E' l'ultima indagine di un Poirot ormai stanco, ammalato e morente (cosa che provoca un moto di tristezza). Ma il belga, tornato sul luogo del
suo primo caso, non ha perso le sue capacità investigative e deduttive e stavolta dovrà fare i conti con uno strano "assassino". La soluzione
arriva in modo insolito e serve allo spettatore il più incredibile dei colpi di scena, gettando un'ombra di ambiguità sulla figura dell'investigatore
e sulla sua natura. La confezione, come sempre negli ultimi episodi, si attesta su buoni livelli.
Ultimo episodio della serie dedicata al celebre investigatore belga, “parto” letterario di Agatha Christie. Rimarchevole non tanto per la storia (la parte “gialla” non è né particolarmente brillante, né tanto meno verosimile), quanto per la caratterizzazione del personaggio principale, qui al capolinea della propria attività. David Suchet ne dà un’interpretazione raffinata, malinconica e nello stesso tempo determinata a far trionfare la giustizia pur a caro prezzo. Molto curata l’ambientazione della storia. Notevole.
In questo ultimo episodio troviamo Poirot in carrozzina, anziano e malato, che ritorna a Styles Court, là dove tutto era cominciato, e vi ritrova il suo più caro amico Hastings. Sebbene l'episodio parta in sordina, diviene con il passare del tempo sempre più coinvolgente e la soluzione ai due omicidi commessi risulterà assolutamente inaspettata agli occhi dei "fans". Un finale triste, ma notevole.
Degnissima chiusura della serie. Un congedo triste e malinconico ma girato molto bene, che vede ancora una volta insieme Poirot e Hastings sebbene invecchiati e ingrigiti. La trama gialla non è male, ma a coinvolgere sono proprio i due protagonisti: il legame tra loro appare ancora molto forte e il carattere del detective belga mai come ora appare chiaro e ben sfaccettato. Grande interpretazione di Suchet ma anche di Fraser, degni i comprimari. Commovente la seconda parte.
Vecchio e malato, consapevole di essere giunto al termine alla vita, Poirot chiama accanto a sé il fedele Hastings, anche lui piegato dagli eventi, per risolvere quello che si prospetta come il suo ultimo caso... Bellissimo epilogo non tanto per quello che racconta ma per la grande interpretazione di Suchet che, sempre all'altezza del ruolo durante tutta la longeva serie anche negli episodi meno riusciti, al momento dell'addio sa rendere in modo commovente tutta l'umana fragilità del personaggio, con i suoi vezzi e il suo puntiglioso narcisismo, facendocelo amare come un amico caro e perduto.
Vecchio e malato, Poirot torna a Styles Court - il luogo del suo primo caso - in compagnia di Hastings per fermare un assassino diverso da quelli affrontati finora. Il mistero in sé è piuttosto semplice, cosa che permette all'episodio di concentrarsi principalmente sulla figura di Poirot (Suchet è eccellente come sempre), sulla sua amicizia con Hastings (Fraser altrettanto intenso) e sulla fragilità ben nascosta dal suo carattere caparbio e puntiglioso. Nonostante l'inevitabile malinconia, il personaggio e il suo interprete sono indimenticabili.
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Piacendomi molto i gialli di stampo classico e considerando Poirot la migliore creatura letteraria della Christie, ho visto tutti gli episodi delle 13 serie a lui dedicate. Mi sono sembrate discrete con qualche punta verso l'alto ed altre verso il basso. Chiaramente il risultato finale dipende anche dal libro di partenza. I migliori titoli in genere non tradiscono. Ho però notato che nelle ultime serie (specie la tredicesima) la qualità tecnica si è innalzata di parecchio. Parlo di una confezione sicuramente migliore e meno televisiva che altrove. Penso ad esempio a "Assassinio sull'Orient-Express" (che ha una bella fotografia) ma non solo. In ogni caso credo sia indubbio che la riuscita della serie è dovuta, a mio avviso, soprattutto all'ottima prova attoriale di David Suchet che incarna perfettamente l'investigatore belga.
Secondo me sì. Ma è ovvio che è un parere strettamente personale. Lo vedo più calzante anche dal punto di vista fisiognomico. Una scelta davvero azzeccata.
In questo episodio Suchet è davvero al meglio ed esprime tutta la complessità del personaggio anche meglio di Ustinov che ne da una caratterizzazione più brillante....
DiscussioneDaniela • 22/03/16 14:25 Gran Burattinaio - 5929 interventi
Giunta quasi al termine di tutta la visione (per molti casi re-visione) della serie, di cui mi mancano solo due o tre episodi di più difficile reperibilità, posso dire la mia in proposito:
apprezzo molto Ustinov, lo trovo il Poirot più godibile sul grande schermo (anche se la trasposizione migliore in assoluto è quell'Assassinio sull'Orient Express in cui non è protagonista) però - dopo aver appunto visto questa serie in modo meno disordinato di quanto avvenuto in precedenza - non ho ombra di dubbio nell'affermare che è Suchet il "vero" Poirot e non soltanto per una questione fisiognomica.
Daniela ebbe a dire: Giunta quasi al termine di tutta la visione (per molti casi re-visione) della serie, di cui mi mancano solo due o tre episodi di più difficile reperibilità, posso dire la mia in proposito:
apprezzo molto Ustinov, lo trovo il Poirot più godibile sul grande schermo (anche se la trasposizione migliore in assoluto è quell'Assassinio sull'Orient Express in cui non è protagonista) però - dopo aver appunto visto questa serie in modo meno disordinato di quanto avvenuto in precedenza - non ho ombra di dubbio nell'affermare che è Suchet il "vero" Poirot e non soltanto per una questione fisiognomica.
concordo con te, visto che ne sto vedendo anch'io più di un episodio; c'è anche da dire che una serie (per il suo dispiegarsi nel tempo) consente al protagonista di "entrare" più a fondo nel personaggio studiandone le sfumature....