Tre episodi legati blandamente dal tema dell'amore extramatrimoniale. Si comincia con LA DOCCIA, in cui Gastone Moschin tradisce la moglie (che ospita in casa il fratello un po' scemo Lando Buzzanca) con una cantantina da quattro soldi. L'amore di Moschin per la docce (meglio se con idromassaggio) è solo un vago pretesto per dare all'episodio un titolo, ma siamo dalle parti della storiella trita e ritrita, sceneggiata alla meno peggio e diretta da Massimo Franciosa senza grinta. Buzzanca ha giusto un breve duetto col protagonista prima di riapparire fugacemente nel finale. Piuttosto spinto - data l'epoca - l'amplesso sotto la doccia tra Moschin e l'amante giovane....Leggi tutto Ancora peggio si va con IL MONDO E' DEI RICCHI, in cui Enzo La Torre, impiegatuccio frustrato che sogna la vicina (la quale sogna invece la Loren di IERI, OGGI, DOMANI riproponendo inevitabilmente il celeberrimo striptease), crede di vincere al Totocalcio e si prende le sue meschine vendette prima di scoprire che si tratta d’uno scherzo di amici. Noiosissimo, sciattamente diretto da Mino Guerrini (Franca Rame è la moglie "intellettuale” del protagonista), è l'episodio peggiore. Ci si rianima un po' con Renato Salvatori marito siciliano in LA MOGLIE SVEDESE. Insieme a quest'ultima (Maria Perschy) torna in isola da Stoccolma - dove vive - e viene accolto a bocca aperta dai parenti: lei è bellissima e scostumata, le sue usanze cozzano clamorosamente con quelle siciliane. Il solito divario culturale, insomma, messo in scena attraverso gag e situazioni ampiamente prevedibili. Però almeno si sorride, la truppa di caratteristi siculi è brava e la regia di Giuliano Montaldo sufficientemente solida. Niente di memorabile, ma rispetto al resto si chiude "in bellezza".
Strano film a episodi, genere percorso da moltissimi registi degli anni '60. Qui gli episodi, seppur nei limiti che potevano esserci a quei tempi, sono imperniati su una vena erotica non riscontrabile in tante pellicole di quegli anni (vedi la doccia a spirale o lo spogliarello a imitazione della Loren). Il primo episodio è alla fine trascurabile (Buzzanca purtroppo appare pochissimo) mentre il secondo è una discreta variazione sul tema della schedina. Dal lotto risalta il terzo, ravvivato da un Salvatori bravissimo. Sufficente.
Tre episodi audaci per l'epoca: non tanto per l'erotismo visivo, che è poca cosa, ma per il contenuto già piuttosto trasgressivo. I gusti sono gusti e io preferisco l'episodio di mezzo, che dovrebbe essere il più debole per la solita strategia della ripartizione. Invece lo trovo divertente, forse per la rivincita dello sciapo impiegato che ha sposato una donna pretenziosa che alla fine "doma" e si fa pure l'amante. Ma sì, mi piace la misoginia di questo episodio. Ecco la mia trasgressione.
Tre episodi un po’ pruriginosi sul purinatesimo italico di quei tempi, intinto in quel tipico ben pensare ipocrita che non si è mai estinto veramente. Le trame sono bislacche, oppure non del tutto rifinite, gli attori invece notevoli, in primis Salvatori e Moschin. L’ultimo racconto riecheggia addirittura Germi, nel dileggiare l’arretratezza culturale del nostro meridione, ma è più uno scimmiottare che altro. Per seratine all’insegna del pigro disimpegno.
Un ingegnere con un cognato parassita accampato in casa, un impiegato succube vittima di un 13 fasullo, e un siciliano che vorrebbe fare l'evoluto ma non ce la fa. Solitamente queste produzioni a più mani hanno episodi con efficacia diseguale, invece in questo caso il tris è livellato, privo di guizzi o spunti particolarmente originali. Tutto è ben confezionato e piacevole, ma con un sapore di già visto. Unici momenti scioccanti: la bellezza fuori scala di Agata Flori, la distruzione (fortunatamente solo simulata) della Maserati 3500 GT Spider, e Renato Salvatori ossigenato.
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MusichePanza • 27/06/14 20:14 Contratto a progetto - 5247 interventi
La sigla del film è la canzone Come tutti gli altri (Bardotti - Enriquez) cantata da Anna Maria Izzo.
CuriositàZender • 29/03/17 18:21 Capo scrivano - 48337 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: