Cocaine shark - Film (2023)

Dopo il successo di COCAINORSO potevano i Polonia Brothers farsi sfuggire l'occasione di accodarsi cambiando semplicemente specie all'animale sostituendola quella per cui sono celebri? Ovviamente no, e così ecco pronto in forse due o tre giorni di riprese l'ennesimo zero budget shark movie il cui impatto sul genere è nullo. Girati in sequenza puntando dichiaratamente al trash, questo tipo di film sono caratterizzati da un approccio amatoriale che ha come target il poveretto che si fa fregare dalla locandina e dal titolo o chi vuol farsi quattro (medestissime) risate con gli amici; ammesso che ci riesca, perché una...Leggi tutto volta scoperte le carte, ciò che segue è del tutto prevedibile.

Ovviamente l'orso cocainomane qui non c'entra nulla né si tenta una blanda parodia: ci si limita a saccheggiare il titolo e a piazzare nella storia la droga, in questo caso chiamata HT25. Un allucinogeno che ti trasporta in incubi dominati da fauci spalancate, pescecani che passano, gente sbranata... D'altra parte è ricavato da ghiandole di squalo e distribuito da un narcotrafficante senza scrupoli chiamato Guarisco (Van Sant), il quale appena entrato offre uno dei suoi spacciatori che tentava il doppio gioco in pasto al suo squalo mutante. L'incrocio di quest'ultimo è realizzato fondendolo a un granchio e generando un ibrido al solito ridicolo che presto verrà messo a girare nel porticciolo nei pressi.

A ricordare l'intera vicenda è Neil (Titus Himmelberger), poliziotto infiltrato che si risveglia senza memoria sul lettino di un ospedale. Si sforza di ricordare e con lui ritorniamo a quattro settimane prima; a quando cioè il nostro eroe viene spedito sulle tracce di Guarisco facendosi assumere senza difficoltà come suo tirapiedi. E' affidato alle cure della bella Persephone (Natalie Himmelberger, nella vita moglie di Titus), con la quale sperimenterà il famigerato HT25 e proverà a sgominare la banda di Guarisco. Come? Basti sapere che c'è di mezzo un'escursione in motoscafo e che il nostro finirà con Persephone su un'isola semideserta, con lo squalo granchio a muoversi agilmente nei boschi dopo aver agito tranquillamente in mare. In realtà poco conta dove si materializzi: resta in ogni caso un rigidissimo mostro alla Harryhausen che a scatti si muove senza modificare mai la scena sulla quale viene sovrapposto.

Chiamarli effetti speciali è un complimento, e ormai s'è capito che ai Polonia (con Mark in regia) nulla importa della verosimiglianza di quel che mostrano. Più si recita male, si evidenzia la povertà degli effetti, si mette in luce una fotografia da filmino delle vacanze, più l'impatto comico ne guadagna (o dovrebbe farlo). Osservare questo mostro verde che addenta e sgranocchia maldestramente il cadavere di una delle sue vittime tra gli alberi può far sorridere, certo, e far rivalutare all'istante l'intera filmografia di registi come Emmerich, ma all'ennesimo tentativo di bieco sfruttamento del filone si rischia pure d'intristirsi. Anche perché le scene con lo squalo in scena sono pochissime e gran parte della durata è occupata da scialbissimi dialoghi contestualizzati in un clima da film che persino in televisione avrebbero qualche remora a produrre.

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