Rassegna estiva: Italian Graffiti d'agosto Commedia nevrotica curiosa, surreal/kitsch, grottesca e surreale, con un idea di partenza anche caruccia, ma che man mano che prosegue nel suo tumultuoso catastrofismo diventa eccessiva e si trasforma in una pagliacciata senza il senso della misura.
Alcune "gag" sono azzeccate (il Mein Kampf dato da leggere a Gassman, che lo rifiuta, dal dottore nazista, la società delle formiche pre
Fase IV che si raggruppano e scrivono IDIOTA al povero Gassman, la parodia degli
Uccelli hitchcockiani in cui Gassman viene bombardato da scagazzamenti-gag poi ripresa anche da Altman ne
Anche gli uccelli uccidono e da Mel Brooks in
Alta tensione-, la protezione animali composta da subumani antropomorfi dalle fattezze animalesche non molto dissimili dal René Auberjonois dell'altmaniano
Anche gli uccelli uccidono-ancora- che verrà tre anni dopo, Gassman che precipita dall'elicottero e finisce dritto dritto nella piscina della vogliosa Emma, con sussegguirsi di occasioni amorose, pappagalli guastafeste e mariti cornuti, l'inquietante annuncio politico televisivo del senatore del grande Claudio Gora, mezzobaffo, che omette le parole e pare anticipare il finale dell'
Ululato, lo spogliarello delle ragazze nell'appartamento sbirciato da Gassman hitchcockianamente-e pre depalmianamente-con il binocolo, rovinato, sul più bello, da una mosca che si piazza sull'obiettivo, l'inizio sui titoli di testa con la partita a tennis e sullo sfondo le prove del crash-test), ma poi Indovina sbraga e il troppo stroppia.
Parafellinate da quattro soldi (la gigantesca scatola della carne Montana che attraversa il fiume, le gigantografie pubblicitarie con il volto di Gassman smontate dagli operai) e un finale prolisso alla
Donna scimmia allo zoo, dove Gassman infila una serie di mimiche facciali e monologhi deliranti poco divertenti, facendo scadere questa farsa del nonsense nella monotonia.
Gassman, poi, eccede, straborda, non si contiene, e diventa sempre più odioso e insopportabile e il suo istrionismo sempre più fastidioso e irritante, tra tic, smorfie e nevrosi paranoiche che hanno il culmine nella distruzione dell'appartamento con fiacche gag da comica finale.
L'accusa alla pubblicità invasiva (per una volta i prodotti reclamizzati sono veri e esistenti e non fittizi), alla televisione e ai media lascia un pò il tempo che trova (ha fatto meglio Petri, due anni prima, con
La decima vittima), le scenografie "futuristiche/pop" parafantascientifiche sono quelle tipiche del cinema di quel periodo, che sfoceranno in film come
Barbarella e le tematiche marcoferreriane restano in superficie, in una serie di sketch ora simpatici, ora mal riusciti, dove l'opera bizzarra di Indovina non riesce bene a amalgamarsi, risultando spesso urlata e nevrastenica, dove il grottesco insistito diventa una coloratissima baracconata che stanca presto.
Al di là della silente vendetta del regno animale, che pare un "natura contro" in embrione (cani, galline, cavalli-nello spot western della Bulova- tori, topi, pappagalli, formiche, api-mai il miele Ambrosoli fu così funesto-, stormi di uccelli, mosche ossessionanti e scimpanzè) non resta poi molto, se non le bellezze femminili (c'è pure qualche tettina di striscio visti i tempi meno restrittivi in fatto di censura) come la Gila Golan vogliosa e la bellissima ragazza inglese che offre a Gassman, pagando, la meravigliosa panoramica delle spogliarelliste in casa.
Inutile il cameo di Carmelo Bene, più simpatico quello di Cecchi Gori e incisivo il piccolo ruolo di Massimo Serato (tra i miei caratteristi preferiti insieme a Franco Fabrizi) nella parte dell'agente di Gassman, che mentre quest'ultimo le parla dei suoi problemi lavorativi, lui si guarda le foto con le donnine nude.
Sciocchina ma orecchiabile la divertente musichetta di Bacalov.