in meno. Sarei curioso anch'io di sapere cos'han tagliato, da noi.
CuriositàRufus68 • 14/04/17 23:18 Contatti col mondo - 221 interventi
Il film uscì in Italia nella primavera del 1963, ma la traduzione del romanzo di Wyndham risale al 1952 (Urania nr. 3) come "L'orrenda invasione" (il che avrà suggerito parte del titolo ai distributori italiani).
Sulla scia dell'uscita la Mondadori ripubblicò il romanzo nel giugno 1963 (nella bellissima antologia "Universo a sette incognite"). Stranamente la traduzione fu, stavolta, letterale: "Il giorno dei trifidi", una soluzione mai derogata nelle versioni cartacee a venire e che s'imporrà anche nelle edizioni VHS.